Intelligenza Artificiale: tante opportunità di lavoro, poche donne?

Intelligenza Artificiale: tante opportunità di lavoro, poche donne?
di Sonia Montegiove
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Martedì 23 Marzo 2021, 08:45

Intelligenza artificiale, ovvero un mercato da 300 milioni di euro in crescita del +15 per cento rispetto al 2019, secondo l’Osservatorio Artificial Intelligence 2021 del Politecnico di Milano, e un aumento del PIL legato alla introduzione di questa tecnologia emergente che, secondo studi di PWC, potrebbe essere pari a un +26 per cento mondiale entro il 2030. A fronte di tante opportunità, però, sono ancora troppo poche le donne presenti nel settore, come sottolineato anche dal Gender Diversity in AI Research, che mostra un 13,8 per cento soltanto di ricercatrici nel settore.

Rita Cucchiara, un esempio di esperta italiana in AI

Tra le maggiori esperte di Intelligenza Artificiale d’Italia Rita Cucchiara, ordinaria del Dipartimento di Ingegneria "Enzo Ferrari" dell’Università di Modena-Reggio Emilia, direttrice del Laboratorio nazionale di Intelligenza artificiale del CINI e autrice di oltre 450 lavori scientifici su visione artificiale e machine learning. A lei abbiamo chiesta cos’è l’Intelligenza Artificiale.

“L’AI è una tecnologia informatica all’avanguardia, che dopo decenni di ricerca sta portando a risultati concreti, permettendo di progettare servizi, sistemi e macchine capaci di percepire e riconoscere il mondo (da immagini, sensori, testi, voci...), apprendere dai dati e sviluppare modelli di riconoscimento oltre che compiere azioni, siano esse fisiche (come un robot capace di riconoscere, afferrare e muovere oggetti) o virtuali (come i sistemi di raccomandazione di Amazon o di Google)”.

Un recente Report 2020 dell’Unesco dal titolo “Artificial intelligence and gender equality”, mette in guardia sul fatto che “gli algoritmi e i sistemi di intelligenza artificiale hanno il potere di diffondere e rafforzare stereotipi e pregiudizi di genere, che rischiano di emarginare le donne su scala globale”. Ma l’Intelligenza Artificiale, se impiegata nel modo giusto, potrebbe anche favorire la parità di genere. Esistono dei progetti interessanti ai quali guardare?

"Di progetti ne stanno nascendo pian piano perché anche le grandi multinazionali hanno capito l'importanza delle donne nel lavoro e della parità nei sistemi.  A livello della ricerca, un mondo che conosco meglio, dappertutto stanno nascendo workshop, agevolazioni, e possibilità per supportare le donne (che però devono essere capaci e competenti come gli uomini, nessuna scorciatoia intellettuale). Nel mondo imprenditoriale non ho ancora progetti evidenti sotto gli occhi ma sicuramente tutte le aziende stanno attuando programmi per favorire l'inserimento delle donne nei team tecnologici. Finalmente sento sempre meno spesso colleghi ingegneri maschi scherzare sul fatto che “le donne creano turbolenza o problemi in ufficio”. Vi giuro l’ho sentito come un mantra per decenni…"

Quanto c'è di vero intorno alla convinzione che l’Intelligenza Artificiale stia "rubando" posti di lavoro?

"Niente di vero, piuttosto credo molta disinformazione e molti pregiudizi. L’Intelligenza Artificiale sta già da alcuni anni trasformando profondamente il lavoro, fornendo aiuti inimmaginabili agli esperti (si pensi per esempio ai sistemi assistiti dal machine learning di diagnosi medica) e ai non esperti (come i sistemi di Robot Process Automation, termine che designa i servizi digitali per la gestione dematerializzata dei documenti, i suggerimenti linguistici anche solo nelle mail e molto altro), ai progettisti (come le reti generative), agli analisti finanziari e tanto ancora. Probabilmente sostituirà lavori a basso carico intellettuale, come con carrelli a movimento autonomo o call center con chatbot sempre più sofisticati, ma avrà sempre bisogno di nuove competenze. A breve termine, nel 2025, il World Economic Forum prevede un cambiamento con un saldo positivo: per ogni lavoro perso se ne guadagnerà più di uno. Si prevedono, infatti 93 milioni di nuovi posti di lavoro, soprattutto in ambito tecnologico e del business, a fronte degli 83 milioni destinati a scomparire grazie all’automazione. È importantissimo che le nuove generazioni si preparino al cambiamento e l'educazione dei giovani nel mondo tecnologico è anche uno degli obiettivi dell’Unicef. È altrettanto importante che le generazioni meno giovani imparino la flessibilità e un re-skilling tecnologico".

Perché così poche donne lavorano nel settore dell’AI? Come colmare questo gap?

"Purtroppo è verissimo: le donne nel settore IT in generale e ancor di più in AI sono poche. Poche nelle università, nelle aziende, nelle startup e non solo in Italia ma in tutto il mondo, anche nei grandi colossi informatici. Quali sono i problemi? Sicuramente uno status quo sedimentato che rende complessa la scalata manageriale e decisionale alle donne. Alle donne si richiede di fare, si riconosce la competenza e la tenacia ma alla fine decidono ancora gli uomini. Questo è indubbio. I venture capitalist sono tutti uomini e supportano maggiormente l'imprenditoria del proprio sesso, anche su questo dubbi non ce ne sono. Non metterei nelle cause la scarsa predisposizione delle donne alla materia. Sappiamo dalle scuole superiori che le ragazze sono bravissime in matematica, in logica e in comprensione verbale, che sono i requisiti più importanti per un buon informatico. Forse è scarsa l'educazione al fascino della tecnologia e ancor di più scarso è l'appoggio delle famiglie che preferiscono vedere le figlie avvocato, medico o economista, ma non riescono a superare la soglia della parola ingegnera. Dobbiamo avvicinare le ragazze e mostrare l’oggettivo fascino creativo, sociale oltre che imprenditoriale dell'Intelligenza Artificiale verso una economia sostenibile e centrata sul bisogno delle persone. Sono temi che devono diventare universali e che non hanno genere. Soprattutto, purtroppo, si chiede sempre e solo alle donne di dare un contributo per la parità di genere: mille convegni spesso inutili in cui le donne si parlano da sole, quando ci sarebbe bisogno di vedere sempre di più uomini interessati all'argomento".

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