Ciclismo, c'è il Giro d'Italia delle donne. Elisa Balsamo: «Fate largo alle ragazze in bicicletta»

La ciclista Elisa Balsamo
di Gianluca Cordella
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Mercoledì 25 Maggio 2022, 14:51 - Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 10:28

Rialzarsi dopo le sconfitte: la lectio magistralis del ciclismo è a cura della dottoressa Elisa Balsamo.

Che, in attesa di diventare dottoressa in senso letterale – le manca l’esame di Filologia latina per portare a casa la laurea in Lettere – da otto mesi a queste parte impartisce al mondo lezioni di caparbietà e capacità di reazione. Flashback: Elisa è tra le azzurre che rappresentano l’Italia ai Giochi di Tokyo nel ciclismo su pista. Dopo una buona gara nell’inseguimento a squadre, che le azzurre concludono fuori dal podio ma con il nuovo record nazionale, arrivano le “sue” prove: la Madison e l’Omnium. Bene (anzi, male, purtroppo): Elisa cade in entrambe e addio sogni di gloria. «Ma ancora oggi sono convinta che se le Olimpiadi non fossero andate in questo modo non avrei mai vinto i Mondiali». Eccoci al punto: la capacità dei campioni veri di reagire alle delusioni. Dopo Tokyo la Balsamo trionfa in Belgio nella prova iridata su strada, vince un argento e un bronzo ai Mondiali su pista di Roubaix e apre il 2022 con tre vittorie in otto giorni, ancora sull’asfalto: il Trofeo Binda, la Brugge-De Panne e soprattutto la Gand-Wevelgen, classica di riferimento anche al maschile. «L’exploit mondiale mi ha dato grossa consapevolezza – racconta – Sono andata in Belgio convinta di poter vincere una medaglia ma non immaginavo potesse essere d’oro. Di sicuro dopo, con la maglia iridata addosso, è aumentata, e di molto, la fiducia in me stessa. E quando credi tanto nei tuoi mezzi alla fine raggiungi anche obiettivi che credevi irraggiungibili».

Elisa Balsamo bambina già in sella

PRIMAVERA AZZURRA

Consapevolezza che abbonda in questo momento nel ciclismo femminile azzurro che ha dominato la primavera internazionale. Ai successi di Elisa, si sono aggiunti quelli di Marta Cavalli, capace nell’arco di dieci giorni di vincere l’Amstel Gold Race e la Freccia Vallone, e di Elisa Longo Borghini, che dopo il bronzo olimpico, si è tolta finalmente lo sfizio di un successo pesante, facendo risuonare l’Inno di Mameli alla Parigi-Roubaix l’anno dopo Sonny Colbrelli. «Probabilmente è il miglior momento di sempre per il ciclismo femminile azzurro – spiega la campionessa piemontese – Anche perché alle nostre spalle ci sono tante altre ragazze che stanno facendo bene. Il futuro, anche in chiave Nazionale, è interessante. A patto di rimanere tutte con i piedi per terra e di continuare a correre da squadra, da Italia, che è stata sempre la nostra carta vincente». Intanto, adesso, le tre cannibali si presenteranno tutte insieme appassionatamente al via del Giro Donne, in calendario dal 30 giugno al 10 luglio: dieci tappe per oltre mille chilometri di percorso attraverso cinque regioni italiane (Il Messaggero sarà media partner dell’evento). «Sarà molto emozionante anche perché è la mia prima volta al Giro – racconta Elisa – Indossare la Maglia rosa sarebbe un sogno ma non mi faccio molte illusioni, so che per le mie caratteristiche sarà difficile puntare alla classifica generale. Ma la mia squadra, la Trek–Segafredo, ha atlete adatte a ogni percorso, quindi spero di aiutare qualcuna di loro a portare la maglia fino alla fine».

PARI OPPORTUNITÀ

Dato non trascurabile: l’organizzazione, targata Pmg Sport/Starlight, ha deciso di aumentare il montepremi complessivo a 250.000 euro – praticamente quintuplicandolo – di cui 50.000 euro per la vincitrice. «Già molte Classiche primaverili hanno pareggiato i premi tra uomini e donne, ora è arrivato anche questo segnale importantissimo dal Giro – commenta l’azzurra – Per noi è motivo di grande soddisfazione, significa che stiamo trainando la crescita del movimento e questo ci sprona a fare ancora meglio». E, d’altra parte, proprio la squadra di Elisa è stata tra le apripista delle pari opportunità per le atlete: prima ha introdotto la parità dei minimi salariali con la squadra maschile e poi, a febbraio, ha prolungato fino al 2024 il contratto di Lizzie Deignan, una delle proprie stelle, che aveva appena annunciato di saltare la stagione perché in attesa del secondo figlio. «Sono gesti che ti aiutano a vivere lo sport con meno ansie e meno paure. E le prestazioni in gara ne sono poi influenzate positivamente». Talmente positivamente che i risultati delle ragazze ormai hanno superato quelli dei ragazzi, che comunque dalle Olimpiadi in poi si sono fatti valere, eccome. «Per la perfetta parità ci serve solo un pochino di visibilità in più – l’appello dell’iridata della Trek – Negli ultimi due anni sono stati fatti passi in avanti da gigante, le gare sono trasmesse praticamente tutte in diretta e sui media, in generale, abbiamo più spazio. Ma magari con un piccolo sforzo in più. Noi ci mettiamo i risultati». Che alimentano il movimento. «Qualche tempo fa una mamma mi disse che la figlia guardando le mie gare aveva cominciato ad andare in bicicletta. Essere una fonte di ispirazione per i più giovani è una sensazione bellissima», racconta. I giovani che fanno grandi sogni. E i giovani campioni che sogni fanno? «Per quest’anno mi concentro su Giro e Tour. Vincere una tappa mi farebbe felice».

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