Da Diabolik a Lucrezia, le fumettiste lasciano il segno

Le sorelle Giussani, Elisa Penna, Silvia Ziche e le altre: passa anche dalla strisce la lotta agli stereotitpi

Le sorelle Giussani
di Valeria Arnaldi
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Mercoledì 24 Maggio 2023, 12:38 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 16:16

Determinate, fantasiose, pronte a farsi strada in un mondo in passato – e in parte ancora oggi – prevalentemente al maschile. Sono tante le donne che hanno lasciato e stanno lasciando, letteralmente, il “segno” nella storia del fumetto italiano e non solo. Così, Tea Bertasi Bonelli, classe 1911, che, al termine della seconda guerra mondiale, per vicissitudini personali e familiari, si ritrovò a improvvisarsi editrice di fumetti. Intuito, cura e “mano” le consentirono di far crescere la casa editrice, fino a renderla un riferimento nel settore. Tra le firme che comparvero sulle sue pubblicazioni, quella di Lina Buffolente, nata nel 1924, prima donna disegnatrice del fumetto italiano, in particolare per il fumetto d’avventura. «“Ma sì, ti lascerò fare i tuoi pupazzetti!”», le aveva detto il fidanzato, poi marito, quando lei pose come condizione per le nozze la possibilità di continuare a lavorare. “La Signora del fumetto”, come è stata poi ribattezzata, debuttò, nel 1941, illustrando albi come L’isola maledetta. Lavorò poi a serie come Buffalo Bill, Liberty Kid e Jane Calamity, Il Piccolo ranger e molto ancora. Amava disegnare scene “da uomini”, secondo i canoni del tempo, compiendo in tal modo, più o meno consapevolmente, una lotta per la parità di genere, anche in carta e inchiostro.

LE PIONIERE

È femminile anche la firma sul primo fumetto noir del nostro Paese. Sono Angela e Luciana Giussani, nate rispettivamente nel 1922 e nel 1928, a dare vita a Diabolik, personaggio e, di fatto, fenomeno, che ha rivoluzionato l’idea del fumetto in Italia, portando in primo piano, come protagonista, il “cattivo”. Un’intuizione che ha fatto scuola. E soprattutto, una creazione ben viva ancora oggi, con le figure di Diabolik e della sua compagna Eva Kant che hanno conquistato anche il cinema. L’elenco di nomi femminili continua nel tempo, attraversando decenni e interessando vari personaggi divenuti iconici. Elisa Penna, nata negli anni Trenta, è celebrata per il ruolo nella creazione di Paperinik, che, proprio sull’onda del successo di Diabolik, uscito nel 1962, regala una nuova anima – e doppia vita – a Paperino. È proprio su suggerimento di Elisa Penna a Guido Martina, che crea il personaggio con Giovan Battista Carpi, che l’8 giugno 1969, su Topolino fa la sua comparsa, per la prima volta, Paperino “supereroe”.

Grazia Nidasio è la mamma di Valentina Mela Verde e Stefi, simboli per più generazioni. Martina è uno dei personaggi più noti di Laura Scarpa. Silvia Ziche ha conquistato il grande pubblico con i suoi lavori per Topolino ma non solo, affascina anche con le sue storie di Lucrezia, casalinga disperata e lavoratrice frustrata. Uno sguardo differente sulla narrazione, che ha saputo fare “avventura” della quotidianità, dando spazio alle ansie moderne. Sara Pichelli, disegnatrice Marvel, insieme a Brian Bendis, ha creato il personaggio di Miles Morales, primo afroamericano a indossare la tuta di Spider-Man, introdotto in sostituzione di Peter Parker dopo La morte di Spider-Man. La firma di Barbara Canepa è invece, sul successo internazionale delle W.i.t.c.h e su Monster Allergy. Arianna Rea, disegnatrice Disney, lo è anche per Rocky Mozart, storia di una ragazzina che studia pianoforte e pratica pugilato. Obiettivo, abbattere gli stereotipi. D’altronde, lo ha fatto anche, come autrice del manifesto della ventisettesima edizione di Romics, nel 2021, quando, ha eletto come protagonista una ragazza, moderna Alice, sullo skate, alla ricerca del Bianconiglio, con l’intento di «sollecitare tutti a identificarsi con quel personaggio», ragazzi e ragazze, uomini e donne.

I RUOLI

Perché consuetudine e sondaggi vogliono che sia facile per una bambina riconoscersi in un personaggio maschile, molto più difficile il contrario. E allora, largo a nuove “tradizioni”. Nicoletta Baldari, che lavora con Disney e Marvel, ha ripensato al femminile la figura del cacciatore di Cappuccetto Rosso, per il manifesto dell’edizione 2023 di Arf! il Festival del Fumetto di Roma. Tra le grandi fumettiste, anche Paola Barbato, Katja Centomo, Giada Perissinotto. Ancora, Teresa Radice, Vanna Vinci, Elena Casagrande, Rita Petruccioli. E si potrebbe proseguire a lungo. Firma dopo firma, personaggio su personaggio, infatti, lo spazio per disegnatrici, fumettiste, illustratrici si è fatto progressivamente sempre più ampio. Le figure femminili, decisamente rare nel mondo del fumetto nel dopoguerra, oggi sono fortemente presenti. E anche le storie e le narrazioni sono cambiate, grazie a nuovi punti di vista. Il “segno maschile”, però, per lungo tempo, è rimasta la nota per cui molte autrici venivano lodate. Uno stereotipo trasformato in complimento e reso “gabbia”, poi scardinato ad arte, con fatica, impegno e talento.

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