Francesca e Giulia, artigiane dell'inchiostro: «Nel nostro laboratorio stampiamo come una volta, con caratteri mobili»

Francesca e Giulia, artigiane dell'inchiostro: «Nel nostro laboratorio stampiamo come una volta, con caratteri mobili»
di Diletta Parlangeli
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Domenica 7 Marzo 2021, 19:48

C'è una porticina verde in legno e vetro, che sembra di stare a Parigi e invece no, sei in una strada chiusa che salva dal traffico arrabbiato di Roma. «Laboratorio di stampa con caratteri mobili». Dai, fate sul serio? Nel 2021? Sì. Francesca e Giulia fanno molto sul serio. Qui non si stampano libri, né prodotti commerciali in serie. Non è una tipografia per come la immaginiamo, ma un posto dove, con i macchinari della stampa a caratteri mobili (esatto, le lettere prese una per una e posizionate sui torchi), si realizzano oggetti personalizzati. Dai poster agli inviti, dai quadri ai gioielli.


BETTER PRESS
Better Press, questo il nome del loro laboratorio, è il centro di una rivoluzione. Una rivoluzione contro il tempo veloce dello scatta-edita-posta-commenta, contro quello della cosiddetta fuga di cervelli, contro lo stereotipo delle donne nella seconda linea dell'imprenditoria e del rischio di mercato. Quella porta verde è un varco spazio-temporale, meglio fare ordine: nel 2012 Francesca Colonia (classe 1983) si stanca di fare su e giù da Berlino per la Letter Press, cioè la stampa che si fa raccogliendo interi alfabeti di legno e piombo (lettera per lettera, tipologia di carattere per tipologia di carattere) da imprimere poi su ogni tipo immaginabile di materiale, non solo la carta.
VIAGGI
Ogni volta che Francesca ha un'idea va in Germania, realizza, e ritorna col bottino. Forse è ora di avviare un progetto del genere in Italia. Compra all'asta, a scatola chiusa, una vecchia macelleria abbandonata da ormai vent'anni. Ne conserva alcune aree intatte, perché il marmo dei piani risulta ottimale anche per inchiostrare. Dopo poco incontra una vecchia conoscenza, Giulia Nicolai. Forte dei suoi studi in Filologia e delle ricerche sulla tradizione dei testi stampati che continua a portare avanti, è l'altra metà perfetta. È la mente, l'analisi che completa l'irruenza artistica.
LA COPPIA
Fatta la coppia, servivano le macchine e i caratteri, da recuperare chissà dove, tra città e provincia. «Erano vere e proprie battute di caccia archeologiche», raccontano le due. I macchinari si trovavano in capannoni abbandonati o dietro insegne impolverate di vecchi timbri e targhe, a cui loro bussavano senza remore. «Ma che ci dovete fare? Non è mai stato un lavoro da donne», rispondevano quelli che conservavano un comparto spazzato via dal digitale. Lo stesso valeva per gli alfabeti in piombo, che le due si contendevano con i trovatori di materiale da fondere per farci esche da pesca: «Li abbiamo così sensibilizzati, che spesso erano loro a chiamarci per dirci che c'era un carattere troppo bello», sorridono.Le rivoluzioni si fanno così, un passo alla volta. Adesso nel laboratorio, ogni macchina ha un nome: Big Secret, che poi sarebbe una Saroglia, da Pomezia. Nonna Papera, degli Anni '40, per la stampa a secco. Ambrosia, rimasta per anni in un retrobottega e costata molto corteggiamento. Simone, il cui destino ultima era un ferrovecchio.
FUTURO
Come sopravvive, nel 2021, un laboratorio del genere? Francesca e Giulia hanno dovuto mettere un cartello fuori con il giorno di visita, il martedì, perché la curiosità delle persone era tale da interrompere il lavoro quotidiano. Al fianco dell'ideazione, progettazione e realizzazione di stampe manuali di manifesti artistici, biglietti da visita, partecipazioni e stampe personalizzate su richiesta, organizzano corsi e workshop. Sono quelli che, almeno prima della pandemia, tenevano in piedi il tutto, con il ritmo di almeno uno a settimana. Hanno collaborazioni con l'Accademia di Belle Arti, la School of Visual Art di New York a Roma e la Temple University. Pensano di ingrandirsi, perché tutto questo armamentario di cose che vanno toccate, odorate, impiastricciate di inchiostro, piace. Un bel paradosso, ora che tutto è immateriale, quanto meno nella forma.
 

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