Chiara Sbarigia, presidente Cinecittà: «Diamo valore alle donne di successo». Cristiana Capotondi: «La mia leadership gentile nel calcio»

Chiara Sbarigia, presidente Cinecittà: «Diamo valore alle donne di successo». Cristiana Capotondi: «La mia leadership gentile nel calcio»
di Alessandra Spinelli
4 Minuti di Lettura
Sabato 4 Febbraio 2023, 16:23

Libera e vera, empatica e flessibile, autorevole e non autoritaria, accogliente e valorizzante: le donne vedono così la loro leadership e sciorinano aggettivi, magari non sempre corrispondenti al vero, ma sicuramente espressione di un'aspirazione ideale in un mondo dove la narrazione del potere e le sue regole sono ancora saldamente declinate al maschile. Tanto che in un settore come quello della cultura, del cinema e dell'audiovisivo, dove le donne sono tante e in tanti posti chiave, solo il tre per cento occupa ruoli apicali. «Per questo c'è la necessità di cambiare narrazione del femminile dando visibilità e valore a quelle donne che con le loro storie di successo incarnano una consapevolezza di sé, luminose storie professionali che siano di esempio per le nuove generazioni» racconta Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà, che ha organizzato, con Archivio Luce e in collaborazione con il ministero della Cultura, una due giorni di dibattito su Un altro genere di leadership.

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LE PAROLE
Un convegno monstre che all'Aquario Romano ha riunito qualcosa come 500 protagoniste italiane: dal sottosegretario alla Cultura Lucia Bergonzoni alla direttrice Rai Fiction Maria Pia Ammirati, dalla gallerista Lia Rumma all'avvocato Eleonora Di Benedetto della Fondazione Severino, solo per citare alcune, tutte chiamate a riflettere, raccontare e ideare un altro modo di essere leader. Attraverso le tre linee guida, messe in campo dalla scrittrice Daniela Brogi: merito, cura e spazio. E mentre sulle prime due la riflessione è stata a volte dolorosa - «Ero ad Harvard o a Oxford per merito ma mi legavo i capelli per sembrare più autorevole» ha raccontato la direttrice del Parco Archeologico Paestum e Velia, Tiziana D'Angelo - è lo spazio che alla fine si è preso la scena.
Uno spazio fisico - la bella scenografia delle nuvole che vanno e vengono come nella canzone di De André lasciavano un bel cielo azzurro - tutto da inventare, anche al di fuori dei perimetri segnati dalla famiglia come hanno fatto Giovanna Forlanelli della Fondazione Luigi Rovati o Federica Lucisano, ad IIF, ma che per le giovani generazioni appare lontano: tutti gli studi internazionali indicano che solo tra 130 anni avremo la parità di genere nel nostro Paese.

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L'ACCESSO
Un passo sono le vituperate ma necessarie Quote rosa. «Le parole sono importanti - sottolinea Daniela Brogi - l'aggettivo rosa rimanda a un che di bambinesco. Meglio parlare di quote di genere. E non solo per la leadership ma anche per l'accesso alle professioni». E mentre Tinny Andreatta, vicepresident Content Italy di Netflix ha raccontato il bel progetto di Becoming Maestre sui mestieri del cinema «di solito non appannaggio femminile come i direttori di fotografia, ma le donne possono fare tutto», la Magnifica rettrice della Sapienza Antonella Polimeni ha sottolineato come «la leadership delle donne sarà una realtà quando non farà più notizia anche se allo stato attuale su 88 Atenei solo 10 hanno rettrici. E questo è il paradosso perché le laureate sono di più e sono più brave. Le quote? Importanti, ma non sufficienti. Le ragazze devono acquisire consapevolezza del loro merito ed è un lavoro che va fatto da bambine».


«Bisogna cambiare la narrazione - ha lanciato la sfida il sottosegretario Bergonzoni anche lei vittima di maschilismo - una volta a Venezia aspettavano il sottosegretario appunto e a me indicavano la via delle addette stampa ... E fare leggi di tutela per le professioni, leggi di tutela per i diritti. Ci sono tantissime donne che ogni giorno fanno grandi cose e costruiscono il nostro futuro e quello dei nostri figli, bisogna raccontarle, a partire dalle scuole elementari. Restituiamo loro lo spazio, solo così daremo vita a una vera rivoluzione culturale». Che è poi quella che aspettano le più giovani magari già head di qualcosa grazie a una laurea in qualche Ateneo anglofono, una qualifica di leadership vuota visto che poi al primo incarico guadagnano tipo 2 euro e trenta centesimi all'ora. E forse serve anche ascoltare il bel podcast Un viaggio dispari (Chora media per Archivio Luce) in cui Cristiana Capotondi racconta la storia dei diritti delle donne - «Nel calcio ho fatto valere la mia differenza con una leadership gentile. L'alleanza tra le donne? Ognuna di noi si è costruita nell'odi et amo con la propria amica geniale» - e seguire Marina Pugliese, direttrice Area museo delle Culture nel «dare spazio e far crescere le altre».
E così seguendo il circolo delle idee nel cerchio dell'Acquario Romano si torna al concetto di leadership, che è ponte tra generazioni e che è anche potere. Potere non come sostantivo singolare maschile, ma come verbo infinito, oltre le nuvole. Potere di fare tutto, potere di farlo con cura e con merito. Un altro genere di leadership è possibile.
 

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