Recovery, Gentiloni: «La pandemia ha aggravato le disparità, nei piani l'impatto di genere»

Recovery, Gentiloni: «La pandemia ha aggravato le disparità, nei piani l'impatto di genere»
di Maria Lombardi
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Lunedì 1 Febbraio 2021, 17:40

Non era un Paese per donne, e adesso lo è ancora di meno. La pandemia ha aggravato gli squilibi di genere e non solo in Italia. Lo ha riconosciuto ieri il  commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, intervenendo alla presentazione del "Il Manifesto - Idee per una ripartenza alla pari"  del movimento Half of it. Lo ha confermato oggi l'Istat a dicembre è crescita la disoccupazione, 101.000 lavoratori in meno,  99 mila sono donne. Un crollo destinato a durare anche in futuro, ha sottolineato Linda Laura Sabbadini, chair di Women20, se non si interverrà per correggere la rotta. 

«Sono stati colpiti alcuni settori ad altissima intensità di occupazione femminile, come sanità e assistenza, ma anche turismo e cultura», ha aggunto Gentiloni. Da qui la necessità di recuperare il divario «che è sicuramente europeo ma particolarmente accentuato nel nostro Paese» e far sì che questo diventi uno degli obiettivi dei piani di rilancio. Il commissario si è impegnato, «per quello che mi riguarda direttamente», perché «la valutazione di impatto di genere venga fatta» e sia una delle principali linee guida della Commissione nell'esaminare i piani nazionali di rilancio.

«Tante eurodeputate e tanti eurodeputati chiedevano l'inserimento nei Piani nazionali del Recovery Fund di una soglia di investimenti vincolante anche sulla questione della parità di genere, come per la transizione ambientale e l'innovazione digitale. Le richieste erano numerose - ha spiegato Gentolini - ma il Consiglio Ue ha percepito il rischio di avere dei piani nazionali un pò inscatolati in soglie e ha preferito recepire la spinta del Parlamento in modo trasversale». Questo vuol dire, ha continuato il commissario Ue all'Economia, «che la valutazione d'impatto di genere deve essere trasversale e non deve riguardare solo le iniziative direttamente rivolte a questa direzione, ma i grandi investimenti ambientali e digitali».

Il manifesto

Il Manifesto di “Donne per la salvezza - half of it” rappresenta in questo senso un contributo alla correzione del Recovery Plan. «L’ultima versione del Piano - si legge nel documento realizzato dopo aver dato ascolto al mondo accademico, dell’associazionismo, della cultura, della politica, dei sindacati e anche delle aziende e che verrà consegnato alle istituzioni italiane ed europee - ha finalmente adottato un approccio di mainstreaming di genere e di attenzione alle infrastrutture sociali inizialmente pressoché assenti. Un dato positivo che, però, non si concretizza ancora in investimenti adeguati e, soprattutto, manca di trasparenza. L’attuale Recovery fund, i cui due capisaldi di spesa sono digitale e clima/transizione green, rappresenta una straordinaria occasione per il nostro Paese e tuttavia vincola a destinare larga parte dei fondi (il 57%, quasi due terzi del totale) ai settori Green e Digitale, che in Italia sono fortemente caratterizzati da scarsa presenza femminile e generano prevalentemente occupazione maschile». Il rischio dunque è che il Piano, così concepito, non porti alla crescita dell'occupazione femminile. Che, secondo il Manifesto, deve «una priorità del Piano»: portare l’occupazione femminile dal 48,5% al 62,4%.

La valutazione

«Per far sì che l’uguaglianza di genere diventi obiettivo centrale del Next Generation Eu e come tale sia gestito, è indispensabile che ciascun progetto indichi con chiarezza l’impatto di genere dell’investimento», si legge nel documento. Valutazione che va estesa a ogni legge di bilancio e a ogni provvedimento di rilievo. «Per questo chiediamo la costituzione di una struttura fortemente specializzata presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze che, in stretto raccordo con il Ministero delle Pari Opportunità, si occupi stabilmente della valutazione ex ante, in itinere ed ex post dell’impatto di genere».

Asili

Ecco alcune tra le proposte indicate nel Manifesto. La prima che che sia una governance paritaria di uomini e donne per i fondi di Next Generation Ue.  Per quanto riguarda i servizi, il documento indica l'obiettivo di «arrivare in 5 anni al 60% dei bambini coperti dai nidi». Questo consentirebbe di creare 100mila posti di lavoro (90% circa femminili) e «innescherebbe un effetto positivo di condivisione e percorsi virtuosi, contribuendo a far diminuire il fenomeno dell’interruzione dei rapporti di lavoro». Servono almeno 7 miliardi sui nidi, per ottenere il 60% di copertura complessiva. Non solo nidi, si chiede anche il tempo pieno generalizzato per la scuola dell'obbligo. E interventi per orientare le bambine e poi le ragazze verso gli studi Stem. Il congedo di paternità deve essere allungato ad almeno due mesi ed esteso a partite Iva e lavoratori autonomi - si chiede nel Manifesto - e remunerato per almeno il 60 per cento della retribuazione e per tutto il periodo. Sostegno, inoltre, alle imprese femminili e premi per le imprese che mettono in pratica l'uguaglianza in tutti gli appalti del Recovery Plan.  

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