Orlando e Colao in difesa delle donne. «Denunce anonime per chi viola le pari opportunità». «Rischio smart working»

Orlando e Colao in difesa delle donne. «Denunce anonime per chi viola le pari opportunità». «Rischio smart working»
di Maria Lombardi
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Domenica 21 Marzo 2021, 22:02 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 12:55

Le discriminazioni cominciano ancora prima del lavoro. Al momento dell'assunzione, con domande personali che rappresentazione una violazione e mettono le aziende nelle condizioni di decidere: un uomo o una donna? Il ministro del Lavoro Andrea Orlando dice basta e si impegna a «costruire meccanismi di piattaforme anonime che denuncino chi viola l'articolo 27» del codice delle Pari opportunità. Il codice  prevede il divieto di fare «domande sulla vita personale alle donne al momento dell'assunzione», ha ricordato il ministro intervenendo al webinar «Obiettivo 62% - l'occupazione femminile come rilancio nazionale. Le donne come priorità trasversale».

«Questo è il momento in cui impresa decide se assumere un uomo o una donna. È mia intenzione promuovere una azione che incida su questo passaggio», ha assicurato il ministro partecipando al confronto organizzato da Le Contemporanee, Fuori Quota e Soroptimist International d'Italia, con il sostegno della Rappresentanza della Commissione Europea in Italia, a cui hanno partecipato i ministri Elena Bonetti, Mara Carfagna, Vittorio Colao, Enrico Giovannini, Andrea Orlando, la senatrice Emma Bonino, con Rosanna Oliva, Giovanna Melandri, Antonella Polimeni, Linda Laura Sabbadini, Carlo Cottarelli.

La pandemia ha messo in evidenza tutte le disparità nel mondo del lavoro, a cominciare dai guadagni. «La differenza salariale ha inciso su ritorno al lavoro», ha detto il ministro Orlando.  «Se si doveva decidere chi doveva rimaneva a casa, il gap negli stipendi ha fato scegliere l'uomo», e le donne hanno ritardato il rientro per farsi carico degli impegni familiari,  «della gestione della pandemia» e dei figli in Dad a casa. Bisogna individuare, ha sottolineato il ministro, «misure specifiche che favoriscano l'ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro» a partire da «infrastrutture di prossimità» per sollevarle dai carichi familiari e di cura.

Il ministro Colao

Anche Vittorio Colao per un giorno sembra indossare le vesti del ministro delle pari opportunità. Lo smartworking, per il ministro dell'innovazione tecnologica, «sta un poco sfuggendo di mano» dopo gli entusiami iniziali. É dunque necessario intervenire dal punto di vista organizzativo,  in modo da evitare che finiscano per «pagare le donne».   

«Ci siamo abituati allo smart working - ha detto Colao - ma sono stati uccisi dei confini fra lavoro e vita privata. Dobbiamo fare opera di formazione culturale dei capi perché c'è la tentazione di sfruttarlo, e pagano le donne». Il ministro vorrebbe anche più trasparenza sulle quote rosa, e la parità di genere. «Mi piacerebbe che ogni sito, di ogni azienda, di ogni ente, in alto a destra abbia una 'piramidina' che indichi le percentuali dei ruoli ricoperti dalle donne a tutti i livelli. È facile avere il 50% di donne ma magari sono tutte in basso ai livelli» aziendali, ha osservato Colao. Quanto alle Valutazioni di impatto di genere, le Vig, «direi di farle ma in modo asciutto, chiaro, con belle tabelle».

Il ministro Giovannini

Per il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, bisogna puntare sugli asili nido, «Nel piano è assolutamente stato indicato come una priorità, il nido, ma non si tratta solo di costruirlo, perché bisogna farlo funzionare. Il Recovery Plan copre la spesa per la costruzione ma accanto servono fondi ordinari sul bilancio dello Stato». Incrementare l'occupazione femminile, ha detto il ministro per il Sud Mara Carfagna, non solo  per un principio di «equità e giustizia ma anche per convenienza. Più donne occupate sono una ricchezza per il Paese e la crescita del pil. Il Pnrr costituisce un'occasione importante, un'occasione storica per il Paese e per il Sud».

In conclusione del webinar, Linda Laura Sabbadini, alla guida del W20, il gruppo internazionale di lavoro sull’empowerment femminile che accompagna il G20, ha ricordato che «quella scatenata dal Covid è stata una crisi della cura, il nostro Paese ha dimostrato di avere avuto maggiori vulnerabilità di altri». Bisogna dunque ripartire dalla cura «con investimenti seri nelle infrastrutture sociali. Abbiamo puntato sul welfare familiare che ha scaricato sulle donne tutto il lavoro di cura. Ora bisogna fare un balzo strutturale. Più che alla contribuzione bisogna pensare a crescere nelle strutture sociali». 

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