Basket, la denucia di Bestagno e Keys: «La parità non va a canestro, lottiamo per il professionismo »

Le giocatrici cardini delle nazionale femminile di basket a Tel Aviv per gli Europei: obiettivo Olimpiadi

luca bonaccorsi
di Alessandra Spinelli
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Mercoledì 24 Maggio 2023, 14:23 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 07:42

Lo dicono così, quasi in coro, «C’è un detto: se ti senti bene, giochi bene».

E loro evidentemente si sentono bene tanto da essere i cardini della Nazionale femminile di basket attesa agli Europei di Tel Aviv dal 15 giugno. Una è la capitana, Martina Bestagno, di Sanremo, 33 anni, 189 centimetri, una carriera sul parquet da pivot, laurea in Lettere e master in Sport management, capelli neri, sguardo di velluto ma grinta da vendere. L’altra è Jasmine Keys, vicentina, 25 anni, 1,91 d’altezza, laurea in Psicologia Clinica e Riabilitazione, un ruolo da folletto nel quintetto base, un sorriso contagioso e capelli afro da invidiare. Insieme hanno conquistato nella Famila Schio lo scudetto, la Coppa Italia e il bronzo in Eurolega. Sono atleticamente forti, empatiche e autoironiche. E, tuta azzurra d’ordinanza, portano avanti una battaglia comune, il riconoscimento dei diritti nel basket femminile.

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L’OBIETTIVO

«La discriminazione rispetto ai maschi è pazzesca – attacca Martina, da vera Leone nata il 14 agosto – A cominciare dal riconoscimento giuridico del professionismo, forse a luglio qualcosa si muoverà, dagli stipendi al fondo maternità. Il contratto è assurdo. Se vengo arrestata o resto incinta è lo stesso. Per questo ho scelto di congelare gli ovuli, per il futuro, perché se si arriva alla fine dei giochi bisogna affidarsi alla scienza. Il nostro è un lavoro, oltre che un grandissimo privilegio, ma questo non significa che non possiamo chiedere di più. E chi meglio di noi può parlare per un salto di qualità di tutto il movimento?». Chissà che effetto avranno queste parole, visto che una loro collega è stata sommersa da insulti solo per aver protestato per le date troppo ravvicinate di campionato? Jasmine sorride. «C’è molta disinformazione, anche a livello sportivo generale. Per esempio sul ciclo, è tanto invalidante, per i dolori alcune si devono mettere la pancera. È calcolato negli allenamenti? No». Si definiscono «Le cugine sfigate della pallavolo». «Loro sono bellissime e vincenti. Siamo consapevoli – sottolinea Martina, un’apparizione a "I soliti ignoti" con Amadeus dove le hanno attribuito il lavoro di portalettere – che il traino vero sono le vittorie in nazionale. Solo a quel punto i media cominciano a cercarti davvero e le partite vanno in tv in chiaro e non su qualche piattaforma che non si vede. E dire che al Paladozza contro la Virtus Bologna, gara uno dei playoff, c’erano più di 5.700 spettatori».

IL RICAMBIO

L’obiettivo è convincere bambine e ragazze che giocare a basket è bello. «Non solo – spiega Jasmine, padre ex Nba assente, e piglio preso da Mamix ovvero mamma Stefania che l’ha letteralmente spinta a vincere pigrizia e sfide – È soprattutto intelligente, poi stringi amicizie per la vita. Ma insomma una fa lo sport che la fa stare bene». E dire che non è stato per nulla facile per le due, bersagliate dai luoghi comuni del tipo “no, non è per te, lascia stare, non è per donne”. «Va beh, io da piccola ero la classica secca con un enorme testa di capelli – racconta Jasmine, passione sfegatata per i videogame e social, con il suo nickname @Barrettaspecialkeys e più di 350mila follower su Tiktok – sempre in panchina, giocavo al campetto coi maschi, uno una volta mi ha offeso e gli ho dato un cazzotto e basta così». «I miei giocavano tutti e due e pure mia sorella ma se non ci fosse stata mia cugina Elena – s’intromette Martina, diverse stagioni all’estero alle spalle, e vero amore per i cartoni Disney tra cui primeggia Il re leone come ha raccontato a LBF OPen Mic – Almeno lei mi passava la palla»

IL MURO

E poi c’è l’eterno muro quasi invalicabile: la diceria persistente che le partite delle femmine non si possono vedere. «Oddio, persino degli addetti ai lavori continuano a dire questa scemenza – si fanno eco l’una con l’altra – non c’è la fisicità, non ci sono schiacciate a due mani, ma c’è tecnica, tattica e si vedono di più le singole caratteristiche. I campioni della maschile sono i nostri primi supporter. Forse dovremmo renderci un po’ più interessanti, essere più sfacciate, creare più personaggi... Ma lo sport maschile è saturo e lo dimostra il calcio femminile...». Altro che personaggi, le dottoresse Bestagno, sui social @martybest, e Keys sanno bene quello che vogliono. «Il mio motto – aveva detto Jasmine in una recente intervista a Basketrosa – è vivi e lascia vivere, ma non mi dispiace nemmeno Bob Marley quando dice “Non aver paura del domani, perché in fondo oggi è il giorno che ti faceva paura ieri”».

Ma intanto con l’obiettivo di superare i quarti di finali – «È la nostra bestia nera anche se davanti abbiamo la squadra di Pizzighettoni» ammette Martina – e di acchiappare la qualificazione alle Olimpiadi a Tel Aviv, meglio sfoderare gli artigli. Come le lunghe unghie i Jasmine ognuna di un colore diverso: «Beh, perché non avete mai visto Marty cosa fa in pullman, si mette quelle maschere in tessuto tremende». «Sì, ho una beauty routine molto solida compresa quella per i capelli». Per non parlare di pesi e stretching. D’altra parte lo hanno detto subito, in coro: «Se ti senti bene, giochi bene».

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