Marina, la Signora del Tempo «Ecco il mio orologio atomico»

La fisica Marina Gioia nel laboratorio con l'orologio atomico all'idrogeno
di Franca Giansoldati
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Sabato 13 Febbraio 2021, 09:34

E' la Signora del Tempo. Sotto la sua guida si realizzano gli orologi atomici all'idrogeno, praticamente i più precisi strumenti al mondo dotati di una esattezza di 0,000000000000001 secondi nella segnalazione del tempo trasmesso dallo spazio alla terra. Su tutti i satelliti Galileo - programma europeo coordinato dall’ESA – l'ente spaziale europeo – che sono in orbita ci sono i dispositivi realizzati da Marina Gioia e dalla sua squadra, la fisica che guida uno dei programmi più avanzati e strategici del colosso aerospaziale Leonardo.

E' difficile misurare il tempo in modo così preciso?

«Si’, lo è. Infatti l’orologio atomico è uno strumento molto complesso e molto costoso. Ma quanto più è preciso l’orologio tanto più’ è definita la nostra posizione sulla terra. Basti pensare che  segnali si propagano alla velocità della luce, un errore sul tempo di volo di 1 solo milionesimo implica un errore di posizionamento di 300m!  Al momento gli orologi all'idrogeno garantiscono gli standard migliori al mondo per satelliti di navigazione.

Sono dispositivi che devono durare almeno 12 anni e resistere alle sollecitazioni del lancio». 

Lei come è finita a progettarli?

«La storia è iniziata nel 2000 quando l’ESA ha deciso di dotare il sistema di navigazione satellitare europeo Galileo, che allora stava nascendo,  con orologi  all'idrogeno con prestazioni eccezionali per la navigazione. Ad oggi Leonardo ha prodotto 52 orologi atomici all’idrogeno in orbita sui 26 satelliti Galileo. Al momento stiamo costruendo gli orologi per i successivi 12 satelliti  che serviranno per completare la costellazione e sostituire quelli che dopo 12 anni terminano la loro vita in volo».

Da piccola amava le materie scientifiche?

«Penso che per apprezzare le materie scientifiche devi avere una certa attitudine naturale al rigore e alla analisi dei problemi più una giusta dose di curiosità . Lo dico in generale e non ne faccio un discorso di genere, visto che spesso si dice che le bambine siano meno portate per le materie scientifiche. Deve solo piacere la materia. Io sono stata incoraggiata da mio padre che era ricercatore al CNR. E' a lui che devo questa passione che poi ho sviluppato fino alla laurea in fisica. Da mia mamma, invece, ho assorbito il rigore, la voglia di imparare e l'amore per la cultura. Lei ha lavorato alla casa editrice Einaudi, come amministratrice, in un momento storico e culturale molto stimolante e in compagnia di figure importanti come Pavese, Calvino e altri». 

Dopo la laurea in fisica che ha fatto?

«Ho iniziato lavorando  in una azienda aerospaziale di Torino, poi ho partecipato ad un programma internazionale facendo la spola tra gli Stati Uniti e la Germania. Ero l'unica donna del team»

Si è mai sentita una specie di panda?

«Facevo le stesse cose che facevano gli altri, personalmente non ho mai avvertito discriminazioni. Venivo valutata per quello che facevo, come lo era per i miei colleghi. Non mi sentivo di dover dimostrare nulla. Successivamente ho lavorato in ESA, Olanda nel progetto Eureca dove ho imparato come nasce, si evolve e si lancia un satellite. Le  colleghe erano sempre in percentuali bassissime. Infine tornata in patria sono entrata in Leonardo settore spazio dove sono tutt’ora». 

Le donne nel settore aerospaziale sono una piccola minoranza...

«Quando ho iniziato, negli anni '80, le donne erano veramente poche. Oggi meno. Bisogna sfatare il pregiudizio secondo il quale le donne non siano portate per certi settori e che tali settori non siano accessibili. Tutto dipende da cosa si sceglie, dalle proprie passioni. Ho sempre avuto la passione per il volo e quando ero negli Usa per lavoro, per esempio, ho preso il brevetto di  paracadutismo per hobby. Ho fatto 200 lanci ed è stata una esperienza molto formativa. Non bisogna porsi limiti, ma fare quello che ci si sente. Naturalmente è vero che le donne, e parlo in generale, devono lottare di più per farsi accettare o farsi strada, ma sappiamo anche che hanno qualità diverse dagli uomini che permettono loro di riuscire in altro modo». 

Lei ora dirige un team quasi tutto al maschile, fa fatica?

«Punto sulla squadra. Mi dicono che sono una specie di martello pneumatico, ma so che con il sorriso e l’educazione si riesce a fare quasi tutto. Mi baso sulla concertazione. Non lo schema comandare-obbedire, ma sapere di avere un problema comune e stare attorno allo stesso tavolo a cercare la soluzione migliore. Ognuno deve collaborare con le proprie capacità e conoscenze. In questa cornice è importante gestire i conflitti e in questo come donna si è più portati a smussare, con diplomazia e sensibilità,  i difetti e amplificare le qualità delle persone. Questo si chiama fare team building». 

Le è stato faticoso conciliare la carriera con la crescita di due figli?

«Tutta questione di organizzazione e di un marito collaborativo. Quando ho tempo (sempre poco) faccio anche volontariato per l'associazione Intercultura». 

Le gravidanze dunque non sono state un problema per la carriera.. 

«Ogni volta che facevo un figlio stavo a casa un anno, ma tornavo subito a tempo pieno e non sono mai stata retrocessa. E’ una questione di pianificazione. Avevo anche a casa una signora che mi aiutava. A quei tempi non tornavo ovviamente tardi alla sera come ultimamente mi capita, ma mi davo come termine non oltre le 18. Semmai ho dovuto combattere in casa con mia mamma che mi rimproverava dicendo che le mamme devono crescere i figli.  Oggi sono convinta che per i figli vedere una mamma che lavora, come modello, non faccia poi così male, se comunque quel poco tempo che glli dedichi dopo il lavoro è tempo buono».

Che consiglio si sente di dare alle giovani scienziate?

«Investire sulla propria professione quanto più a lungo possibile prima di avere impegni familiari. Quando arrivano i figli si è meno libere ed è bene che una sia già soddisfatta della propria professione in modo da dedicare tempo con maturità e saggezza sia al lavoro che ai figli. In ogni caso vale la regola di fare quello che uno si sente con passione ed entusiasmo, sempre cercando nuove sfide». 

Sarà possibile, in futuro, viaggiare nel tempo?

«Tutto è possibile. Ci sono ricerche ma non ho una risposta. Posso dire che al momento non è stato dimostrato nemmeno il contrario. Quindi studiamoci sopra». 

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