«Io sono qui. Giuliana Traverso», un docufilm celebra la fotografa delle donne

Giuliana Traverso in una scena del docufilm "Io sono qui"_ credits Courtesy of Press Office
di Gustavo Marco Cipolla
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Venerdì 29 Aprile 2022, 13:26

L’arte fotografica per scardinare gli stereotipi sull’universo femminile. Le immagini come strumento eclettico di una ribellione, interiore ed esteriore, che senza fare rumore restituisce dignità sviscerando esperienze vissute che hanno lasciato un segno indelebile nella storia. Sarà presentato il primo maggio, nel corso del Festival internazionale della Street Photography di Roma, il docufilm “Io sono qui. Giuliana Traverso”, la fotografa delle donne che per cinquant’anni ha insegnato ad andare oltre i tabù e i pregiudizi. Il cortometraggio, nato da un’idea di Samuele Mancini, uno degli ultimi stampatori dell’autrice che lo ha diretto insieme a Matteo Garzi, vanta la produzione di Safiri Film ed è distribuito da Kahuna Film.

 

Lo short movie è stato selezionato al Los Angeles Italian Fashion Film Festival 2022, che si svolge sull’incantevole Hollywood Boulevard, e svela l’estro visionario dell’artista narrando il suo percorso umano e professionale che, con uno sguardo fresco e anticonformista, ha saputo ritrarre i mille volti dell’Italia a partire dal secondo dopoguerra. Traverso ha avuto l’intuizione, la determinazione e la capacità di anticipare tematiche contemporanee come il gender gap e la discriminazione di genere puntando sull’educazione rivolta all’introspezione, in un cammino di crescita personale.

Nel 1967-68, a Genova, fondò “Donna Fotografa”, la prima scuola di fotografia al mondo per sole donne che mise in discussione il sistema maschilista imperante, aiutando centinaia di ragazze ad avere una maggiore consapevolezza delle loro potenzialità mediante i suoi insegnamenti. Malgrado i diversi volumi pubblicati e i numerosi scatti d’epoca appartenenti a collezioni mondiali di pregio, il suo nome non appare quasi mai nelle più importanti e celebri retrospettive dell'ultimo decennio. Così, l’opera filmica ha l’intento di colmare un vuoto che si è protratto per troppo tempo, restituendole quell’essenziale funzione di “maestra” che è riuscita a guidare le nuove generazioni verso una tacita battaglia fatta di creatività. «Ci siamo conosciuti nel 2010 in occasione del Fabriano Photo Festival al quale partecipavo come autore emergente. - spiega Mancini, che ha già in programma la lavorazione del lungometraggio - Nel 2016 Giuliana mi chiamò come suo stampatore e fu proprio in quel periodo che mi resi conto della potenza espressiva delle sue immagini, di quanto materiale di altissimo valore avesse scartato negli anni. Lei fotografa e stampatrice analogica, io fotografo e stampatore digitale: abbiamo unito i due approcci in un'unica voce, quella profonda contenuta nel suo archivio».

La breve pellicola celebrativa, ad un anno dalla scomparsa e della durata di 11 minuti, mescola documentario, fiction e repertorio per riviverne la genialità con l’interpretazione dell’attrice Lisa Ghilarducci, che porta lo spettatore ad immergersi nell'orizzonte visivo, e senza limiti, di Traverso. Accanto alla kermesse statunitense, il docu è stato scelto dalla manifestazione “One Earth Awards”, nella sezione dedicata, ed è stato realizzato grazie alla collaborazione di Orietta Bay, assistente di Giuliana Traverso che ha ereditato il suo patrimonio archivistico mettendo a disposizione le opere. All’iniziativa ha aderito pure il “Mu.Ma- Musei del Mare e delle Migrazioni” del capoluogo ligure. «Devo a Giuliana buona parte del mio approccio non solo alla fotografia, al cinema e alla stampa, ma alla vita stessa. Come lei faceva, anche io, oggi, provo ad avere il coraggio di innamorarmi follemente di visioni, forme, idee e sogni rispettando questo innamoramento. La sua è stata una rivoluzione silenziosa ed io, attraverso il corto biografico, voglio raccontarla», chiosa l’ideatore e regista.

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