Tumore, ora le donne si ammalano di più: nel 2020 seimila casi femminili

Tumore, ora le donne si ammalano di più: nel 2020 seimila casi femminili
di Barbara Carbone
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Mercoledì 3 Febbraio 2021, 07:38 - Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 06:36

Il cancro, se preso in tempo, può essere sconfitto. La prevenzione resta l'arma più efficace per combatterlo. È proprio grazie alla maggiore adesione ai programmi di screening se, negli ultimi dieci anni, è notevolmente cresciuto il numero di donne e uomini che sopravvivono alla diagnosi di tumore così come è aumentato il tasso di guarigioni. In Italia sono oltre tre milioni, persone tornate ad avere la stessa aspettativa di vita di chi non ha mai avuto una diagnosi di cancro.
In occasione della Giornata Mondiale contro il Cancro che sarà domani 4 febbraio a preoccupare gli esperti sono i numeri delle nuove diagnosi, cifre destinate a lievitare. È innegabile come da marzo 2020, l'arrivo della pandemia Covid-19 abbia rallentato l'assistenza ai pazienti oncologici. I tumori, però, non vanno in quarantena. Si stimano circa 6 mila casi in più rispetto al 2019, a carico delle donne.


IL LIBRO
Lo dicono i dati del decimo censimento ufficiale realizzato dall'Associazione italiana di oncologia medica insieme all'Associazione italiana registri tumori, la Società italiana di anatomia patologica e citologia diagnostica, la Fondazione Aiom, Progressi delle Aziende sanitarie per la salute in Italia) raccolti nel volume I numeri del cancro in Italia 2020. Quest'anno, nel nostro Paese, sono previste 377.000 nuove diagnosi di cancro, 195.000 negli uomini e 182.000 nelle donne, circa 6.000 casi in più rispetto allo scorso anno, a carico delle donne. È ancora presto per capire quanto la pandemia avrà inciso sulla mortalità da tumore. La crisi sanitaria rischia comunque di far tornare indietro la cura contro il cancro di 20 anni, avverte Francesco Cognetti, presidente Fondazione Insieme contro il Cancro. «Fino a un anno fa avevamo tanti motivi per essere ottimisti. Grazie agli screening oncologici e all'eccellenza delle cure, oggi 3 milioni e 600 mila italiani vivono dopo una diagnosi di tumore con un aumento del 37% rispetto a dieci anni fa - spiega Cognetti - il tasso di guarigione è di circa il 40% nei maschi e supera il 52% nelle donne. Da marzo ad oggi si registra un aumento della mortalità. Le ripercussioni non si vedranno prima di uno o due anni ma già rileviamo molte diagnosi tardive». Di tutte le donne che ogni anno si ammalano di tumore al seno (54 mila in Italia) solo il 20% di quelle con tumore sensibile agli ormoni trae reali benefici dalla chemio post operatoria, mentre per il restante 80% questa non sarebbe necessaria. Il problema è identificare tali pazienti con precisione: oggi è possibile grazie ai test genomici, che eviterebbero chemio inutili. La Legge di Bilancio 2021 ha previsto un fondo da 20 milioni di euro per garantirli gratuitamente in tutta Italia, ma mancano i decreti attuativi da parte del ministero della Salute. Ad oggi i test sono rimborsabili solo in Lombardia, Toscana e Provincia autonoma di Bolzano. «Una inaccettabile discriminazione - aggiunge Cognetti - questi soldi vanno sbloccati. Per garantire subito l'accesso ai test».

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LA VULNERABILITÀ
I numeri sono di nuovo in salita. Il più diagnosticato è il carcinoma della mammella (54.976, pari al 14,6% di tutte le nuove diagnosi), seguito dal colon-retto (43.702), polmone (40.882), prostata (36.074) e vescica (25.492). Tra le donne continua la preoccupante crescita del carcinoma del polmone (+3,4% annuo) mentre si registra un netto calo del tumore del colon retto in entrambi i sessi. C'è poi il nodo vaccini. Da mesi gli oncologi chiedono al governo di dare la priorità, nel piano di vaccinazione anti-Covid, ai pazienti oncologici in quanto più vulnerabili.
«L'infezione da coronavirus può rappresentare un fattore di rischio per le decine di migliaia di donne che in Italia sono in cura per un tumore al seno», avverte Rosanna D'Antona, Presidente del Movimento Europa Donna Italia . «Il tempo è scaduto. Bisogna vaccinare tutti i pazienti fragili» insistono gli esperti della ConFederazione degli oncologi, cardiologi e ematologi. Anche Roberto Orecchia, direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia di Milano sottolinea come questi malati siano più esposti al rischio di infezione, per curarsi sono obbligati ad andare negli ospedali.
Non accennano, inoltre, a diminuire neanche i viaggi della speranza. Quasi il 10% dei ricoveri per tumore è effettuato in mobilità sanitaria. Dal Sud si migra verso il Nord dove il 60% dei posti letto è destinato a pazienti extra- regionali. Una migrazione sanitaria fotografata da uno studio del Centro per la Ricerca economica applicata in sanità coordinato da Salute Donna Onlus.

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