Golda Meir, la lady di ferro d'Israele che affrontò le sfide più dure. Fu definita "il miglior uomo al governo"

Golda Meir, la lady di ferro d'Israele che affrontò le sfide più dure. Fu definita "il miglior uomo al governo"
di Alessandra Necci
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Giovedì 6 Maggio 2021, 06:42 - Ultimo aggiornamento: 10:45

«Quando una donna vuole non solo partorire e allevare figli, ma essere qualcuno è dura. Lo so per esperienza personale. Sei al lavoro e pensi ai figli che hai lasciato a casa; sei a casa e pensi al lavoro che non stai svolgendo. Si scatena una lotta dentro di te». Sono parole di Golda Meir, straordinaria donna politica israeliana, che pure David Ben-Gurion ha definito «il miglior uomo al governo», mentre altri avevano ribattezzato «lady di ferro».

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MATRIARCA
Vista in foto, Golda sembra più che altro una matriarca di stampo biblico, con la crocchia grigia di capelli, gli occhi intelligenti e malinconici, il naso che spicca sul volto, le rughe profonde, le scarpe ortopediche. Alcuni, infatti, l'hanno chiamata «la nonna d'Israele». Ma l'apparenza non deve ingannare, la signora è dotata di una tempra d'acciaio. Nel film di Steven Spielberg, Munich, che narra la tragica vicenda delle Olimpiadi di Monaco del 1972, durante le quali furono presi in ostaggio e uccisi atleti e allenatori israeliani da un commando palestinese, Golda si scorge per poco tempo. lei, tuttavia, che nel film ordina l'operazione segreta poi nota come Collera di Dio, in base alla quale i terroristi devono essere uccisi a uno a uno.
Nata il 3 maggio 1898 a Kiev, in Ucraina, Golda si chiama in realtà Mabovic o Mabovitz. Nel 1955 Ben Gurion, fondatore di Israele, le attribuirà il cognome Meir, che vuol dire illuminato. La sua famiglia è povera: il padre è carpentiere, la madre casalinga, alcuni figli muoiono piccoli. Essere socialisti ed ebrei nella Russia dei pogrom non è facile. Nel 1903, il padre emigra negli Stati Uniti e la famiglia lo raggiunge, andando a vivere nel Wisconsin, a Milwaukee. Per Golda, che ha otto anni, si tratta di uno straordinario cambiamento. «L'America che ho conosciuto io - dirà - è un posto dove gli uomini a cavallo proteggono i cortei di lavoratori». Rimarrà molto affezionata agli Stati Uniti, di cui conserverà una visione permeata dallo spirito pioneristico di libertà e meritocrazia. Va a scuola, impara in fretta l'inglese, a quattordici anni si sposta a Denver dalla sorella maggiore.


SIONISMO
Alla fine del 1917 sposa Morris Meyerson, quindi si iscrive all'università e insegna in una scuola Yiddish; si interessa sempre più al sionismo, al femminismo, alla politica e al socialismo. Convince il marito a emigrare in Palestina nel 1921 e va a vivere in un kibbutz (come è noto, si tratta di un'associazione di lavoratori con proprietà in comune, lavoro obbligatorio e regole di tipo solidale). Ripenserà a quella fase come la migliore della sua vita; tuttavia deve poi trasferirsi a Gerusalemme perché Morris si è ammalato ed è nato il figlio Menahem. Nel 1926 viene al mondo la figlia Sarah. La Meir intanto diventa Tesoriere dell'Ufficio Generale della Federazione, quindi Segretario del Women's Working Council. Nel 1930 entra a far parte del Partito dei lavoratori israeliani. Durante la Seconda Guerra Mondiale si occupa dei profughi ebrei che vogliono emigrare clandestinamente in Palestina; subito dopo viene messa a capo del dipartimento politico dell'Agenzia Ebraica per la Palestina e delegata della World Zionist Organisation.
Quando, il 14 maggio 1948, nasce lo Stato di Israele, Golda è coloro che hanno firmato la Dichiarazione di Indipendenza. «Appena firmato, scoppiai a piangere», dice ripensando all'Indipendenza americana studiata a scuola. Il suo impegno per Israele cresce; il matrimonio non regge di fronte al fatto che la politica, per lei, è al primo posto. Il marito morirà di infarto nel 1950 e per lei sarà un grande dolore, aumentato da un certo senso di colpa. Golda si sposta a Mosca come ambasciatore di Israele, poi nel 1955 viene eletta nel primo Parlamento israeliano e diviene Ministro del lavoro di Ben Gurion. Viene quindi mandata a dirigere gli Esteri ed è lei ad affrontare la crisi del canale di Suez. Ammalatasi, lascia gli Esteri, ma viene eletta Segretario generale del partito, quindi il 17 marzo 1969 Primo ministro di Israele. Carismatica, sanguigna, determinata, dotata di fortissima personalità e tagliente ironia, suscita plausi e dissensi. Molto vicina agli Usa e a Richard Nixon, favorisce l'immigrazione degli ebrei statunitensi; poi si trova ad affrontare la drammatica vicenda delle Olimpiadi di Monaco; quindi a gestire nel 73 l'attacco dello Yom Kippur da parte di Egitto e Siria. Israele sulle prime si trova in difficoltà, poi riesce a uscire dall'impasse; tuttavia le gravi critiche costringono Golda a dimettersi.


L'EPILOGO
La Meir tiene un ultimo discorso a Washington alla fine del 73, quindi decide di uscire di scena e ritirarsi a vita privata. Si dedica ai nipotini, alla stesura della propria storia, vede pochi amici. Muore l'8 dicembre 1978. Fra le molte frasi da lei pronunciate, una dice: «Io, quando so di poter cambiare le cose, divento un ciclone. E, quasi sempre, riesco a cambiarle. Ma quando so di non poter far nulla, mi rassegno». Una donna della sua statura e forza, tuttavia, ha contribuito a cambiare molte cose e raramente si è rassegnata.

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