Alieno, mostro o robot, l'altra faccia dell'uomo: “Guida alla letteratura di fantascienza”

Il libro "Guida alla letteratura di fantascienza" di Carlo Bordoni
di Piero Santonastaso
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Domenica 8 Dicembre 2013, 22:54 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 19:59
C’ una parola italiana senza eguali al mondo: fantascienza, che meglio dell’originale inglese (il banale science fiction, ripreso pari pari in Francia e Germania) e dei suoi calchi spagnolo e portoghese (ciencia ficcíon e ficçao científica) illustra uno stato della mente, più che un genere. Anzi, genere fino a non molto tempo fa era parola grossa per quella che veniva considerata letteratura di infima serie, buona per le masse ruspanti. E questo nonostante vantasse nobilissimi precursori, dal Luciano di Samosata che nel 150 varca le Colonne d’Ercole e viaggia nel Cosmo con Storia vera, all’Ariosto il quale nel 1532 spedisce Astolfo sulla Luna in cerca del senno dell’Orlando furioso, fino al Savinien Cyrano de Bergerac (sì, proprio l’ispiratore di Rostand), che nel XVII secolo pone con i suoi racconti fantastici le fondamenta delle moderne costruzioni letterarie. Di questo e molto altro parla Guida alla letteratura di fantascienza (a cura di Carlo Bordoni, Odoya, 656 pagine, 26 euro), volume made in Italy che alle 14 viene presentato al Palazzo dei Congressi, nella giornata finale di Più libri più liberi (plpl.it), dal curatore e da uno degli autori, Claudio Asciuti. In trenta lemmi, da Alieni a Viaggi nel tempo, passando per Cyberpunk e Universi paralleli, i sei autori (oltre a Asciuti e Bordoni, Domenico Gallo, Riccardo Gramantieri, Giuseppe Panella e Gian Filippo Pizzo), fotografano le trasformazioni di un genere che, scrivono nella prefazione, «è occasione di conoscenza, critica sociale, riflessione sul futuro dell’uomo, e dunque sul suo presente e sul suo passato».



Mary, Eva e Pris Passato letterario che prende le mosse dal Frankenstein della diciannovenne Mary Shelley, nato un secolo prima del Golem di Gustav Meyrink (1915) ma contemporaneo del primo androide, L’uomo sabbia di E.T.A.Hoffmann (1817). Costui altri non è se non l’avo del rivale di Spiderman impersonato al cinema da Thomas Haden Church, e della prima donna androide, l’Eva futura di Auguste de Villiers de l’Isle-Adam (1887), a sua volta progenitrice della Pris di Blade Runner (Daryl Hannah). E se di Verne, Poe, Wells e Salgari sappiamo tutto, sfugge ai più che Ippolito Nievo nel 1860 scrisse la Storia filosofica del secolo futuro. Dove storia filosofica sta per i filoni etico-sociologici rappresentati oggi in bello stile da Frederic Pohl.



Fantascienza, dunque, termine coniato dal geniale Giorgio Monicelli nei primi anni Cinquanta del secolo scorso (e pensate se avesse prevalso “scienza fantastica”, proposta da Giuseppe Lippi), quando per Mondadori inventò la rivista e i libri di Urania. Vita breve per la prima, sempreverdi i secondi, curati, dopo il fratello maggiore del Monicelli regista, da Fruttero e Lucentini. L’Italia si muoveva allora nella scia delle collane pulp americane, si traducevano testi i cui protagonisti erano ancora marziani brutti sporchi e cattivi, associati all’idea del nemico sovietico e delle battaglie maccartiste. Fu così un inglese, Eric Frank Russell, a dover smantellare nel 1955 (da noi comparve solo nel 1969) la cupa ideologia d’Oltreoceano con l’esilarante Uomini, marziani e macchine, roba degna del migliore Jerome K.Jerome, precorritrice del Mars Attacks cinematografico di Tim Burton. Era il 1996 e sembrava passato un secolo da La cosa da un altro mondo, nel 1951 primo cult di derivazione letteraria (John W.Campbell, Who goes there, 1938) del cinema fantascientifico.
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