Determinate, fantasiose, pronte a farsi strada in un mondo in passato – e in parte ancora oggi – prevalentemente al maschile. Sono tante le donne che hanno lasciato e stanno lasciando, letteralmente, il “segno” nella storia del fumetto italiano e non solo. Così, Tea Bertasi Bonelli, classe 1911, che, al termine della seconda guerra mondiale, per vicissitudini personali e familiari, si ritrovò a improvvisarsi editrice di fumetti. Intuito, cura e “mano” le consentirono di far crescere la casa editrice, fino a renderla un riferimento nel settore. Tra le firme che comparvero sulle sue pubblicazioni, quella di Lina Buffolente, nata nel 1924, prima donna disegnatrice del fumetto italiano, in particolare per il fumetto d’avventura. «“Ma sì, ti lascerò fare i tuoi pupazzetti!”», le aveva detto il fidanzato, poi marito, quando lei pose come condizione per le nozze la possibilità di continuare a lavorare. “La Signora del fumetto”, come è stata poi ribattezzata, debuttò, nel 1941, illustrando albi come L’isola maledetta. Lavorò poi a serie come Buffalo Bill, Liberty Kid e Jane Calamity, Il Piccolo ranger e molto ancora. Amava disegnare scene “da uomini”, secondo i canoni del tempo, compiendo in tal modo, più o meno consapevolmente, una lotta per la parità di genere, anche in carta e inchiostro.
LE PIONIERE
È femminile anche la firma sul primo fumetto noir del nostro Paese. Sono Angela e Luciana Giussani, nate rispettivamente nel 1922 e nel 1928, a dare vita a Diabolik, personaggio e, di fatto, fenomeno, che ha rivoluzionato l’idea del fumetto in Italia, portando in primo piano, come protagonista, il “cattivo”. Un’intuizione che ha fatto scuola. E soprattutto, una creazione ben viva ancora oggi, con le figure di Diabolik e della sua compagna Eva Kant che hanno conquistato anche il cinema. L’elenco di nomi femminili continua nel tempo, attraversando decenni e interessando vari personaggi divenuti iconici. Elisa Penna, nata negli anni Trenta, è celebrata per il ruolo nella creazione di Paperinik, che, proprio sull’onda del successo di Diabolik, uscito nel 1962, regala una nuova anima – e doppia vita – a Paperino. È proprio su suggerimento di Elisa Penna a Guido Martina, che crea il personaggio con Giovan Battista Carpi, che l’8 giugno 1969, su Topolino fa la sua comparsa, per la prima volta, Paperino “supereroe”.
I RUOLI
Perché consuetudine e sondaggi vogliono che sia facile per una bambina riconoscersi in un personaggio maschile, molto più difficile il contrario. E allora, largo a nuove “tradizioni”. Nicoletta Baldari, che lavora con Disney e Marvel, ha ripensato al femminile la figura del cacciatore di Cappuccetto Rosso, per il manifesto dell’edizione 2023 di Arf! il Festival del Fumetto di Roma. Tra le grandi fumettiste, anche Paola Barbato, Katja Centomo, Giada Perissinotto. Ancora, Teresa Radice, Vanna Vinci, Elena Casagrande, Rita Petruccioli. E si potrebbe proseguire a lungo. Firma dopo firma, personaggio su personaggio, infatti, lo spazio per disegnatrici, fumettiste, illustratrici si è fatto progressivamente sempre più ampio. Le figure femminili, decisamente rare nel mondo del fumetto nel dopoguerra, oggi sono fortemente presenti. E anche le storie e le narrazioni sono cambiate, grazie a nuovi punti di vista. Il “segno maschile”, però, per lungo tempo, è rimasta la nota per cui molte autrici venivano lodate. Uno stereotipo trasformato in complimento e reso “gabbia”, poi scardinato ad arte, con fatica, impegno e talento.
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