Modigliani "torna" per la prima volta nella sua Livorno con 26 opere

Modigliani "torna" per la prima volta nella sua Livorno con 26 opere
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Giovedì 7 Novembre 2019, 10:34 - Ultimo aggiornamento: 10:54
Livorno abbraccia il suo Amedeo Modigliani (1884-1920) a 100 anni dalla morte, avvenuta il 22 gennaio 1920 all'ospedale della Carità di Parigi per meningite tubercolare. Per la prima volta la città natale di Dedo, come era familiarmente conosciuto l'artista, ospita una grande mostra in onore di colui che in Francia è per tutti semplicemente Modì: dal titolo « Modigliani e l'avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre» si terrà al Museo della Città da giovedì 7 novembre al 16 febbraio 2020. Organizzata dal Comune di Livorno insieme all'Istituto Restellini di Parigi con la partecipazione della Fondazione Livorno, l'esposizione è curata da Marc Restellini con il coordinamento di Sergio Risaliti: offre al pubblico l'occasione di ammirare ben 14 dipinti e 12 disegni di Modigliani raramente esposti al pubblico.

Amedeo Modigliani, a Livorno si celebra la sua arte

Per celebrare il centenario della morte del pittore, saranno eccezionalmente riuniti nelle sale del Museo della Città, i dipinti e disegni appartenuti ai due collezionisti più importanti che lo hanno accompagnato e sostenuto nella sua vita. Paul Alexandre, primo fra tutti, che era al centro di un legame tra Livorno e Parigi, che lo ha sostenuto al suo arrivo a Parigi e che lo ha aiutato nel progetto scultoreo delle Cariatidi oltre che durante i suoi ritorni a Livorno nel 1909 e 1913

Ma anche e soprattutto Jonas Netter che ha riunito, come un esperto e geniale collezionista, i più bei capolavori del giovane livornese. Tra le opere in mostra sarà visibile il ritratto «Fillette en Bleu» del 1918, opera di grandi dimensioni che raffigura una bambina di circa 8-10 anni il cui vestitino e il muro retrostante sono dipinti di un delicato colore azzurro, in un ambiente ricolmo di dolcezza e innocenza; il ritratto di Chaïm Soutine del 1916, suo caro amico durante gli anni parigini più difficili, seduto con le mani appoggiate sulle ginocchia, dove si percepisce la grande sintonia tra i due e la stima che Soutine provava per Modigliani.

E poi il ritratto «Elvire au col blanc (Elvire à la collerette)» dipinto tra il 1918 e il '19 raffigurante la giovane Elvira, ritratta da Modigliani ben quattro volte, due da vestita e due nuda, conosciuta ed ammirata a Parigi per la sua folgorante bellezza e per il suo caldo temperamento italiano; il ritratto «Jeune fille rousse (Jeanne Hébuterne)» del 1919, che ritrae la bella compagna di Modì eanne Hébuterne di tre quarti mentre si rivolge allo spettatore in un atteggiamento pieno di naturalezza ed eleganza e capace di catture l'attenzione con suoi profondi occhi azzurri.

Dei disegni si possono ammirare alcune "Cariaditi" tra i quali la «Cariatide (bleue)» del 1913. Il disegno appartiene al secondo ciclo che, a differenza del primo - costituito da studi per sculture ispirate all'arte primitiva - non è uno schizzo preparatorio, ma un'opera a sé stante dove la figura femminile è più rotonda e voluttuosa con contorni più sfumati e colorati.

Insieme alle opere di Modigliani saranno esposti, inoltre, un centinaio di altri capolavori, anch'essi collezionati da Jonas Netter a partire dal 1915, opere rappresentative della grande École de Paris. Tra queste si potranno ammirare i dipinti di Chaïm Soutine come «L'Escalier rouge à Cagnes», «La Folle», «L'Homme au chapeau» e «Autoportrait au rideau», eseguite dal 1917 al 1920, che ben rappresentano la poetica dell'artista e la sua maniera di rappresentare la realtà in modo atemporale e come espressione di tragedia interiore. Nell «Autoritratto», in particolare, Soutine si mette alla prova nel ritrarsi come i grandi artisti del passato, che tanto ammirava, in una posa quasi anonima e con lo sguardo senza rughe ma preoccupato, con le mani fuori dal campo, la cui faccia, con i piani irregolari, emerge da una sciarpa verde. Esposte poi opere di Maurice Utrillo come «Place de l'église à Montmagny», «Rue Marcadet à Paris», »Paysage de Corse», dipinti dove gli spazi sono sereni e dove tutto è calmo e silenzioso, dove nulla traspare dei suoi soggiorni negli ospedali psichiatrici per tentati suicidi legati alla dipendenza dall'alcol. E ancora opere di Suzanne Valadon come «Trois nus à la campagne», con donne nude in aperta campagna, tema molto caro a Renoir e a Cézanne oltre che ad Andrè Derain che con «Le Grand Bagneuses» ha realizzato un'opera considerata uno dei capisaldi dell'arte moderna e dipinti come «St.Tropez» e «Portrait d'homme (Jonas Netter)» di Moïse Kisling, artista polacco che ci ha lasciato uno dei ritratti più emblematici del collezionista Jonas Netter.
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