Ilaria Vagni, prima donna ad arbitrare la finale scudetto di pallavolo maschile: «Ho vinto la mia sfida»

Ilaria Vagni, prima donna ad arbitrare la finale scudetto maschile di pallavolo
di Cristiana Mapelli
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Sabato 6 Maggio 2023, 15:48

È la prima donna ad aver diretto la finale dello scudetto maschile italiano di pallavolo: Ilaria Vagni, classe 1970, romana di nascita e perugina d'adozione, vive in Umbria dal 1981. La commissione nazionale l'ha indicata come primo arbitro per gara 2 tra Lube Civitanova e Trentino Volley che si è giocata giovedì scorso a Civitanova Marche. Già tra i Top Referees della Cev, quest'anno ha iniziato a dirigere anche le gare di Champions League e la commissione europea l'ha designata, il prossimo 20 maggio, per la finale di Champions League a Torino.
Risolviamo la questione linguistica, arbitro o arbitra?
«Non lo so, è un dubbio che non ho mai risolto. Va benissimo arbitro».
Quali emozioni ha provato sul campo giovedì alla finale dello scudetto maschile?
«È stata una partita lunga, intensa, con un finale mai scontato, molto divertente e coinvolgente. Devo ammettere che, poco prima di entrare in campo, ero visibilmente molto emozionata, ma dopo il primo fischio tutto è passato in secondo piano: ho pensato solo alla partita ed è andato tutto al meglio. Come sempre è stata una splendida esperienza».
Com'è nata questa passione?
«Per puro caso. Ho iniziato quando avevo 16 anni, trascinata dall'entusiasmo di un amico vicino di casa. Lo accompagnavo alla formazione da arbitro ma più per amicizia che per mio interesse, abbiamo terminato insieme il corso, fatto gli esami e poi, per provare, ho iniziato ad arbitrare. Dal 1986 è passato qualche buon anno».
Che ambiente è questo?
«Mi sono trovata immersa in un ambiente molto eterogeneo, fatto di uomini e donne di ogni età e dai tanti interessi. Più che un amore, una semplice passione, l'arbitraggio è stata un'esperienza di vita importante».
Così tanto che in questo mondo ha conosciuto anche suo marito?
«Esatto, anche lui ex arbitro di serie A prima di me. Pensare che abbiamo arbitrato insieme la sua ultima partita. Posso dire che la nostra è una famiglia di pallavolisti con una certa vocazione per l'arbitraggio».
Le difficoltà che ha incontrato? Ha mai pensato di mollare tutto?
«Come in tutti i percorsi della vita, ho incontrato delle difficoltà che, in misura maggiore o minore, ti possono portare a dire basta. Ho avuto le mie delusioni, i momenti in cui le cose non andavano come avrei voluto, ho incontrato delusioni dettate da scelte che non condividevo. Ma ho avuto la capacità di reagire e trasformare la rabbia in modo utile e positivo».
A cosa ha dovuto rinunciare per la passione?
«Più che rinunce, sono dei sacrifici. Quando ero ragazza il sabato sera i miei amici andavano a ballare, io ad arbitrare. Poi, magari, li raggiungevo più tardi. Ora dedico la maggior parte delle mie ferie a questa attività, soprattutto quando si giocano le partite di coppa infrasettimanali. Non è una privazione, ma una scelta che faccio per vivere la mia passione».
Com'è essere donna in un mondo di uomini?
«Nel mondo dell'arbitraggio della pallavolo le donne sono presenti da tanto tempo e fortunatamente non sono l'unica che ha raggiunto livelli importanti. Sulla mia pelle non ho mai vissuto situazioni in cui sono stata guardata con diffidenza perché donna. C'è tanto e profondo rispetto».
Come ci si prepara alle partite?
«Ognuno di noi ha la sua routine. Amo lo sport, corro, gioco a tennis, cerco di fare quella moderata attività fisica che mi aiuti a stare in forma e a mantenere un equilibrio psicofisico adeguato. Cerco di arrivare alla partita in maniera rilassata per non aumentare i livelli di stress. L'emozione è una cosa bellissima che mantiene l'attenzione alta, ma che bisogna imparare a gestire».
Consiglia ai ragazzi di oggi di fare il corso arbitri?
«Assolutamente sì. Fare l'arbitro è molto divertente, partecipi e fai parte di una partita, proprio come se la stessi giocando in campo».
L'Umbria vanta molti "fischietti" in serie A?
«L'Umbria ha una bella tradizione arbitraria che parte da molto lontano. Sono due gli arbitri che hanno fatto le olimpiadi e sono dieci quelli della serie A. E ci sono alcune giovani leve in serie B che si stanno facendo valere. Il Comitato regionale della Federazione italiana pallavolo (Fipav) è stata una bella scuola dove i più anziani hanno condiviso la professionalità con i più giovani».
Ricorda un momento speciale da arbitro?
«Ricordo molte partite dall'inizio alla fine, tra queste la semifinale dello scudetto femminile del 2010 a Piacenza. Fu quella una partita lunghissima, faticosa, anche mentalmente. Ricordo benissimo il dispiacere che ho provato quando è caduta l'ultima palla, tanto è stato il piacere di viverla fino all'ultima giocata».
 

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