«Il Maxxi è merito di Berlusconi»
Fischi e buuu per Bondi a Roma

L'interno del museo Maxxi
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Giovedì 27 Maggio 2010, 14:43 - Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 00:08

ROMA (27 maggio) - Voglio rivendicare all'attuale Governo, al premier Silvio Berlusconi e al ministro Matteoli il merito di aver portato a compimento il Maxxi. E' stato questo l'esordio del ministro dei beni culturali Sandro Bondi all'inaugurazione del museo Maxxi a Roma. Dopo aver ascoltato queste parole, il pubblico presente, composto da artisti, curatori, stampa italiana e internazionale ha iniziato a fischiare a fare «buuu» di disapprovazione.

La voce di Bondi è stata subito sovrastata dalle proteste, dai fischi e dai buuh scanditi da più parti della sala. Il ministro ha alzato lo sguardo sul pubblico e non si è fermato: «Allo stesso tempo intendo riconoscere il ruolo essenziale di tutti i governi precedenti: Veltroni, Melandri, Urbani, Buttiglione, Rutelli». A questo punto i fischi hanno lasciato il posto agli applausi: «Questa seconda cosa l'avrei detta comunque. Se mi aveste lasciato finire di parlare avreste evitato questa figuraccia».

Poi il ministro ha rivendicato la libertà del suo ruolo: «Credo in una cultura libera dalle ideologie. Non sono un uomo di potere io. Credo nelle idee e nella cultura. Ho delle idee e le rivendico anche nel campo dell'arte, della letteratura e del cinema. Lo ritengo giusto e legittimo nel massimo rispetto degli artisti e degli uomini di cultura». Bondi ha inoltre parlato del rapporto tra politica e arte: «I tempi in cui i politici sapevano interloquire alla pari con gli artisti era il segno che la politica era attenta alla cultura. Io rivendico le mie idee e rispetto gli artisti. Questo è quello che sto facendo».

Quanto al Maxxi il ministro ha concluso: «E' una grande testimonianza dell'architettura della nostra epoca. Un centro di attrazione per la cultura e per il mondo, di cui possiamo essere molto soddisfatti. Vorrei che diventasse il luogo in cui tutte le espressioni dell'arte potessero trovare posto, nel dialogo».

Il Maxxi ha aperto ufficialmente. Oltre quattrocento i giornalisti accreditati per l'inaugurazione. Con le sue prime quattro mostre e le diverse installazioni, il futuribile museo progettato dall'architetto Zaha Hadid ha messo in evidenza il colossale scheletro di Gino De Dominicis. Quel "Calamita cosmica" (1988) che il critico Achille Bonito Oliva, curatore della sezione nel museo ha definito una «prua verso il futuro». Lo scheletro di De Dominicis è stato adagiato sotto il grande portico in cemento.

Circondata dalla security, protetta come una star, Zaha Hadid è arrivata all'ultimo momento, tutta in nero. «Queen of Today» come l'ha chiamata amichevolmente il presidente del Maxxi Pio Baldi, ha detto: «Quest'opera è simbolica per me, è giunta a cavallo in un periodo di lavoro e un altro, dall'astrattismo allo studio di spazi fluidi. Se ripenso alla prima volta che sono venuta a Roma da bambina negli anni '60, tutto mi sarei aspettata fuochè questo. Ho ancora quella foto di me ragazzina di dieci anni in posa alla fontana di Trevi. Roma mi rimase nel cuore come Napoli e Pompei».

Poi ha ringraziato Bondi e i precedenti ministri: «E sì che ve ne sono stati molti. Ad ogni nuovo governo venivo a Roma per incontrare i ministri con un patema d'animo. Era sempre per fortuna un timore ingiustificato perchè incontravo interlocutori, tra gli altri Giovanna Melandri e Vittorio Sgarbi, che hanno dato un sostegno entusiasta al museo».

Poi si è rivolta a Pio Baldi che ha chiamato per nome: «Pio sei rimasto sempre fedele al progetto a partire dalla tua presenza in giuria. Sei un uomo cauto e questo rapporto ha funzionato». La Hadid poi ha passato in rassegna le fasi progettuali del Maxxi: «La prima decisione era se mantenere gli edifici preesistenti, ma è stato deciso di dedicare un nuovo spazio all'arte che avesse una sua identità, e contestualizzarlo nel discorso dell'urbanistica romana, della tradizione di Roma che è fatta di luci e stratificazioni. Il mio edificio è infatti un lavoro stratificato e illuminato da luce naturale. Ma ricordo a Pio che questo è un progetto ancora incompiuto». Nei ringraziamenti in fine, ha citato anche «Roma e i romani per la loro generosità».

«Quella di Zaha Hadid è una battuta legittima, è vero il progetto iniziale era più grande - ha detto il direttore del Maxxi Pio Baldi - questo che vediamo oggi è solo il 65 per cento del progetto. Ci siamo fermati perchè l'impresa diventava irrealizzabile economicamente. Ci siamo concentrati su questa parte che è quella che può funzionare da sola. Anche se dico sempre a Zaha: speriamo di completarlo. Tutto dipende da condizioni economiche e politiche. A ottobre sarà tutto completato il vecchio padiglione espositivo, che avrà il ristorante, un grande bookshop, la caffetteria e la biblioteca».

Per concludere, Baldi ha commentato la curiosità che serpeggia in queste ore dell'incontro tra Zaha Hadid e Odile Decq, che ha ristrutturato un'ala del museo Macro a Roma: «Zaha e Odile sono due grandi architetti ma Zaha ha una levatura internazionale diversa, ha vinto il premio Pritzker e il premio Imperiale. Time l'ha inserita fra le cento persone più influenti del mondo, come pensatore e non come architetto. Vorrà dire qualcosa».

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