La Merlin torna al Senato, un busto ricorderà la grande senatrice che fece chiudere i bordelli

La Merlin torna al Senato, un busto ricorderà la grande senatrice che fece chiudere i bordelli
di Franca Giansoldati
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Martedì 20 Aprile 2021, 16:56 - Ultimo aggiornamento: 17:07

E' conosciuta come la Merlin. Angelina, detta Lina, Merlin – la battagliera senatrice socialista morta nel 1979 dopo aver fatto abolire in Italia la prostituzione e le case chiuse - di fatto torna al Senato: il prossimo 11 maggio un busto di bronzo verrà inaugurato a Palazzo Madama. «Un omaggio ad una Madre della patria, una delle 21 donne che presero parte alla Costituente». Il busto verrà collocato al primo piano del palazzo, accanto all'ingresso laterale dell'Aula, in una posizione ben visibile, ha spiegato la presidente del Senato, Elisabetta Casellati. 

Dopo il confino in Sardegna, perseguitata dal fascismo, Lina Merlin si trasferì a Milano dove aderì alla Resistenza, fondò i Gruppi di Difesa della Donna, promosse l’Unione Donne Italiane. Il 27 aprile 1945 venne nominata Vice-commissario alla Pubblica Istruzione nel Comitato di Liberazione Nazionale della Lombardia e il 29 giugno è entra nella direzione nazionale del partito socialista, in qualità di responsabile della commissione femminile. Idee chiare, modernissima, infaticabile, generosa. Nel 1948 viene eletta senatrice, la prima senatrice della Repubblica Italiana nella circoscrizione di Verona-Padova- Vicenza -Rovigo.

Il suo impegno politico e sociale si è manifestato in diversi ambiti, battendosi soprattutto contro lo sfruttamento della prostituzione. Il dibattito per far chiudere i bordelli si protrasse per ben dieci anni. Lina credeva fortemente nella necessità di migliorare la condizione femminile. La legge ebbe un lunghissimo e travagliato iter parlamentare durante il quale emersero in aula arretratezze culturali, falsi moralismi e la discussione si tenne quasi sempre in seduta segreta perchè si voleva evitare il clamore della stampa e del pubblico.

Tra le proposte di legge presentate anche quella per l’abolizione del carcere preventivo o la procrastinazione dell’inizio della pena per le madri, l’eliminazione dell’indicazione di “figlio di NN” (Nomen Nescio) dai documenti anagrafici, e l’introduzione del divieto di licenziamento per causa di matrimonio.

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