Lui la tradisce, lei si separa ma le figlie vanno padre: «Io, vittima due volte»

Lui la tradisce, lei si separa ma le figlie vanno padre: «Io, vittima due volte»
di Vanna Ugolini
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Sabato 1 Maggio 2021, 12:56 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 21:24

Tradita e poi rimasta sola, mandata fuori dalla casa di famiglia senza potersi portare via nulla, le figlie affidate a entrambi ma che convivono con il padre. Uno tsunami nella vita di una donna romana, L. che sta cerando di recuperare, almeno, la possibilità di vivere con la figlia minorenne.

Una vicenda che si trascina ormai da anni ed è l'epilogo di una lunga storia matrimoniale dove non c'è mai stata violenza fisica ma, sostiene la signora, una lunga esposizione a comportamenti che via via «hanno portato a minare la fiducia in me stessa e far assumere al mio ex marito il ruolo di "salvatore" e collante della famiglia». Un ruolo facile da assumure, dato che il marito ha un lavoro importante, ha contatti con moltissime persone e una vita sociale e professionale intensa. «Negli anni, durante tutti gli incontri, le cene che abbiamo fatto insieme io ho avuto il ruolo di essere la bella moglie, e tutto il resto della mia personalità è sempre stato messo in secondo piano. L'ho accettato, all'inizio anche in maniera forse inconsapevole. Succede così quando ci si innamora da giovani, succede così quando hai anche una educazione che ti porta a essere paziente, ad accettare molti atteggiamenti per tenere insieme la famiglia». Dopo pochi anni di matrimonio infatti nascono due figlie, amatissime da entrambi i genitori.

«Il mio ex marito, quando si è calato nel ruolo di padre, ha assunto ancora di più il ruolo della persona più importante della famiglia. Quello che risolve tutti i problemi e spiana la strada alle figlie grazie alla sua esperienza certamente ma anche alle sue conoscenze. E quello che ha innescato una sorta di ricatto morale: ha fatto passare come un esempio di unità della famiglia lo stare insieme anche quando questo significava limitare le esperienze e le possibilità di crescita e di autonomia delle due ragazze che stavano crescendo». E' successo così che L. si è sentita sempre più sola e stretta in un abito che non sentiva più essere il suo. Ci sono stati periodi di nervosismo, momenti in cui il disagio, prima che diventassero consapevolezza di una situazione che non era più sostenibile, veniva somatizzato e si manifestava in forme di dolore fisico.

Poi tre anni fa succede un episodio che L. decide di non accettare più. Scopre, senza ombra di dubbio, che il marito la tradisce con un'altra donna, una collega e chiede la separazione. «Forse per la prima volta ho preso una decisione netta, autonoma. E questa cosa non l'ha mai accettata». Per L, che sperava in una giustizia che perlomeno le riservasse un trattamento uguale a quello del marito, la decisione di separarsi è diventato un boomerang, una sorta di tsunami nella sua vita. O, almeno, così l'ha vissuto lei. 

«Davanti al giudice il mio ex marito non può negare il tradimento. Ma succedono cose strane, cose che non sono mai riuscita a spiegarmi. Il giudice, che frequenta gli stessi ambienti frequentati dal mio ex marito, decide molto velocemente e stabilisce le figlie vengano affidate al padre così come viene affidata a lui anche la casa in cui vivevamo insieme». E' L. che, nonostante guadagni molto meno del marito deve andarsene, trovarsi una casa nuova, ricomprarsi tutti gli oggetti che servono per la vita quotidiana, addirittura, in un primo temp a dover passare dei soldi per le figlie.

«Mi è crollato il mondo addosso. Ho visto via via le mie figlie allontanarsi da me. La più piccola è arrivata a dirmi che, su consiglio del padre, cerca di venire il meno possibile perchè così lei e la sorella mi mancheranno così tanto da tornare da lui e da loro. Quando sono tornata qualche volta a casa per riprendere i miei effetti personali le uniche cose che  mi sono potuta portare via, ho sentito il mio ex marito mettere in guardia le mie figlie e invitarle a stare attente a che io non portassi via nulla. Oltre al dolore, anche l'umiliazione. Sembra quasi che tutto l'amore, tutto quello che c'è stato tra me e le mie figlie sia stato cancellato o, meglio, manipolato. Un racconto diverso, dove con abilità, è stato reso normale quello che normale non è. E dire che io volevo solo fare la mamma e ancora adesso l'unica cosa che importa nella vita è stare con le mie figlie. Ma è come se il nostro rapporto si fosse rotto. Quando stanno con me a volte non le riconosco più». Il giudice ha chiesto anche delle perizie e quello che è emerso «è che il mio ex marito è un violento passivo e che io sono una persona molto ansiosa, e che la mia ansia ha turbato le mie figlie. Quello che non emerge, però, sono le cause che mi hanno portato a essere ansiosa nell'ultima parte della mia vita matrimoniale».


L. è stata trattata per anni e continua ad essere considerata anche ora dalle stesse figlie come una persona "sbagliata". L'ansia e gli attacchi di panico di cui soffriva, secondo la testimonianza di questa donna, sono stati visti non come problemi da affrontare ma come difetti da nascondere e di cui avere paura. «Questa è la vera violenza psicologica che ho vissuto. La mia sofferenza, il mio essere continuamente ristretta in ruoli, in comportamenti che non fanno della mia persona, lo svilimento continuo a cui ero sottoposta. Nella perizia il percorso doloroso che mi ha portato a quell'ansia è impalpabile, non esiste. Così, io che ho cercato giustizia, rischio di essere vittima due volte». 

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