Dal maso chiuso all'impresa femminile. Angelika Schmid: «Ora gestisco un hotel di lusso»

Angelika Schmid (dalla pagina Instagram Villa Eden)
di Valentina Venturi
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Sabato 6 Novembre 2021, 15:58 - Ultimo aggiornamento: 18:01

Oggi è Angelika Schmid a gestire Villa Eden, hotel di lusso internazionale con sede a Merano che ha visto avvicendarsi al suo interno celebrità come Luciano Pavarotti, Eros Ramazzotti, Diego Armando Maradona, Lucio Dalla, le sorelle Fendi, Gualtiero Marchesi e star di Hollywood come Barbra Streisand e James Brolin. Eppure all’inizio la sua gestione, in quanto secondogenita donna, era in forse se non persino inconcepibile. Schmid ha vissuto in prima persona la trasformazione del tradizionale maso chiuso in luogo paritario. «Non esiste più – precisa Schmid –, ma nella nostra regione siamo molto tradizionalisti e in Alto Adige il maso chiuso era un’eredità rimasta dai tempi degli Asburgo».

Cosa comportava?

«Prevedeva che il maso passasse tutto al primo figlio maschio. All’epoca in una famiglia c’erano tre, quattro o persino sette figli: se ognuno ne prendeva una parte si rischiava di avere un maso spezzettato, con gli appezzamenti di terreno che non erano più in grado di dare da mangiare alla famiglia che poteva nascere. Di per sé lo strumento era molto interessante e persino giusto, con la problematica però che passava solo al primo figlio maschio».

Lei quanti anni aveva?

«L’ho vissuto da bambina ma non perché ci mancasse lavoro o la protezione. C’era tutto e infatti abbiamo avuto un’infanzia bellissima, ma siamo quattro fratelli, due maschi due femmine. Noi eravamo da proteggere e nel caso ci fossimo sposate avremmo lasciamo la famiglia, mentre il maschio veniva visto come colui che portava avanti il nome. Mi sono trovata con due fratelli con la strada spianata mentre io e mia sorella dovevamo lottare e dimostrare che eravamo altrettanto capaci di saper portare avanti un’azienda e di essere imprenditrici».

La legge è stata cambiata?

«Per fortuna oggi anche una donna può essere erede del maso chiuso; il pater familias può individuare il figlio più idoneo per portare avanti il maso».

Come ha vissuto la transizione?

«Mi sono imposta! Sono del ‘68 e forse mi è stata messa in culla quest’anima un po’ ribelle. C’è stato sempre un ottimo rapporto tra me e i miei genitori, in particolar modo con mio padre perché per me era importante poter attingere al suo bagaglio di esperienza. Sul campo mi dava ampia libertà e sulle scelte strategiche o problematiche più importanti abbiamo preso le decisioni assieme».

Ora cosa è cambiato?

«Sono passati tanti anni e con il senno di poi, se ti dimostri brava sul campo anche il genitore alla fine capisce che la differenza non c’è. Tanto che oggi papà spesso mi dice: “Avessi fatto più figlie femmine!”.  

Quando nasce Villa Eden?

«Dall’idea imprenditoriale di mio padre Karl Schmid, il "re dello Jägermeister" che negli anni Sessanta ad appena 22 anni inizia la commercializzazione e poi la produzione su licenza dell’amaro. Da qui diversifica: nei primi anni Ottanta partendo da due ville private e dopo un’attenta ristrutturazione fa creare un collegamento tra le due. Nel 1982 partiamo come attività alberghiera Villa Eden, disponendo sin da subito di uno spazio dedicato ai trattamenti di bellezza e alla salute; anticipiamo i tempi pensando già alle vacanze in un resort con all'interno una struttura da dedicare alla salute e alla bellezza».

Quindi inizia a occuparsene?

«No, ero troppo giovane, non lavoravo. L’attività parte e inizia la collaborazione decennale con Henri Chenot, che ha permesso di far conoscere lui e Villa Eden come punto di riferimento e destination spa ad una clientela italiana».

Quando fa il suo esordio?

«Nel 1994 finisce la partecipazione di Chenot e nel 1993 a 24 anni arrivo io, vivendo tutto il periodo di transizione: Villa Eden si doveva riposizionare e sviluppare nuove metodologie nella medicina preventiva, diventando un resort. Da subito mi piace: interrompo gli studi per cominciare a seguire l’attività. Una sfida continua tanto che negli ultimi 30 anni stiamo sviluppando il concetto della longevità della prevenzione, della bellezza per restare in buona salute più a lungo».

Come mai si è optato per il binomio vacanza-salute?

«Perché papà un po’ per il mestiere un po’ per fattori ereditari vive una lotta perenne contro il peso. Negli anni Settanta andava in Germania o in Austria per seguire dei trattamenti di dimagrimento; poi ha pensato di farlo in Italia».

Lei ne condivide la filosofia?

«In pieno. Non c’è trattamento a Villa Eden che non sia passato sul mio corpo, tanto che dico sempre ai miei ospiti: “Si può diventare drogati del benessere”. È un bene guadagnare in anni di vita, ma se non sono di qualità non ha senso».

Oggi come definirebbe il suo lavoro?

«Una continua gratificazione. Abbiamo fatto investimenti strutturali e di servizio per diventare un cinque stelle, abbiamo vinto il GHP "Best European Health Retreat 2020", siamo entrati a far parte dell’esclusivo “Leading Hotel of the World”, abbiamo diversificato la clientela che è diventata anche internazionale e stiamo avviando la stagione con dei nuovi trattamenti. Mi sento un’imprenditrice familiare a tutti gli effetti».

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