Cyberstalking, donne nel mirino: ecco come difendersi dalla violenza digitale

Cyberstalking, donne nel mirino: ecco come difendersi dalla violenza digitale
di Maria Lombardi
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Sabato 15 Gennaio 2022, 14:37 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 21:44

Il numero di telefono di lei pubblicato su un sito di escort, è la vendetta di lui dopo l'abbandono. «Lapidiamo la rovina famiglie», la pagina Facebook creata dal marito traditore per punire l'ex amante chiacchierona. Valanghe di messaggi su whatsapp, software installati sullo smartphone per spiare: sapere dove va, cosa scrive e a chi, controllare le relazioni social e le telefonate. La persecuzione corre in rete. In tempi di rapporti sempre più virtuali, la vita si consuma in uno schermo, lì cominciano e lì finiscono le giornate, il cyberstalking diventa un'emergenza. Nel mirino soprattutto le donne, tanto che ormai si parla di violenza digitale di genere. Sette su 10 in Europa sono state vittime di molestie online, secondo l'European Institute for Gender Equality, una su 10 ha già subito violenze informatiche già dall'età di 15 anni.


LA MINACCIA
«Nel 2021 il numero dei casi che hanno coinvolto le donne sono stati tre volte di più rispetto a quelli che riguardavano gli uomini: 138 contro 42», spiega Annalisa Lillini, direttore della seconda Divisione della polizia postale. «E abbiamo registrato un aumento rispetto all'anno precedente». Il reato contestato è sempre quello di atti persecutori (introdotto con la legge del 2009, articolo 612-bis) esteso anche alle molestie in rete e social. «Di solito è la persona che non accetta la fine di una relazione a mettere in atto queste persecuzioni, si va dall'invio continuo di messaggi anche sui social al vero e proprio spionaggio. Se la vittima corre un pericolo scatta il Codice Rosso, è il caso in cui il persecutore conosce la persona che intende colpire e può facilmente raggiungerla. Ma tante volte lo stalker è anonimo e queste azioni sono messi in atto con account fake, o ha una conoscenza solo virtuale con la vittima». 

Come ci si può difendere? «Intanto bloccando il persecutore che può desistere o tentare di mettere in atto un'altra strategia - continua la dirigente della polizia postale - in questo caso bisogna allarmarsi perché si tratta probabilmente di una personalità disturbata e va fermata: chiedendo un ammonimento del questore, provvedimento che nella maggior parte dei casi funziona e blocca lo stalker, o con la denuncia». Le cose si complicano quando non si sa di chi si è il bersaglio, solo un'indagine della polizia postale può arrivare a scoprire chi si nasconde dietro l'anonimo molestatore.


I REATI
E chi spia? Chi installa stalkerware nel dispositivo di una persona per controllare gli spostamenti, leggere i messaggi, guardare le foto, ascoltare le registrazioni ed entrare nella vita digitale commette qualche reato in più. «Accesso abusivo ai sistemi informatici e violazione della privacy», continua Annalisa Lillini. «Per installare uno spyware bisogna avere disponibilità dello smartphone della persona che si vuole spiare». Difendersi dalle persecuzioni digitali non è semplice, «per prima cosa - avverte la dirigente - bisogna pubblicare sui social meno informazioni possibili. Se lo stalker diventa insistente non c'è altra arma che la denuncia».
Sempre più spioni informatici in giro. «Assistiamo a un aumento dell'uso di stalkerware, software per spiare la vita privata di una persona», Alessandra Venneri è Head of Communication ad public affairs di Kaspersky, un'azienda specializzata in cybersecurity. «Si possono trovare facilmente in commercio cercando tra le app per il controllo parentale». Sul web ci sono tantissimi tutorial e video che spiegano come funzionano e ne incoraggiano l'uso. «Una volta installate monitorano completamente la vita dell'altro. Non sono illegali ma si tratta di una forma di violenza digitale, quando la vittima non ne è a conoscenza, una minaccia virtuale che può avere conseguenze nella vita reale. Quel che manca, al momento, è la consapevolezza nell'opinione pubblica del pericolo e delle implicazioni di questi sistemi di spionaggio».


IL REPORT
Il caso tipico è il partner che vuole sorvegliare lei. «Da un'indagine globale che abbiamo effettuato recentemente in 21 Paesi, Italia compresa, è emerso che il 6% degli italiani ha ammesso di aver installato uno stalkerware sul dispositivo del partner e ha utilizzato funzionalità di smart home per monitorarlo. Ma la cosa sorprendente è che il 26% degli intervistati ritiene che spiare segretamente il proprio partner sia accettabile». Sempre secondo il report Digital stalking in relationships, l'11% degli italiani ha ammesso di essere stato spiato con dispositivi tecnologici e che il 24% sospetta che il partner violi la propria privacy. «Le istituzioni devono provvedere a introdurre leggi che tutelino meglio le vittime di cyberstalking», aggiunge Venneri. «Come azienda informatica stiamo cercando di potenziare la tecnica di allert quando si verifica un'intrusione nel proprio dispositivo o si installa una nuova app».

Da più parti si invocano misure ad hoc, sottolineando che nel cyberspazio le vittime sono maggiormente vulnerabili. «Il contrasto al fenomeno dello stalkerware ha bisogno di strumenti innovativi sia dal punto di vista legislativo che tecnologico», sollecita il senatore pd Tommaso Nannicini. «Riconoscere le varie forme di violenza informatica contro le donne è uno degli obiettivi che il Governo si è dato nel nuovo Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023», ha assicurato la ministra delle Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti.


Negli Stati Uniti è allarme per il dilagare dello stalking digitale: secondo un recente indagine, tra il 18 e il 37% degli americani ha subito molestie online. In pericolo soprattutto ragazzine e ragazzine, il 5% sarebbe stato vittima di sextortion, ricatti ed estorsioni sessuali sui social.
 

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