Cristina Pozzi, Ceo di Treccani Futura: «Ragazze, con videogiochi e coding il futuro sarà vostro»

Cristina Pozzi, Ceo di Treccani Futura: «Ragazze, con videogiochi e coding il futuro sarà vostro»
di Maria Lombardi
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Sabato 3 Settembre 2022, 08:36 - Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 16:00

«E perché no?». Ce lo chiedere sempre, ogni qual volta inciampiamo in un dubbio, in una paura che nasconde pregiudizi, in un pensiero che frena. «Questa domanda soprattutto per le ragazze dovrebbe essere un mantra, un esercizio per liberarsi dai bias di cui è intrisa la cultura che respiriamo. L'approccio del perché no? servire ad uscire dalla zona di comfort semmai ci sentiamo intrappolati in una visione di genere e non ce ne rendiamo conto. Mette in crisi i nostri preconcetti, allarga l'orizzonte».
Educazione al futuro. Chi meglio di Cristina Pozzi può insegnare come giocare d'anticipo con il tempo e tenere il domani a portata di mano. Da metà luglio, a 40 anni, è ceo di Treccani Futura, polo di formazione online nato nel 2021 con l'acquisizione, da parte dell'Istituto dell'enciclopedia italiana, di Impactscool, startup fondata da Cristina Pozzi e Andrea Dusi. È Young Global Leader del World Economic Forum (2019-2024), tra le 40 European Young Leader 2020. Da Milano a Verona, dall'economia (laurea alla Bocconi) agli studi di filosofia, sempre inseguendo pensieri nuovi. Guardano lontano anche i suoi libri, Benvenuti nel 2050. Cambiamenti, criticità e curiosità (editore Egea) e l'ultimo After. Il mondo che ci attend (Bompiani), di cui è co-autrice con Andrea Drusi, e il podcast Casual Future.
Quali progetti ha per Treccani Futura? che ha avuto recentemente un aumento di capitale di 7,65 milioni di euro?
«Con il recente aumento di capitale di 7,65 milioni di euro puntiamo a un numero maggiore di utenti, lanceremo una serie di nuove linee, soprattutto per gli universitari. Ci rivolgiamo al target specifico under 30, dal giovane lavoratore all'università e agli studenti che ancora frequentano la scuola. Vogliamo offrire, una fase di vita, strumenti utili per l'orientamento e la formazione che consentano ai giovani di capire le tendenze in atto così secondo da fare al meglio il percorso didattico e diventare protagonisti nel mondo che cambia».
Qual è stato il percorso che l'ha portata ad essere considerato un leader del futuro?
«Mi occupavo di consulenza strategica a Milano, in una società multinazionale, un lavoro che mi piaceva. Un giorno Andrea Drusi, che era il mio capo, mi ha detto: perché non vieni a prendere un caffè, ho qualcosa da proporti. Aveva un'idea imprenditoriale e mi ha coinvolta. Gli ho detto subito sì e ho imparato a uscire dalla comfort zone. Siamo partiti nel 2006 con una start up di servizi prepagati come gift card e gift box. Mi sono trasferita a Verona, in 10 anni siamo arrivati ​​ad avere un giro affari da 40 milioni di euro e 80 colleghi. Un percorso di crescita pazzesco. Poi abbiamo venduto la società a Smart box. Arrivati ​​in fondo abbiamo sentito l'esigenza di alzare lo sguardo, di cercare qualcosa che avesse un impatto positivo, che lasciasse un segno».
Ed è nata Impactscool, un'organizzazione dedicata all'educazione al futuro, poi divenuta Treccani Futura.
«Abbiamo deciso di dedicarci alle attività formative nelle scuole e nelle università con l'intento di fornire ai più giovani le competenze necessarie per affrontare il futuro e di portare, anche in Italia, una riflessione più strutturata sugli scenari innovativi. Ci siamo resi conto che da noi c'era una scarsissima supremazia dei cambiamenti e dei nuovi paradigmi».
Come si educa al futuro?
«L'educazione al futuro è fatta di diversi elementi. Siamo tutti capaci di pensare al futuro, è naturale. Ma a scuola, ad esempio, si parla poco del modo in cui lavora il cervello quando si tratta di cosa fare domani. Tante volte siamo vittime di pregiudizi, di pregiudizi. Dobbiamo imparare a osservare meglio la realtà intorno a noi, educarci a una consapevolezza del presente, riconoscere i sintomi di un cambiamento, non fermarsi al mainstream. Se avessimo osservato i ragazzi con una sensibilità maggiore avrebbe capito che sarebbe arrivata una Greta a dirci: ci state rovinando il futuro».
Donne e futuro, cosa immagina?
«Sono convinta che tra 20, 25 anni in Paesi di stampo culturale similitudine al nostro non staremo più a discutere di parità di genere. Esistono ancora pregiudizi in noi donne che rallentano questo percorso. Non sfruttiamo a pieno le nostre potenzialità perché non ci rendiamo conto dei pregiudizi di cui è intrisa la nostra cultura. E quell'immagine stereotipata che abbiamo in testa determinate tante volte le nostre scelte. Dobbiamo invece esercitarci ad aprire più opzioni, a chiederci perché non posso fare quella scelta?».
Come possono allenarsi al futuro le ragazze?
«Il primo esercizio che consiglierei alle ragazze è giocare ai videogiochi. E poi avvicinarsi al digitale e al coding, mondi ancora molto maschili a cui provare adarsi perché stimolano anche la capacità di progettare».
I talenti del futuro?
«Flessibilità, velocità e pensiero critico. A volte ci poniamo le domande sbagliate. Non dobbiamo chiederci se l'intelligenza artificiale dominerà il mondo. Per capire quali sono i pericoli dal punto di vista etico che gli avanzamenti tecnologici si portano dietro servono un pensiero critico».

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