"Zoom fatigue": lo stress da videochiamate colpisce di più le donne

"Zoom fatigue": lo stress da videochiamate colpisce di più le donne
di Sonia Montegiove
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 28 Aprile 2021, 22:35

Fare riunioni a distanza stanca, tanto che lo stress da videoconferenze è stato battezzato con un nome, "Zoom fatigue", ed è stato analizzato per arrivare alla conclusione che questo colpisce molto di più le donne che gli uomini. A confermarlo una ricerca guidata da Géraldine Fauville presso l'Università di Göteborg, che ha coinvolto circa 10.500 persone e messo in evidenza quanto lo stress da smart working non sia solo legato alla difficoltà di disconnessione, ma anche alla necessità di stare spesso in “videochiamata”.

“Il fatto che le donne sentano un impatto più forte della Zoom fatigue rispetto agli uomini è legato al tempo trascorso nelle video call e alla riduzione della pause” - commenta Monica Bormetti, psicologa del lavoro e fondatrice del progetto Smartbreak.it che indaga circa il costo delle distrazioni digitali sulla produttività e sul benessere di chi lavora e studia. “Le cause di questi due fattori possono essere molteplici: il tipo di mansione che le donne svolgono rispetto agli uomini, il ruolo che ricoprono, la tendenza a curare i dettagli, la propensione per la relazione e non solo il contenuto della riunione o molto altro”.

Quali i fattori di stress delle riunioni online?

Cinque sono i fattori individuati dalla ricerca sullo Zoom fatigue pubblicata nei giorni scorsi. Tra i primi rilevati quello legato al doversi costantemente osservare allo specchio nel corso della conference call. L'esposizione a specchi digitali (come quella a specchi fisici), infatti, può aumentare l'attenzione che si focalizza su se stessi e può portare a emozioni negative, tra cui ansia e depressione.

Altro meccanismo che porterebbe a un eccesso di stanchezza da riunioni online è la sensazione di essere fisicamente intrappolati a causa della necessità di rimanere nel campo visivo della telecamera. Nelle riunioni in presenza, infatti, le persone hanno l’opportunità di camminare, muoversi, assentarsi per qualche istante, mentre nelle occasioni online tutto questo sembra essere impossibile.

Terzo fattore analizzato dalla ricerca la percezione avvertita da lavoratori e lavoratrici in call di avere costantemente gli occhi delle persone nel proprio campo visivo. In pratica è come se si avvertisse la sensazione che tutti si stiano guardando a vicenda, indipendentemente da chi sta parlando e questo provoca eccitazione e ansia.

Gli ultimi due meccanismi sono legati all'aumento del carico cognitivo della gestione della comunicazione digitale non verbale. Da un lato ci si deve, infatti, concentrare per esprimere in modo verbale ciò che non si può pronunciare per non disturbare la riunione, come per esempio annuire con la testa per annuire e dimostrare attenzione a ciò di cui si discute; dall’altro ci si deve sforzare per interpretare i segnali non verbali di altre persone che possono essere distorti dal posizionamento della videocamera che inquadra l’interlocutore.

Le donne più sotto stress, anche su Zoom

Tutti i meccanismi non verbali analizzati nella ricerca dell'Università di Göteborg mostrano come le donne siano bersagli facile dello Zoom fatigue, a prescindere che la piattaforma usata per chiamarsi sia o meno la ben nota americana che ha dato il nome al disturbo. Le lavoratrici, infatti, non solo possono essere più colpite dall'ansia da specchio rispetto agli uomini, ma tendono solitamente a mostrare più espressioni facciali, come il sorridere di più, proprio perché hanno consapevolezza di essere osservate nel corso delle call. Ognuno degli effetti collaterali delle riunioni a distanza aumenta il carico cognitivo molto più per le donne che per gli uomini.

Quanto con lo Zoom fatigué occorrerà fare i conti?

Se pensiamo a quanto lo smart working e nuove modalità ti interazione e comunicazione con altri si siano diffusi, è chiaro che le donne dovranno fare i conti anche con l’affaticamento da riunione online. Problema che si associa ai tanto altri sottolineati dal Global Gender Gap Report 2021 circa gli effetti della pandemia, a seguito della quale si sono intensificate le disuguaglianze di genere preesistenti in materia di occupazione, produttività, assistenza all'infanzia e salute mentale.

Come salvarsi dalla fatica da call?

«Per gestire meglio la nostra Zoom fatigue possiamo agire su due livelli: la preparazione e la partecipazione al meeting” - consiglia Monica Bormetti. “Alcuni suggerimenti sulla preparazione: per cercare di diminuire il tempo delle video call prima di tutto è importante preparare bene la riunione, evidenziando un obiettivo chiaro, un basso numero di partecipanti (l'ideale è massimo 7) e l'invio di un ordine del giorno definito in cui sia chiaro per ognuno in che modo dovrà o potrà contribuire ai singoli punti. Per quanto riguarda la partecipazione, invece, due gli aspetti su cui agire. Il primo è aumentare la propria presenza mentale che è strettamente legata al nostro corpo. Passare le ore tra una video call e l'altra sempre seduti sulla stessa sedia crea un affaticamento mentale legato anche alla sedentarietà. Quindi si possono fare stand up meeting mettendo il computer su un supporto sulla scrivania in modo da poter stare in piedi. Questo attiva corpo e quindi mente aiutando l'efficacia delle riunioni. Il secondo consiglio nella partecipazione alle video call è essere il più chiari possibili nelle proprie comunicazioni al fine di agevolare la comprensione per le altre persone. Alcuni esempi cosa significhi essere chiari nel pratico: avere un buon tono di voce con microfono che si senta bene, curare una buona illuminazione del volto mentre si parla, nominare i vari passaggi della riunione in modo da assicurarsi che le persone stiano seguendo il filo del discorso, anticipare alle persone il loro intervento in modo che possano prepararsi per tempo».

Diverse le spine dello smart working mal interpretato e gestito. Alcune messe in evidenza da Gartner secondo cui il 40% di chi lavora almeno parzialmente da casa fa orari più lunghi e fatica a disconnettersi 1,27 volte più di chi invece è in ufficio, altre da ricerche come questa che mostrano come anche nello stress da call conference si possa nascondere un problema di genere. Da conoscere per arginare.

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