Europei femminili di calcio, i gol delle Azzurre dal professionismo alla tv

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di Maria Lombardi
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Sabato 9 Luglio 2022, 12:38 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 18:10

A 13 anni Katia Serra giocava in serie B, centrocampista del Bazzano. «A quel tempo non c'erano settori giovanili nel calcio femminile. Ero una bambina in mezzo alle adulte, rischiosissimo. A 15 anni ho avuto il mio primo infortunio al ginocchio, mi sono rotta di tutto». Nella sua lunga carriera, «ho lasciato a 38 anni», tanti successi: 22 partite in nazionale, uno scudetto, tre Coppe Italia, una Supercoppa italiana e una Italy Women's Cup. Ma anche tante cicatrici. «Ho subito sei gravi interventi, non c'erano tutele e ho pagato tutto di tasca mia. Era il calcio delle pioniere». Trasferte in nave, partenza alle 4 del mattino per le partite, viaggi in pullman di 5 ore e poi rientro in giornata, addosso roba da maschi, «nessuna azienda aveva una linea femminile». Gol su gol, e nessuno che ricordasse il nome di una calciatrice che oltre a segnare doveva fare anche un lavoro perché di imprese sportive non si viveva.
LA SVOLTA
Un'altra epoca. Le Azzurre che domani debuttano agli Europei di calcio femminile contro la Francia festeggiano i primi contratti da professioniste (quelli di Daniela Sabatino e Sofia Cantore, depositati 8 giorni fa). Rai e Sky trasmettono le partite, Sara Gama, Barbara Bonansea e le altre sono celebrità, il tifo tricolore adesso è tutto per loro, con la squadra di Mancini fuori dal Mondiale. Prima donna a commentare una finale degli Azzurri, agli Europei dello scorso, e sempre prima commentatrice degli under 21, sindacalista e docente di Modelli di gestione del calcio femminile all'università San Raffaele di Roma e Milano, Katia Serra seguirà gli incontri della Uefa Women's Euro 2022. «Ho avuto il privilegio di commentare la finale di Wembley degli Azzurri e sarò anche alla finale di questi Europei. Con Simona Orlandi, per la Rai, racconterò le gesta azzurre in pre-partita, nell'intervallo e nel post gara. Mi auguro che ci saranno tanti italiani davanti alla televisione».
La squadra Rai in Inghilterra è tutta al femminile, con Donatella Scarnati team leader di un gruppo che comprende anche Tiziana Alla e Carolina Morace, che commenteranno le partite, Simona Rolandi e Katia Serra che le introdurranno dal presentation studio sul campo, e da Alessandra D'Angiò e Sara Meini che si divideranno bordocampo e interviste: il coordinamento giornalistico, infine, sarà di Annalisa Bartoli. E stasera sarà trasmesso su Rai1 il documentario Azzurro Shocking, come le donne si sono riprese il calcio. La storia di un'avventura iniziata più di un secolo fa verrà raccontata dalle Azzurre più amate, dal ct Bertolini e del capo delegazione della Nazionale femminile Cristiana Capotondi.
Katia Serra, che Europei ci aspettano? «C'è la consapevolezza che non partiamo favorite in un torneo che sarà equilibrato e molto difficile. A livello mondiale c'è il dominio delle statunitensi, ma in Europa ci sono le squadre più forti. L'Italia è in un girone importante dove sulla carta noi e la Francia siamo date in vantaggio. La nostra Nazionale è in grande crescita, dal Mondiale di Francia in poi le ragazze hanno acquisito esperienza internazionale. Sono determinate, in buona forma atletica, si conoscono bene in campo e anche fuori. Basta ricordare che 14 delle Azzurre in Inghilterra erano al mondiale in Francia. Ma ci sono nazioni molto forti come l'Inghilterra, la Svezia, la Spagna, l'Olanda e la Germania».
LE CONQUISTE
Le Azzurre hanno conquistato la prima serata in tv e forse saranno loro a far battere il cuore dei tifosi in assenza di altre emozioni tricolore dopo l'eliminazione della Nazionale maschile ai Mondiali. «Quando scendono in campo Azzurri e Azzurre il paese tifa, non si guarda chi gioca ma il fatto che c'è una maglia dell'Italia in gara. Spero che la nazionale della Bertolini sia molto seguita come è successo in Francia, il fatto che mancheranno le emozioni azzurre al maschile farà innamorare molti appassionati di calcio delle Azzurre». Questi sono gli Europei da professioniste, una svolta per le calciatrici. «È stata una rivoluzione, se penso al periodo in cui giocavo io, dal 1986 al 2010. Tutto era lasciato all'intraprendenza personale. Era un calcio di passione, senza diritti e tutele. Se siamo arrivati a questo punto è grazie alla resilienza delle pioniere che hanno passato questo testimone di generazione in generazione. Tutte noi giocavamo in serie A e nazionale ma contemporaneamente lavoravamo perché il calcio non ti garantiva il presente e nemmeno il futuro». Per le bambine esistevano solo Maradona e Platini, nessun role model femminile. Cosa rappresenta l'ingresso nel professionismo? «Vivere il calcio come un lavoro - spiega Serra - maturare contributi pensionistici, avere assistenza sanitaria e infortunistica, la certezza dello stipendio. È vero che i costi per i club aumentano ma le calciatrici adesso sono un asset e i loro trasferimenti possono essere monetizzati». Un gol storico, per le calciatrici. E adesso tutte in campo per la prima sfida.
 

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