Il libro-manifesto di Giovanna Melandri sulla impact economy: «Ecco come ripartire», è stata la prima a introdurre in Italia questo concetto

Il libro-manifesto di Giovanna Melandri sulla impact economy: «Ecco come ripartire», è stata la prima a introdurre in Italia questo concetto
di Franca Giansoldati
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Martedì 17 Gennaio 2023, 18:27 - Ultimo aggiornamento: 18:28

E' stata in assoluto la prima donna in Italia a parlare sistematicamente di Impact Economy in tempi non sospetti, quando il concetto – oltre dieci anni fa - era praticamente ancora inesplorato a livello politico e imprenditoriale. Certamente ben prima che divenisse uno degli elementi centrali dei dibattiti e delle riflessioni bipartisan di questo periodo storico, conseguenti agli effetti della crisi pandemica e finanziaria. «Quando ne parlavo sembrava ostrogoto ai miei interlocutori». Giovanna Melandri, storica presidente di Human Foundation, non ha mai smesso di occuparsi di economia nonostante il lungo percorso politico che l'ha portata ad essere deputata, ministra e poi presidente del Maxxi. Già allieva dell'economista Federico Caffè ha ben pochi dubbi sul fatto che l'Occidente si trova di fronte a una sfida difficilmente eludibile se vuole mitigare gli effetti del turbo-capitalismo sulle persone, sulla natura, sul pianeta, sulle relazioni umane. «Bisogna coinvolgere le migliori energie del capitalismo nella sfida trasformativa del mondo, nella direzione di una maggiore giustizia sociale e ambientale. È dall’economia, dalla finanza, dagli spiriti innovativi e imprenditoriali che bisogna ripartire» spiega anticipando i contenuti di un saggio appena dato alle stampe – una sorta di manifesto – intitolato “Come Ripartire” (con Isabella Guanzini, edito dal Melangolo).

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«Sicurezza, protezione, benessere stanno diventando parole sempre più interne anche al mondo della finanza e dell’economia. Veniamo da decenni di cultura liberista e individualista in cui finanza e impresa hanno agito in un orizzonte di dittatura del profitto e di nichilismo. due sole dimensioni hanno contato davvero: il rischio, da limitare al massimo, e il rendimento da massimizzare, costi quel che costi. Cosa produrre, quanto guadagnarci. Punto. Oggi più che mai va incorporata una terza dimensione: l’impatto complessivo generato. Qual è l’obiettivo intenzionale di un investimento o di una produzione? Per cosa? Per chi? Per ottenere quale cambiamento?»

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Melandri tratteggia la impact revolution: vale a dire una rivoluzione gentile che pone al centro della generazione del valore non più la massimizzazione del profitto, ma piuttosto l’impatto complessivo generato. Non si delega quindi più al pubblico la responsabilità di rendere i territori dei luoghi migliori in cui vivere, ma si coinvolgono fondi, industrie, imprese attraverso strumenti misurabili che producono anche un reddito. «Si responsabilizza il capitalismo ad autoriformarsi, a trovare strumenti concreti di contrasto all’ingiustizia sociale e all’ecocidio». 

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Nel libro-manifesto Melandri scrive: “Per generare il cambiamento profondo che serve non possiamo che dotarci di una lente a tre dimensioni: a quelle tradizionali del rischio e del rendimento finanziario bisogna aggiungere, in maniera strutturale, definitiva e universale quella dell’impatto generato, sia ambientale che sociale, una tripla elica, dunque: rischio-rendimento-impatto. 

«Nella rivoluzione impact – scrive ancora Melandri - il dare e l’avere della partita doppia (inventata, ricordiamolo, da Luca Pacioli, frate matematico italiano a Venezia nel XVI secolo) aggiornata poi nel secondo dopo guerra deve prevedere strutturalmente meccanismi di rendicontazione integrati con l’impatto.

ecco perché da anni è partita una iniziativa estremamente importante promossa dal gsg con impact Management Project e la Harvard Business school, a cui stiamo lavorando in molti e coordinata da George Serafeim; la Impact Weighted Accounts Initiative, il cui obiettivo è definire per ogni settore produttivo degli indici globali per misurare l’impatto reale delle imprese». 

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Nei primi anni di lavoro di Human Foundation, nel 2009, questi concetti venivano percepiti lontani, incomprensibili. anche nel mondo politico. «Era come parlare ostrogoto». Oggi a suo parere occorre tenere alta la guardia contro il fenomeno del washing e perfezionare gli strumenti di controllo dell’integrità impact. 

Una visione che va in parallelo all'azione impressa da Papa Francesco con le sue encicliche Laudato Sì e Fratelli Tutti. In questi documenti magisteriali il pontefice ha tratteggiato un ordine di mercato più responsabile. Incoraggiando la trasformazione dei soggetti che operano nel sistema economico e finanziario, cercando di coinvolgerli e sensibilizzarli. Il futuro della terra, del resto, è qualcosa che ha a che fare con tutti, nessuno escluso. Fino a tempi recenti, si era pensato che sarebbe bastato aumentare la ricchezza, aumentare il reddito nazionale e di fatto il mercato avrebbe poi corretto tutto. Purtroppo non è accaduto così.

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