Donne al top, la corsa premia le manager: cresciute più degli uomini

Donne al top, la corsa premia le manager: cresciute più degli uomini
di Maria Lombardi
4 Minuti di Lettura
Sabato 26 Febbraio 2022, 18:37 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 08:26

Donne al top, è l'ora del sorpasso. Le manager spingono sull'acceleratore e crescono più dei colleghi. La pandemia non ha fermato la corsa delle dirigenti, anzi la ripresa le vede sempre di più nel ruolo di protagoniste. Certo, siamo ancora molto distanti dalla parità, e soprattutto l'Italia non va veloce come il resto del mondo con un numero di amministratrici delegate decisamente basso. Si avanza ma non allo stesso modo in tutti i settori, alcuni puntano più di altri sull'inclusione. Comunque sia, come segnalano diversi report, a trascinare la crescita sono le donne. Basti pensare che, secondo i dati di Manageritalia, la federazione nazionale dei dirigenti, il bilancio 2020 si è chiuso con un segno più per le manager e un meno per i colleghi e l'anno successivo, nel terziario, la crescita femminile è a due cifre mentre quella maschile a una sola.
LA FOTOGRAFIA
Cominciamo dal bilancio di tutte le aziende, ecco che si nota un deciso balzo in avanti delle donne ai vertici. La fotografia è scattata da Manageritalia sui dati dell'Inps. Se nel 2019 i dirigenti erano 94.332 e le dirigente 21.116, nel 2020 aumenta la schiera di queste ultime del 4,9% mentre diminuisce dello 0, 37% il numero degli uomini. Un sorpasso (almeno nella crescita) che fa ben sperare, anche se non va dimenticato che la percentuale delle dirigenti italiane è ancora ferma al 19,1%. Nel terziario va ancora meglio, nel 2021 - sempre secondo i dati della federazione dei dirigenti italiani - l'avanzamento delle donne è a doppia cifra (11%) contro il 6% degli uomini. E nel complesso la quota femminile è del 21%.
«Il fatto che ad aumentare tra i dirigenti siano state le donne non è altro che la conferma dei fenomeni in atto: nella dirigenza si vedono uscire coorti quasi esclusivamente maschili ed entrare nuovi manager che sempre più spesso sono donne scelte per formazione, competenze e capacità», commenta Luisa Quarta, coordinatrice Gruppo Donne Manageritalia. Le uniche regioni che non registrano alcuna crescita sono Valle d'Aosta, Friuli Venezia-Giulia e Molise.
«Ma c'è ancora tanto da fare se le donne, nonostante la crescita, sono solo il 19% del totale dei dirigenti: politiche sociali e altro devono puntare a farle diventare il 50% del totale dei manager», sottolinea Mario Mantovani, presidente Manageritalia.
Segnala un 2% in più il rapporto Women in Business 2022 curato dal network di consulenza internazionale Grant Thornton: in Italia le posizioni ceo occupate da donne nel 2022 hanno raggiunto quota 20% mentre erano il 18% nel 2021. Nonostante questo il nostro Paese rimane tra quelli in fondo alla classifica mondiale. Basta pensare che in Sud Africa il 42% delle aziende ha donne ai vertici e sia in Turchia che in Malesia si tocca il 40%. Resta il fatto che la parità fa crescere la reputazione delle aziende oltreché le performance. Tra le società che stanno più accelerando sul fronte del gender equality, in Italia, si piazzano Snam, Enel, Leonardo, Intesa San Paolo e Illy Caffè, secondo un'indagine svolta da Zwan attraverso l'agoritmo Reputation Rating.
Ma più si sale e più si fatica, soprattutto nel nostro Paese. Le ceo, ossia amministratore delegato, in Italia sono scese al 3 per cento nel 2021 (erano il 4%) secondo l'associazione European Women on Boards. In fondo alla classifica, dietro a Spagna e Portogallo.
LE QUOTATE
La percentuale delle nuove manager ai vertici cresce in Europa del 13 per cento, secondo il report Route To The Top 2021 che ha coinvolto 1.095 ceo delle aziende quotate in 24 Paesi. La pandemia ha segnato un cambio di passo. Si è passati dall'8% in più nella fase pre-Covid al 13% di crescita del 2021. In Italia non si registrano grandi variazioni per quanto riguarda le nomine femminili nelle aziende quotate, ma cresce l'attenzione per la ricchezza e la diversità di esperienze. A investire di più sulle donne sono il settore chimico, bancario e automotive, e tra i Paesi l'Irlanda (14%), seguita da USA (12%) e Belgio (10%).
«La quota di donne ceo nella prima metà dello scorso anno ha raddoppiato il valore rispetto all'anno zero della pandemia», spiega Giulia Iuticone, principal Financial Officer Heidrick&Struggles, società specializzata nella selezione di manager che ha curato il report. «C'è da dire che l'apertura alla diversità, non solo di genere, è per l'Italia un segnale importante di crescita culturale. Ad oggi vediamo infatti come il 61% dei board internazionali presenta una componente di diversity, come anche il 44% dei candidati che prendono il ruolo e di questi il 30% è di genere. E anche l'Italia si avvicina a questi valori». Con delle differenze. «Se è vero che nei board, dove l'approccio all'inclusione è disciplinato, la diversity supera il 50%, nel management la soglia è del 30%. Ed è qui che si sta lavorando per cambiare il paradigma. Le donne in questo contesto giocheranno una partita importante, considerata anche l'eccellenza che dimostrano nel percorso di formazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA