Sarah Everard, cosa sta accadendo a Londra: la battaglia delle donne e le accuse a Scotland Yard

Sarah Everard, cosa sta accadendo a Londra: la battaglia delle donne e le accuse a Scotland Yard
di Cristiana Mangani
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Lunedì 15 Marzo 2021, 16:29 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 17:14

La Polizia metropolitana di Londra è nella bufera, tra chi chiede la testa della commissaria del Met, Cressida Dick, e chi lancia l'allarme per l'incremento dei femminicidi. Le dimissioni non ci saranno, ma l'onda di indignazione e le polemiche hanno fatto il giro del mondo, così come le immagini di agenti che sono intervenuti in maniera violenta su una veglia pacifica in solidarietà di Sarah Everard, la donna di 33 anni che lo scorso 3 marzo era scomparsa mentre tornava a casa ed è stata rapita e uccisa. Per la sua morte è sotto accusa l'agente di polizia Wayne Couzens, formalmente indagato per il rapimento e l'omicidio. L'uomo si è presentato in tuta grigia e a testa bassa davanti ai giudici del Westminster Magistratès Court per una breve udienza. L'incriminazione è stata rimandata a domani, quando il 48 enne dovrà comparire davanti ai giudici dell'Old Bailey, la Corte d'Assise londinese.

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Tensione con Scotland Yard

Nello stesso giorno in cui Couzens era in aula, sabato pomeriggio, si sono riunite alcune centinaia di persone a Clapham Common, vicino al luogo dove Everard era stata vista per l’ultima volta. Scotland Yard aveva vietato il sit-in ufficialmente per questioni legate ai rischi di diffusione del Covid. In alternativa alla veglia, intitolata “Reclaim these Streets” (Riprendiamoci le strade), gli organizzatori avevano chiesto di accendere candele in memoria di Sarah alle 21.30, ora della scomparsa, e di fare donazioni alla campagna contro la violenza di genere. E così, non soltanto a Londra, ma anche in altre città come Brighton e Nottingham, alcune centinaia di persone si sono presentate per manifestare in difesa della sicurezza delle donne. Dopo poche ore, quando il numero delle partecipanti alla veglia è aumentato, gli agenti sono intervenuti per far disperdere la folla, spintonando e buttando a terra diverse di loro: la cosa ha provocato grandi proteste, non solo perché la manifestazione era non violenta, ma soprattutto perché era rivolta proprio contro la violenza sulle donne. Le immagini dell'intervento aggressivo della polizia sono state riprese in diversi video. In uno, in particolare, si vedono due poliziotti che sollevano da terra e spingono via una donna che aveva detto di aver perso i suoi occhiali. E tra i momenti più contestati c'è anche quello dell'arresto di Patsy Stevenson, una ventottenne che è stata buttata a terra e ammanettata. Bilancio della giornata: quattro manifestanti arrestate e diverse altre multate.  La ministra dell’Interno, Priti Patel, ha chiesto un rapporto dettagliato alla polizia metropolitana di Londra, definendo alcune delle immagini di sabato «sconvolgenti».

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Caos anche per il Covid

Dopo la fine della veglia, in tarda serata, un’alta funzionaria della polizia metropolitana Helen Ball ha pubblicato una dichiarazione in cui diceva che gli agenti si erano trovati di fronte a una «decisione molto difficile». Ball ha detto che con il raduno di così tante persone rappresentava «un rischio molto concreto di trasmissione della Covid-19» e ha aggiunto che «la polizia deve agire per la sicurezza delle persone», e questa era «l’unica cosa responsabile da fare». Altrettanto ha fatto la commissaria della polizia londinese, Cressida Dick, che ha difeso il comportamento degli agenti, scatenando forti reazioni. Dick ha sostenuto che «nessuno avrebbe voluto vedere le scene che si sono viste»; ha spiegato che inizialmente la veglia era pacifica e tranquilla, ma che poi gli agenti avevano ritenuto «piuttosto legittimamente» di far disperdere il ritrovo «illegale», perché sarebbe stato un potenziale pericolo per la salute delle persone.

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Le tesi opposte

Versione smentita dal “Reclaim These Streets” che ha accusato la polizia di aver messo a rischio contagio le manifestanti con gli strattoni, le spinte e creando agitazione. Il professore di Legge dell’università di Durham, Jolyon Maugham, ha inoltre sostenuto che le dichiarazioni di Dick sono state «contraddittorie»: perché ha parlato di una manifestazione «illegale» che inizialmente «non violava le regole», ma soprattutto perché «ha schivato le responsabilità della polizia metropolitana»; la manifestazione non era stata organizzata in maniera adeguata perché la polizia si era rifiutata di collaborare con Reclaim These Streets.

Nonostante le molte critiche ricevute per il comportamento degli agenti, Dick ha detto che non ha intenzione di dimettersi. Domenica il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha incontrato lei e il suo vice, Stephen House, per chiedere spiegazioni sull’accaduto. Khan ha detto che l’atteggiamento degli agenti alla veglia è stato «del tutto inaccettabile» e ha aggiunto di non essere soddisfatto delle spiegazioni fornite dalla polizia metropolitana. Per questa ragione, ha chiesto l’avvio di un’indagine indipendente per chiarire i fatti. Sempre domenica, più di mille persone si sono ritrovate davanti a New Scotland Yard – la sede della polizia di Londra – e hanno marciato fino al Parlamento di Londra per manifestare contro le violenze di sabato. La polizia ha mantenuto le distanze e non è intervenuta.

 

Sul fronte delle indagini, nei giorni scorsi, è stata ascoltata la procuratrice Zoe Martin, che ha ricostruito la terribile vicenda, iniziata la sera del 3 marzo quando, lasciando la casa di amici a Clapham, Sarah Everard decide di compiere a piedi i 50 minuti di strada fino alla sua abitazione nel sud di Londra. Una breve conversazione al cellulare alle 21.30 con il compagno, poi più nulla. A denunciarne la scomparsa alla polizia è stato quest'ultimo, il giorno dopo. Nello stesso momento in cui Sarah s'incamminava per non tornare mai più a casa, non lontano, Couzens smontava dopo un turno di guardia all'ambasciata americana. Nessun elemento avrebbe legato le due persone se non fosse stato per una serie di immagini catturate da varie telecamere di sorveglianza montante agli angoli delle strade, sui citofoni di case e sugli autobus, che hanno mostrato l'auto di Couzens proprio nei punti dove era passata la ragazza. L'auto è stata seguita, telecamera dopo telecamera, fino al paesino del Kent dove abita l'agente, entrato nella Metropolitan Police nel 2018. Nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa di Sarah, i colleghi di Couzens hanno riferito di aver notato in lui segni di stress. Poi, martedì scorso, è scattato l'arresto. Da solo in cella, in 48 ore l'uomo è stato medicato per due volte per ferite alla fronte, probabilmente provocate battendo la testa contro il muro. Il giorno dopo, una settimana dopo la scomparsa, è stato rinvenuto il cadavere della 33enne in un bosco a poca distanza dalla casa dell'agente ad Ashford, nel Kent, avvolto in un sacco in plastica per calcinacci e riconosciuto solo dalle protesi dentarie.

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