La lunga marcia delle donne del vino: «Noi protagoniste dell'innovazione»

Daniela Mastrobernardino, presidente delle Donne del vino
di Barbara Sgarzi
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Sabato 18 Febbraio 2023, 20:53

Sempre più impegnate, non solo nell’accoglienza e nella comunicazione, ma in prima linea in vigna e in cantina. Protagoniste dell’innovazione e della narrazione delle etichette italiane, anche all’estero, in un settore che solo pochi anni fa era considerato ancestralmente maschile, le donne del vino hanno scardinato negli ultimi anni molti pregiudizi. «Ho cominciato a lavorare negli anni 90, quando eravamo ancora poche in ruoli di rilievo. In questi tre decenni molto è cambiato. La presenza femminile è trasversale in tutta la filiera, anche se non significa che si sia raggiunta una piena parità di genere», ricorda Daniela Mastrobernardino, amministratore ed export manager di Terredora, neoeletta al vertice dell’Associazione Nazionale Donne del Vino. Subentrata alla toscana Donatella Cinelli Colombini, che ha portato le socie a superare le mille unità ed è stata pioniera delle donne in cantina, con un team tutto al femminile quando ancora non era comune, sottolinea che se tanta strada è stata fatta, molta ancora resta da fare.

I DATI

Secondo i dati Eurostat 2017, il 37% della forza lavoro agroalimentare è femminile, una azienda agroalimentare su cinque è condotta da una donna, ma le titolari guadagnano il 6% in meno rispetto ai colleghi maschi. Un’indagine condotta dall’Università di Siena in collaborazione con Le Donne del Vino e Unione Italiana Vini e presentata a Wine2Wine nell’ottobre 2021 conferma: l’80% di chi lavora nei servizi legati all’azienda vinicola (come enoturismo e ristorazione) è donna, lo stesso per le funzioni amministrative o commerciali. Le responsabili di cantina, anche se in aumento, sono ancora una minoranza. E il gender gap si fa più evidente parlando di salari, più bassi per le donne, e di sostegno alla vita privata: nel periodo 2018-2020, il 7,6% delle lavoratrici del settore, quando ha avuto un figlio, ha rinunciato a un avanzamento di carriera o ha chiesto il part time. Ma le donne in vigna e in cantina procedono la lora marcia inarrestabile: è donna (e giovane) Olga Fusari, l’enologa di Ornellaia, per citare uno dei marchi più amati in Italia e all’estero. Così come Micaela Pallini, presidente di Federvini. E dando un’occhiata in Francia, si scoprono donne le chef de cave di grandissime Maison come Krug e Perrier-Jouët. Nei fatti, le giovani generazioni sembrano aver superato ogni divisione. «Resto stupita quando mi chiamano a parlare a eventi incentrati sulle donne in vigna. Francamente, non penso sia più un tema», sottolinea Valentina Di Camillo, della Tenuta I Fauri, in Abruzzo. «Credo che la distanza di un tempo si sia notevolmente ridotta»

E conferma l’attitudine innovatrice delle donne che lavorano nel vino: più attente al biologico e alla sostenibilità, sempre aperte alla sperimentazione. «Da qualche anno, con mio fratello Luigi abbiamo creato un laboratorio, uno spazio aperto alle prove, alle intuizioni, ai ripensamenti, agli errori. Stiamo producendo un ancestrale di Pecorino, Le Belle, un Montepulciano rifermentato in bottiglia e aspettiamo i risultati di un Pecorino attualmente in macerazione». Conferma Marina Perinelli di Casale della Ioria, signora del Cesanese del Piglio, autoctono laziale sul quale l’azienda punta da sempre anche quando, negli anni 80, tutto il mondo rivolgeva lo sguardo ai vitigni internazionali. Il fiore all’occhiello oggi è il Superiore Torre del Piano, ma c’è spazio per apprezzate novità come il Cesanese rosé spumantizzato. «Mi ritengo fortunata perché, anche se non faccio parte delle giovani generazioni, io e i miei fratelli siamo sempre stati trattati alla pari, che ci fosse da guidare il trattore o da potare le vigne. In azienda molti operai specializzati sono donne; più rapide e flessibili a comprendere le innovazioni, ad esempio pe rle tecniche di potatura, hanno grandi doti di sensibilità e precisione. Alla ulteriore crescita nel settore vedo solo due ostacoli: il primo riguarda i limiti che, a volte, ci poniamo da sole. Il secondo, indubbiamente, ha a che fare con il welfare, che dovrebbe sollevare maggiormente dalla cura dei figli e della famiglia».

LE FAMIGLIE

Proprio la famiglia gioca un ruolo importante: è lì che si iniziano a definire gli equilibri delle aziende del futuro, e sempre più realtà stanno passando di mano di madre in figlia. Citandone solo alcune, Elena Walch, in Trentino, ha lasciato i comandi alle figlie Julia e Karoline. Tornando in Lazio, Merumalia, nel cuore del Frascati, è a trazione femminile, con la giovane Giulia Fusca alla guida, insieme alla madre e alle sorelle. In Maremma Fattoria Le Pupille, 450mila bottiglie prodotte e 85 ettari di vigneto concentrati sul Sangiovese, procede con la guida di Elisabetta Geppetti e della figlia Clara Gentili, così come le etichette marchigiane di Angela Velenosi con la figlia Marianna. Un’evoluzione professionale e sociale che passa, anche, attraverso una visione internazionale, come ha promesso Mastrobernardino per le Donne del Vino: “Stiamo già lavorando a un network internazionale con associazioni come la nostra, di donne professionalmente impegnate nel vino; un’ottima opportunità di confronto e collaborazione.”

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