Dopo 43 anni di matrimonio denuncia il marito per averla sottoposta «a vessazioni, umiliazioni e violenze con continui rimproveri, schiaffi, pugni e sputi in faccia». L'uomo finisce a giudizio, ma quando la donna, Paola, 66 anni, va a deporre in aula come parte offesa - riferisce il suo legale - si sente umiliata, quasi sul banco degli imputati. «Il giudice e l'avvocato della difesa le hanno chiesto per 14 volte se avesse abortito, come se questa decisione sofferta e senza alternative in qualche modo potesse giustificare le botte, l'umiliazione di verdure prese dalla spazzatura e messe nel piatto a tavola, la testa spinta sul water», dice il legale della donna, Ciro Renino, al quotidiano Il Corriere del Mezzogiorno che oggi riporta il caso.
Il marito, si legge nella denuncia, la trattava «come una schiava, costringendola esclusivamente a pulire la casa, lavare la biancheria e cucinare secondo le sue direttive, impedendole di prelevare somme di denaro dalla pensione di invalidità che lei percepiva, vietandole anche di acquistare generi alimentari per la famiglia; le negava la possibilità di provvedere, con il denaro residuo della spesa, alle sue basilari esigenze di vita personale, ossia l'acquisto di qualche vestito in economia o di recarsi in caso di assoluta necessità dal parrucchiere». In aula, a Napoli, la 66enne riferisce le vessazioni alle quali è stata sottoposta per anni, poi il difensore dell'imputato pone domande ripetute su una interruzione di gravidanza.
Il verbale
Questi gli stralci del verbale pubblicati dal quotidiano.
Avvocato: «La domanda è questa: lei ha mai deciso di abortire? E suo marito era d'accordo con questo?». Opposizione del legale di parte civile, respinta dal giudice. Paola: «Mio marito mi ha accompagnato, comunque, ha pagato stranamente anche la camera a pagamento. Fu l'unica volta».
Giudice: «Quindi? Chiedo scusa, lei ha abortito di sua volontà?». Paola: «...». Giudice: «Lei ha mai abortito di sua volontà?». Paola: «...». Giudice: «Lei ha mai abortito?». Paola: «Sì, una volta». Giudice: «Di sua volontà? Di sua volontà?». Paola: «Di mia volontà, perché quando io mi ero resa conto di essere incinta mio marito mi ha detto: guarda che il figlio te lo devi crescere tu, e vista la situazione che c'era in casa...».
Per altre sette volte, riferisce il legale della donna al Corriere del Mezzogiorno, il giudice e l'avvocato della difesa incalzano Paola sull'aborto. La prossima udienza è a settembre. L'avvocato Renino sta valutando se chiedere la ricusazione del giudice.