Lezioni anti-violenza per i promessi sposi

Lezioni anti-violenza per i promessi sposi
di Vanna Ugolini
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Sabato 11 Settembre 2021, 15:15 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 12:58

Finchè violenza non ci separi. Tutti i rapporti violenti hanno avuto inizio da storie che sembravano d'amore. La violenza si manifesta nel tempo, ma la difficoltà nel riconoscerla sta proprio nel fatto che, perlomeno all'inizio di una relazione, si maschera e si confonde. Se il mio compagno mi invita a non portare la minigonna, lo fa perché ha paura di perdermi o per limitarmi? E se mi chiedi di non andare a una festa senza di lui è perché vuole passare più tempo con me o perché mi vuole controllare? Ricevere cento messaggi al giorno sul telefonino è un gesto di affetto o di controllo?
LA TUTELA
«Proprio perché riconoscere la violenza all'interno di un rapporto di coppia non sempre è facile ritengo sia importante fornire alle giovani coppie che intendono sposarsi o andare a convivere strumenti per capire e conoscere meglio la sostanza della loro relazione», spiega Massimo Pici, consigliere di Perugia Civica nel Comune di Perugia e presidente di una associazione di volontariato che si occupa di tutela delle vittime di violenza di genere, Libertas Margot.
Per questo ha invitato il Comune a organizzare dei corsi rivolti a tutte le coppie, comprese quelle arcobaleno, che soffrono di dinamiche analoghe a quelle delle coppie etero, per «costruire un percorso pre-matrimoniale o pre-convivenza all'interno del quale fornire utili indizi ad entrambi i soggetti, dando conto di elementi ed indicatori che caratterizzano i cosiddetti rapporti sbilanciati, oltre che per fornire un punto di riferimento costante per entrambi i partecipanti, in caso di comparsa dei segnali di un rapporto sbilanciato; lo scopo è quello di informare e formare, dando magari consapevolezza a chi è già dentro il tunnel della paura».
La proposta del corso, a cui è stato dato appunto il nome di Finchè violenza non ci separi potrebbe, secondo Pici, coinvolgere l'Università, fino ad arrivare a dar vita ad un centro studi o a un centro di analisi delle risultanze e sintesi di iniziative e suggerimenti: nel nord d'Italia sono molto presenti e fattivi i centri per la legalità, che potrebbero essere un modello da cui trarre spunto. Il modello a cui tendere è quello dei Family Justice center, che sono diffusi nel Nord Europa, e che prevedono una serie di professionisti che lavorano sotto lo stesso tetto, in modo che la vittima di violenza trovi in un unico luogo ciò di cui ha bisogno: dalla possibilità di denunciare a quella di avere assistenza medica e così via.
Insomma, se si vuole veramente dare delle risposte concrete per frenare la violenza contro le donne e i femminicidi, bisogna agire con decisione sulla prevenzione. «Gli strumenti ci sono, a partire, ad esempio, dai centri per uomini autori di maltrattamenti, di cui ancora oggi non si è capita abbastanza l'importanza. Non si può sempre aspettare di piangere le vittime, ripeto, l'unica strada percorribile per frenare la violenza è quella della prevenzione e del cambiamento culturale di cui dovremmo tutti farci carico con i nostri comportamenti».
Insomma Finché violenza non ci separi si può equiparare ai corsi che già la Chiesa fa fare alle coppie che vogliono sposarsi. «Certamente. E come la Chiesa agisce per avere dei buoni fedeli, così il Comune potrebbe impegnarsi per contribuire ad avere cittadini che basano le proprie relazioni sul rispetto reciproco e a scardinare luoghi comuni e stereotipi che fanno da terreno fertile alle violenza».
L'INFORMAZIONE
«L'obiettivo a cui tendere è quello non solo di informare ma di creare una serie di collegamenti tra il Comune e i cittadini che, in qualsiasi momento, sanno di potersi affidare all'Istituzione, pronta a dare notizie e informazioni sulla soluzione dei conflitti e delle situazioni di disagio. Le cose si possono cambiare, basta solo avere il coraggio e la determinazione di farlo», conclude Pici.
«Una iniziativa assolutamente meritevole - sostiene la senatrice Valeria Valente, presidente della commissione d'inchiesta sul femminicidio - tutto quello che è investimento sulla cultura, sul rispetto, che rimarca la necessità di una sana e corretta relazione di coppia va nella direzione giusta». E aggiunge: «La strada del cambiamento è lunga ma è quella che va a sradicare gli stereotipi, le dinamiche nelle relazioni uomo-donna che sono il portato di una società patriarcale. Abbiamo lavorato tanto sull'inasprimento delle pene e sulle modifiche alle leggi ma il percorso da fare per una società paritetica dove ci siano uguali diritti per uomini e donne e uguali opportunità è lungo e più profondo».
E Valente si rivolge direttamente agli uomini: «Tra pochi giorni presenteremo la relazione sull'attività dei centri per autori di maltrattamenti, quelli in cui si cerca di recuperare gli uomini che agiscono violenza, per capire come hanno lavorato, di cosa hanno bisogno per funzionare e come portare avanti questo percorso, che va, come i corsi di Perugia, nell'ottica della prevenzione. E credo che sia arrivato il momento di fare un appello agli uomini, perchè facciamo una assunzione di responsabilità di genere: è arrivato il momento di un cambio di passo».
Gli uomini che condannano la violenza si facciano avanti, dunque: «Ci sono e spero siano tanti. Le donne subiscono violenza dagli uomini, è arrivato il momento che loro facciano sentire la loro voce contro la violenza e la condannino pubblicamente».
 

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