Fioccano critiche feroci in Francia e in tutto il mondo per l'evidente discriminazione strisciante delle donne registe ai Cesar, l'equivalente francese degli Oscar. La rassegna arrivata al suo quarantottesimo anno di attività non mostra di voler cambiare la tendenza. Possibile che in tutta la sua storia solo una regista donna abbia vinto il premio per la miglior conduzione? Un paradosso che sta infiammando i dibattiti sulla cultura maschilista che ancora alberga nel mondo del cinema, al netto delle grandi dichiarazioni di fair play e parità.
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La prestigiosa accademia cinematografica francese anche quest'anno non ha nominato nessuna donna nonostante le accuse di sessismo fioccate l'anno scorso.
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CINEMA
L'omissione delle registe francesi, anche se erano state elogiate dalla critica dominando diversi festival, ha riacceso il dibattito sul sessismo e sull'uguaglianza nell'industria cinematografica del Paese. La quarantottesima cerimonia di premiazione dei César prevede cinque candidati alla regia scelti dai 4.705 membri votanti: Cédric Klapisch (En Corps), Louis Garrel (L'innocent), Cédrik Jiminez (Novembre), Dominik Moll (La Nuit du 12) e Albert Serra (Pacifiction).
Sono stati ignorati Revoir Paris di Alice Winocour, Les Enfants des Autres di Rebecca Zlotowski e Saint Omer di Alice Diop, tutti film favoriti dai festival e che hanno guadagnato parecchio ai botteghini nel 2022. Solo una donna è entrata nella rosa dei candidati a un premio importante: Valeria Bruni Tedeschi, il cui Les Amandiers è stato candidato come miglior film.