Che fatica, ma vale la pena. Che stress, ma per una buona causa. Quella delle donne? No, la causa dei falsi femministi. Sono una categoria variegata e dilagante. Popolata di maschi che giocano a stare dalle parte delle donne, per neutralizzarle meglio e conquistarne di più. Chi dev’essere capo del governo? Una donna, ovvio! A chi spetta il Quirinale? A una donna, finalmente! E gli altri posti che contano? Io sono per il pink power, dice il tipico maschio che si autodipinge pubblicamente in rosa. Ma appena volta la testa, ritorna quello che: uffa, queste donne... Insomma, c’è il franco dominator e il subdolo amico dell’altro sesso detto anche, romanescamente, “il sorcio”. Maschilista anche lui - o meglio insofferente alla parità di genere - ma guai darlo a vedere. Anzi sempre pronto a proclamare: che donne, le donne! Anche se continuano a immaginarle più che altro come prede.
IL POST GIOVANE
Tra le tipologie di questa simpatica razza c’è quella del post-giovane sulla quarantina, progressista e politicamente corretto, ben piazzato in società magari con un incarico pubblico di prestigio (ne ho in mente uno, in particolare), che esercita professionalmente il suo mestiere di amico delle donne - Ahhh, quanto sono più sensibili di noi... Ohhh, come sanno esercitare il potere in maniera più equilibrata di noialtri ometti al crepuscolo... - e poi però fuori dai riflettori e dai salotti sono i soliti Maschi Alfa. Vivono di diseguaglianze, godono delle diseguaglianze, e amano amare e farsi amare per quello che sono. Il politicamente corretto che veste e copre questo tipo di amico delle donne è un mantello così posticcio che stenta a trarre in inganno l’altro sesso, almeno nel caso in cui si sa guardare sotto le false apparenze, ma ci prova lo stesso.
FINZIONI
Se si è un politico importante, poi, questo doppiopesismo è d’obbligo, questa doppia faccia tra pubblico e privato è necessaria perché giova sia di là che di qua. Ma gratta gratta, tra l’amico delle donne e il solito macho alla fine nella realtà prevale di gran lunga il secondo. Perché è più facile essere quel che si è, piuttosto che fingere faticosamente in un format che è solo di comodo e di moda. Non sarebbe però più utile uscire dalle finzioni del politicamente corretto, per parlarsi apertamente tra uomini e donne? Magari in una modalità, cartesiana, del tipo: io sono io e non provo a immedesimarmi in te, tu sei tu e cerchiamo di convivere al meglio e ognuno nel rispetto della propria identità senza pasticci e bluff. E invece, no, il femminismo maschilista - quello che si riempie la bocca di Virginia Wolf e di Hannah Arendt e si sdilinquisce per il #MeToo (ed è sempre lo stesso personaggio che ho in mente) - è la nuova frontiera della vecchia seduzione. Un po’ piacione, un po’ provolone.
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