Presidente Società di Chirurgia: il primo trapianto di cuore al femminile fu nel 2001 al Bambin Gesù

la cardiochirurga Sonia Albanese
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 20 Ottobre 2021, 20:03

Il primo trapianto di cuore fatto in Italia da una donna risale al 2001. Fu fatto da una equipe tutta al femminile all'ospedale Bambin Gesù guidato dalla cardiochirurga Sonia Albanese, pluripremiata in questi anni proprio per questo primato. Successivamente vi fu nel 2005 un'altra cardiochirurga, Chiara Camoglio che a Torino effettuò un trapianto di cuore su un adulto e, infine, la dottoressa Martin Suarez che l'anno successivo, nel 2006 eseguì a Bologna un trapianto di cuore in un paziente adulto. A fare chiarezza sul primato del primo trapianto al femminile è stato il Presidente della Società Italiana di Chirurgia Cardiaca (SICCH), Lorenzo Galletti che in una nota pubblicata in questi giorni su diversi organi sanitari scende in campo per sgombrare il campo da equivoci nati da una seguitissima trasmissione della Rai che attribuiva il primato a Martin Suarez. 

«Ho letto con piacere gli articoli che celebrano e ricordano al grande pubblico donne straordinarie che hanno contribuito a scrivere la storia della cardiochirurgia italiana.

Senza ombra di dubbio deve essere ricordata la dottoressa Albanese, che a Roma già nel 2001 aveva eseguito il primo trapianto di cuore in Italia su un bimbo di 6 mesi. In qualità di questa occasione mi è grata per ricordare e congratularmi con tutte le altre straordinarie colleghe che tutti i giorni lavorano in cardiochirurgia. In chirurgia dei trapianti vanno ancora citate la dottoressa Comoglio, che eseguì a Torino nel 2005 il primo trapianto di cuore in paziente adulto. Ma nell’ambito della nostra Società esistono altri grandi esempi, come la dottoressa Torracca, pioniera della chirurgia mininvasiva e robotica».


 
«Questi sono solo alcuni esempi di quanto anche in cardiochirurgia, nonostante la difficoltà ed i sacrifici che impone questa specialità, la parità di genere stia diventando realtà. Credo che sia dovere di tutta la comunità medica adoperarsi per garantire che tutto ciò possa essere facilitato a tutti i livelli, a partire dalla formazione durante la scuola di specialità come successivamente durante lo sviluppo della carriera professionale. Ed è importante sottolineare come in tutte le nostre scuole di specializzazione in cardiochirurgia, il numero di donne iscritte è ormai superiore a quello degli uomini», aggiunge il presidente SICCH.
 
«Come presidente, a nome di tutto il Consiglio direttivo e della Società che rappresento, voglio ancora una volta ringraziare tutte le colleghe che attraverso le loro capacità e i loro sforzi quotidiani contribuiscono alla salute dei pazienti affetti da malattie cardiache e al progresso della specialità nel nostro paese», conclude Galletti.

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