Premio Strega, lo scatto di Trevi
verso la vittoria. Piperno arranca

Premio Strega, lo scatto di Trevi verso la vittoria. Piperno arranca
di Leonardo Jattarelli
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Giovedì 14 Giugno 2012, 09:16 - Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 20:28
ROMA - Emanuele Trevi, Qualcosa di scritto (Ponte alle Grazie) 92 voti; Gianrico Carofiglio, il silenzio dell’onda (Rizzoli) 70 voti; Alessandro Piperno, Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi (Mondadori) 68 voti; Marcello Fois, Nel tempo di mezzo (Einaudi), 64 voti; Lorenza Ghinelli, La colpa (Newton Compton), 38 voti. Eccola la cinquina del 66mo Premio Strega, snocciolata ieri nel salotto Bellonci, sempre colmo fino all’inverosimile, strabordante di scrittori, uffici stampa, amici degli scrittori, giornalisti, fan, accaniti lettori oltre a decine e decine dei 400 Amici della Domenica.



Tensione altissima (come i gradi di un giugno agostano, ospite fisso dell’appuntamento) più che in qualsiasi altra edizione del celebre e ricercatissimo Premio Strega. La nuova attesa che creava suspense veniva, come al solito in questa occasione, dai numeri; per la precisione quelli che si sarebbero accatastati seguendo le logiche di una variabile scivolosa, non catalogabile, meno che mai prevedibile. A fare la differenza erano infatti gli ulteriori 30 lettori forti che dall’ultima rivoluzione del Premio voluta dal presidente Tullio De Mauro, sono andati ad aggiungersi ai 30 già stabiliti dal regolamento. Voti indipendenti che esulano da qualsiasi patteggiamento o scambio perché figli di un gusto inconoscibile, quello delle librerie indipendenti.



Per queste ultime infatti, se la fascetta Strega va applicata sul libro di una major o sull’opera figlia della cosiddetta piccola e media editoria, non fa differenza. Le vendite di un libro benedetto dallo Strega triplicano all’istante e non guardano in faccia nessuno. Potenza dei premi letterari.

Strafelice Emanuele Trevi, tra gente che spintona e allunga la mano per congratularsi, abbracci, baci. Ci spiega a caldo i motivi che, secondo lui, hanno indotto i giurati a votare il suo libro: «Credo abbia contato il fatto che si tratta di un libro di formazione, la storia di un ragazzo che impara a scrivere, va a lavorare in un posto particolare dove conosce Laura Betti. E lì dove c’è un ragazzo che impara qualcosa - dice ancora Trevi - ci può essere un gancio, e non solo nel lettore giovane. Pasolini? Un uomo che non nascondeva il suo desiderio, un uomo libero».



La sua attualità? «E’ la sua esperienza. Valeva la pena che facesse ciò che ha fatto. E’ stato un uomo che ha vissuto la vita fino in fondo, ci si è buttato come se facesse un tuffo, senza rete». Il valore del premio, dopo le nuove regole del presidente De Mauro? «Credo sia sempre giusto tenere un po’ di giurati al riparo dagli editori. E poi, c’è sempre l’incognita, ovviamente».



Non trattiene l’emozione la più giovane scrittrice entrata quest’anno nella cinquina e, per di più, l’unica donna; Lorenza Ghinelli col suo La colpa, ha fatto centro: «Era una cosa che non mi aspettavo ma che speravo veramente - dice la giovanissima scrittrice - un’occasione bellissima, ma devo ancora realizzare. E’ stata premiata ciò che sento mia più di ogni altra cosa, la scrittura». E da domani cosa farà? «Dalla prossima settimana mi sono ripromessa di iniziare a scrivere il mio terzo libro. Me lo ero dato come obiettivo, sia che passassi stasera sia che fossi rimasta al palo».



Cosa colpisce di più del suo romanzo? «E’ un libro che infrange dei tabù, parla del dolore in modo non convenzionale ed è assente qualsiasi effetto morboso, perché non mi interessa indugiare sul dolore. Volevo raccontare una storia che fosse veramente mia - spiega ancora Ghinelli -. Se mi avranno votato i giovani? Lo spero, perché il romanzo parla molto ai giovani e anche l’altro giorno la presentazione ai ragazzi al Palladium è stata speciale. Ho avvertito un bel ritorno». Essere l’unica donna della cinquina? «Una bella responsabilità, e sono contenta perché credo ci sia bisogno di entrambe le voci. La letteratura deve trascendere il genere, non è questione di maschi e femmine. È bello che ci siamo entrambi».



Al di là della cinquina uscita ieri (la finale è prevista il 5 luglio al Ninfeo di Villa Giulia) dallo scranno di Nesi, vincitore nell’edizione 65 col suo Storia della mia gente (Bompiani), come sempre un riconoscimento così prestigioso mette in vetrina tematiche, focus, personaggi che in qualche modo sono una cartina di tornasole dei gusti e delle esigenze di chi oggi è alle prese con la descrizione letteraria di quello che si annusa nell’aria, che si osserva, che si appalesa.

La 66ma edizione dello Strega ha offerto una sorpresa ulteriore; varietà di generi e multiformità di ispirazioni.



Alessandro Piperno con il suo Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi, mette in primo piano la Storia, che prende a prestito i volti dei due fratelli Filippo e Samuel per affrescare una saga di sentimenti, solitudini e dolori. Con Emanuele Trevi e il suo Qualcosa di scritto, la personalità e il mondo pasoliniano, filtrati attraverso i mirabili scritti di Petrolio, diventano una sorta di vademecum per la comprensione dell’oggi, non così distante dalle disillusioni più volte rimarcate nella letteratura di Pasolini.



E c’è l’Epos protagonista del romanzo di Marcello Fois, Nel tempo di mezzo e tutti gli altri temi toccati dalle opere non entrate nella cinquina: il terrorismo de Il corridoio di legno (Voland) di Giorgio Manacorda, l’Italia disastrata che somiglia troppo al Paese di oggi, così nefasta per sé e per i suoi figli.



C’è l’intimismo e l’immaterialità dei destini nel libro di Gaia Manzini, La scomparsa di Lauren Armstrong (Fandango), la storia familiare narrata in Così in terra (Dalai) di Davide Enia. Tra i dodici in corsa ieri per la cinquina figuravano anche La logica del desiderio (Giulio Perrone) di Giuseppe Aloe, Malacrianza (Nutrimenti) di Giovanni Greco e La rabbia (Transeuropa) di Marco Mantello, La sesta stagione (Cavallo di Ferro) di Carlo Pedini.
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