Violenza sessuale, la sentenza: spese legali pagate a tutte le vittime senza distinzione di reddito

Violenza sessuale, la sentenza: spese legali pagate a tutte le vittime senza distinzione di reddito
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 13 Gennaio 2021, 07:36 - Ultimo aggiornamento: 11:32

Anche le persone considerate abbienti hanno diritto al patrocinio a spese dello Stato quando siano vittime di reati sessuali, come la violenza di gruppo o gli abusi sui minori. A stabilirlo è stata una sentenza della Corte costituzionale, che ha ritenuto non fondata una questione di illegittimità sollevata dal gip del tribunale di Tivoli. Si tratta, in particolare, dell'articolo 4-ter del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia che prevede proprio l'automatica ammissione al patrocinio gratuito della persona offesa dai reati contro la libertà sessuale «anche in deroga ai limiti di reddito previsti dal presente decreto», cioè 10.628,16 euro.
La sentenza, che risale al 3 dicembre scorso, è stata pubblicata l'11 gennaio 2021 e si tratta della prima dell'anno. La norma certificata come legittima dalla Consulta, secondo l'interpretazione della Cassazione, dispone l'ammissione automatica - a prescindere dai limiti di reddito - al patrocinio gratuito delle persone offese dai reati che ledono la libertà sessuale.

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LA RATIO
La Corte spiega anche che «è evidente che la ratio della disciplina in esame è rinvenibile in una precisa scelta di indirizzo politico-criminale che ha l'obiettivo di offrire un concreto sostegno alla persona offesa, la cui vulnerabilità è accentuata dalla particolare natura dei reati di cui è vittima, e a incoraggiarla a denunciare e a partecipare attivamente al percorso di emersione della verità. Valutazione che appare del tutto ragionevole e frutto di un non arbitrario esercizio della propria discrezionalità da parte del legislatore». Negli ultimi anni infatti il legislatore ha prestato maggiore attenzione ai reati di natura sessuale perpetrati in danno di donne e bambini. La previsione del patrocinio gratuito in favore delle vittime rientra infatti nel più ampio disegno di fornire alle stesse un maggior supporto per incoraggiarle a denunciare, favorendo in questo modo l'emersione e l'accertamento di questi illeciti penali.


IL DECRETO
Spiega ancora la Consulta che «va aggiunta la considerazione che nel nostro ordinamento sono presenti altre ipotesi in cui il legislatore ha previsto l'ammissione a tale beneficio a prescindere dalla situazione di non abbienza». La sentenza cita anche il decreto-legge del 23 febbraio 2009, n. 11 sul contrasto alla violenza sessuale e allo stalking nella parte in cui si richiama «la straordinaria necessità e urgenza di introdurre misure per assicurare una maggiore tutela della sicurezza della collettività, a fronte dell'allarmante crescita degli episodi collegati alla violenza sessuale, attraverso un sistema di norme finalizzate al contrasto di tali fenomeni e a una più concreta tutela delle vittime dei suddetti reati».
«È una sentenza importante - è il commento della senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della commissione Femminicidio - perché si tratta di un sostegno concreto, non solo materiale ma anche psicologico, per chi denuncia. Passa il messaggio che lo Stato è dalla parte di queste bambine, ragazze e donne abusate in vario modo. Anche le motivazioni della sentenza chiariscono che la ratio della legge - prosegue Valente - finalizzata appunto a incoraggiare la vittima che si trova in particolare stato di vulnerabilità, a intraprendere un percorso di denuncia e di uscita dalla violenza, è del tutto ragionevole e non può essere sottoposta a discrezionalità. È stato compiuto un ulteriore passo in avanti perché le donne non si sentano sole e siano incentivate a denunciare».


DATI PREOCCUPANTI
Basti pensare che solo nel 2020, l'anno in cui è stata approvata la legge per la lotta alla violenza di genere, sono stati circa 100 i femminicidi, concentrati in particolare nei mesi del lockdown a causa delle misure restrittive. Un periodo buio che ha fatto registrare anche un'impennata delle chiamate al 1522, il numero contro la violenza e lo stalking, fino al 73% in più rispetto al 2019.

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