Anche il libro volta pagina: troppe novità, ricambio accelerato, lettori spaesati. Nasce a Roma la Fiera dell'usato

Anche il libro volta pagina: troppe novità, ricambio accelerato, lettori spaesati. Nasce a Roma la Fiera dell'usato
di Filippo La Porta
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Venerdì 26 Aprile 2013, 12:30 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 20:04
ROMA - La vita dei libri in Italia sempre pi effimera e raramente oltrepassa i 45 giorni. Avete presente la frase pi celebre del Giovane Holden di Salinger: «Dove andranno a finire d’inverno le anatre del Central Park?». Bene, dove finiscono i libri dopo il quarto d’ora di esposizione sugli scaffali? Prima le rese e poi il macero. L’editore Cesare De Michelis osservava che oggi un autore riscrive lo stesso libro ogni due anni perché è più semplice farne uno nuovo che far sopravvivere quello vecchio... Eppure i libri hanno una loro seconda vita, benché quasi clandestina: nelle librerie d’occasione, sulle bancarelle, nei mercati dell’usato. E anzi questa second life, tutt’altro che virtuale, si rivela perfino più interessante perché incontra una quantità di lettori imprevisti. Può anche succedere che il mercato del libro defunto rappresenti una alternativa al mercato delle novità editoriali (circa 170 titoli al giorno!), che secondo le severe parole di Piergiorgio Bellocchio è composto per il 99% di «porcheria inutile che viene prodotta unicamente perché esiste un’industria culturale, cioè per alimentare una macchina affinché produca altra porcheria» (Oggetti smarriti, Baldini & Castoldi, 1996).



Muovendo da queste premesse l’associazione Pagine romane, nata due anni fa, promuove la prima «Mostra del libro usato e d'occasione» che si terrà a Piazza Vittorio nelle domeniche del 28 aprile e del 19 maggio 2013. Una manifestazione che ha coinvolto innumerevoli librerie e studi bibliografici: Serendipity, Simon Tanner, Tara, Arcobaleno, Coliseum, Ardengo, Libri Necessari, Libri di Ieri, Giulio Cesare, della Fronda, Pugaciof, EquiLibri, Zafari, Il Corsaro, Onde di Carta, Aiace, Novecento di carta, Pariolibri, Sonia Natale, Fantinel, La linea d'ombra, Tarantelli, Pequod. La finalità è creare un appuntamento fisso - una mostra periodica del libro usato - e uno spazio pubblico di diffusione culturale. La qualità contro il puro marketing, il libro come strumento di conoscenza oltre che di intrattenimento.



NUOVE GENERAZIONI

Il vero problema delle librerie d’occasione è quello del rinnovamento del proprio pubblico, composto perlopiù da bibliofili, collezionisti, eruditi, etc. Anche se frequentando abitualmente queste librerie ho notato una crescente presenza di giovani, per effetto della crisi e per l’aumento del prezzo dei libri nuovi (sì, c’è il settore del low cost, ma spesso si tratta dei volumi più scadenti). Ora, va evitata qualsiasi mitologia dell’usato, né dico che solo in quel tipo di librerie si raccoglie il pensiero critico del nostro tempo. Però è lì che le nuove generazioni possono scegliere i loro libri senza la pressione dei battage pubblicitari, senza l’ansia dell’aggiornamento («Ma dove troverò mai il tempo di non leggere tutte queste cose?», Karl Kraus), senza essere invasi dalle interviste televisive degli autori. Ci troviamo di fronte a un bisogno sociale crescente se pensiamo che lo stesso digitale sta scoprendo i libri fuori commercio (vedi la nuova collana di ebook dell’editore Laurana diretta da Marco Drago, Reloaded, con lo scopo di «ricaricare» i titoli più belli della narrativa italiana recente).



In Italia, nonostante il calo delle vendite, si pubblica sempre di più. Ciò non è in sé un male poiché aumenta il ventaglio delle scelte, ma con effetto spaesante sui lettori. Così Leopardi annotava nello Zibaldone: «Troppa è la copia dei libri o buoni o cattivi o mediocri che escono ogni giorno e che per necessità fanno dimenticare quelli del giorno innanzi, sian pure eccellenti». L’editoria pubblica di tutto, senza i filtri e le regole di una volta, e una situazione di prolungata anomia potrà generare in futuro, come nella vita politica, un nuovo bisogno di «autorità», di gerarchia. Intanto però il lettore-individuo, proprio come i cittadini di una democrazia, deve anzitutto provare a badare a se stesso, e dunque a scegliere con cura i suoi libri «eccellenti» tra gli oggetti smarriti dell’usato.
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