“Playful Change”, in Emilia Romagna il teatro diventa un gioco contro il gender gap

“Playful Change”_credits Courtesy of Press Office
di Gustavo Marco Cipolla
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Giovedì 3 Febbraio 2022, 12:36 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 02:12

Sbagliando si impara e la cultura dell’errore diventa un itinerario introspettivo nella coscienza e verso la conoscenza di se stessi. Così nasce il progetto gratuito “Playful Change”, promosso e ideato da Zoè Teatri Aps, con la direzione artistica di Mavi Gianni, e dall’associazione PlayRes e Scuola di Fallimento, rispettivamente presieduta e fondata da Francesca Corrado, grazie al bando “Pari opportunità” della Regione Emilia Romagna. Lo scopo è quello di rendere l’esperienza teatrale un veicolo innovativo per lottare contro gli stereotipi di genere, favorendo, attraverso la creatività e l’approccio ludico, lo sviluppo dell’intelligenza emotiva e motivazionale. Oltre i tabù che affliggono la contemporaneità, il pubblico si trasforma in attore delle mise en scène per cambiare, a sipario aperto, la visione ovattata del mondo, esplorando dimensioni inedite tramite metodologie cognitive interattive che coinvolgono gli spettatori.

 

L’allestimento di un vero e proprio “campo giochi”, ripartito in quattro tempi, è il fulcro del viaggio laboratoriale che sarà itinerante in tutta Italia e disponibile sul web. Per contrastare la piaga della violenza sulle donne e combattere il gender gap, “Playful Change” si rivolge a studenti, insegnanti, appassionati, curiosi e lavoratori, dai 6 ai 99 anni: l’obiettivo non conosce i confini dell’età ed è transgenerazionale. «Certi che vivere le situazioni in prima persona favorisca una maggiore comprensione e consapevolezza dei bias cognitivi che generano preconcetti, abbiamo deciso di rendere le persone protagoniste. - spiega Gianni - Angelo del focolare o regina della casa, non è questo l’unico stereotipo a tenere in ostaggio l'universo femminile, come scriveva Virginia Woolf nel suo saggio “The death of the Moth” e in prima linea per l'eguaglianza. Se le distorsioni fanno parte dell’essere umano, il primo passo verso l’evoluzione è quello di demolire le gabbie della mente per aprirsi a nuove visioni. Il teatro con la sua forza immaginifica aiuta da sempre a creare scenari innovativi, mentre l’aspetto giocoso ad entrare nella parte. Come sosteneva il drammaturgo Giuliano Scabia, il gioco è questo: giocare col testo, metterlo in gioco, recitare, to play, spielen, jouer».

Giocando è possibile stimolare l’apprendimento nonché la concentrazione, lavorando in sinergia per sfatare le obsolete convinzioni sulle diversità tra i sessi, o legate alla sessualità, così come sui sistematici meccanismi che producono alterazioni cognitivo-comportamentali. Quelle “zavorre mentali” dettate dal vortice della giustificazione che intrappola in atteggiamenti discriminatori talvolta involontari. Insoliti metodi di pensare e comunicare mediante una serie di attività dal vivo e online. Il laboratorio in presenza “Playground” prevede giochi di ruolo e da tavolo, oltre all’improvvisazione attoriale e scenica, al fine di scardinare le forme di discriminazione inconsce che condizionano le relazioni sociali. Tutti i partecipanti, inoltre, ricevono un “Workbook”, quaderno stampabile sul quale esercitarsi con gli altri o da soli. Poi, “Video pillole” per studiare «le euristiche corrotte che non partono da dati reali ma da credenze e luoghi comuni, quindi da giudizi infondati, talmente falsati, distorti o sovradimensionati da portare a risultati fallaci. Le euristiche sono scorciatoie psichiche che si utilizzano nella quotidianità per semplificare la soluzione di problemi cognitivi complessi. Tredici i video visibili sul canale YouTube», fanno sapere gli organizzatori di “Playful Change” sul sito ufficiale. Non ultimo il “Teatro partecipato”, in cui si analizzano i momenti clou nei quali il pregiudizio emerge spontaneamente senza volerlo. Storie di tutti i giorni, in uno spazio collettivo, fra attimi dedicati alla recitazione improvvisata e alla riflessione che invitano a rappresentare sul palcoscenico gli “stereoTipi” dell’oggi per eludere le abitudini preconfezionate della realtà in cui si vive. In scena, i racconti di maschere e personaggi che, di volta in volta, saranno modificati grazie all’interazione con la platea per scoprire e risolvere le problematiche affrontate.

«Ai laboratori gratuiti, grazie al supporto della Regione Emilia Romagna, hanno aderito profili differenti: giovani, genitori, impiegati, cooperatori e sindacalisti. Attualmente, il percorso si svolge esclusivamente e, principalmente, in provincia di Modena e Bologna ma ci piacerebbe mettere a disposizione il nostro progetto in altre città italiane perché tutti siamo, anche inconsapevolmente, portatori sani di pregiudizi a scuola, a lavoro, in famiglia. Ciò ha consentito a chi ha aderito di acquisire, a volte con stupore, maggiore contezza del proprio modo di giudicare gli altri e dell’influenza del gruppo o del contesto circostante sulle scelte personali, comprendendo meglio perché sono stati oggetto di opinioni pregiudizievoli a causa della lingua, del Paese o della cultura di provenienza. E, dunque, di avere una migliore percezione delle modalità in cui non reiterare. Poiché ciascuno, nel suo piccolo, può essere promotore di un grande cambiamento», aggiunge Corrado. Dopo i grandi consensi del primo spettacolo tenutosi lo scorso 20 dicembre al Centro Civico Borgatti bolognese, le maschere contemporanee, create su disegno specifico con l’ideazione e preziosa collaborazione di Paolo Busi, tornano per rappresentare gli “stereoTipi” della società odierna. Venerdì 11 marzo, alle ore 21, sul palco della Sala Centofiori del capoluogo emiliano, “L’intrecciata: storie di ordinaria quotidianità” sarà scandito da pensieri condivisi e coup de théâtre. Perché ognuno, troppo spesso, è prigioniero di un ruolo e divulgatore di false convinzioni che influenzano i rapporti interpersonali, edificando necessariamente disparità nel campo lavorativo, nei settori dell’istruzione e della salute o nell’ambito della rappresentanza politica.

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