Civitavecchia, Sos nel settore turismo: crisi da profondo rosso

Le agenzie di viaggio sono in crisi profonda
di Pierluigi Cascianelli
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Lunedì 12 Ottobre 2020, 17:29

L'impatto del Covid come uno tsunami devastante. In una fase di crisi così profonda, a causa dell'emergenza legata alla pandemia, c'è a chi non rimane altro che aspettare il vaccino come una manna dal cielo. Il comparto turistico, infatti, rappresenta il sistema produttivo che ha pagato le più salate conseguenze per il lockdown e la convivenza con il Coronavirus. Basti pensare a quello che sta accadendo a Civitavecchia e nel comprensorio, dove il flusso crocieristico in relazione al porto simboleggia da anni una risorsa straordinaria, non solo per gli operatori del settore che hanno trovato occupazione, ma anche per il commercio in generale. Alcune agenzie di viaggio stanno ormai tirando giù le serrande; B&b e Hotel piangono miseria; guide e accompagnatori non sanno più a che santo votarsi, anche perché, rispetto a un lavoratore classico non possono contare sulle medesime garanzie contrattuali (vedi cassa integrazione).
LE ESPERIENZE
Barbara Gianvincenzi è una guida turistica civitavecchiese, titolare di un'agenzia che si chiama Vlogging Tour, sita in zona mercato. Un profilo che conosce molto bene la crisi di questi mesi: «Non sappiamo davvero come uscirne racconta -. Ho aperto la mia agenzia a settembre, ma in pratica non siamo mai partiti. Ci resta il turismo di prossimità, quello che ci permette di organizzare tour sul territorio, per esempio a Civitavecchia, Tarquinia, Cerveteri e Ladispoli. Ma andando avanti così, la strada diventerà impercorribile, anche a causa delle limitazioni sul numero dei gruppi (non bisogna sforare la quota di 15 persone per ogni tour, ndc). Le guide? I musei a Roma sono aperti solo in alcuni giorni della settimana, con tutte le restrizioni da rispettare, ma i prezzi dei biglietti sono rimasti gli stessi. Così non si lavora più». Anche Riccardo Aceto ha un'agenzia turistica in città, si chiama Caccia al viaggio, ma è anche il titolare di un negozio di souvenir vicino a largo della Pace, a pochi passi dal porto. Anche qui, doppia mazzata. «E il peggio deve ancora venire - dice - visto che storicamente i mesi più difficili sono quelli invernali. Il nostro è di gran lunga il settore più colpito e lo Stato non ha fatto abbastanza per tamponare la situazione. Molti non si rendono conto quante famiglie vivono col turismo, quanti accompagnatori hanno dei figli. Con il porto fermo da marzo, operatori di Civitavecchia, Tarquinia, Santa Marinella ma anche di Roma non hanno più un reddito su cui poter fare affidamento. Bisogna fare qualcosa e al più presto».
SOSTEGNI INSUFFICIENTI
Il Governo, dopo una «svista» clamorosa nel primo Dpcm ha rafforzato lo stanziamento per il fondo perduto proprio a supporto del settore turistico. Da 20 milioni di euro si è passati a un totale di 285. Di questi, 25 milioni di euro saranno destinati esclusivamente a guide e accompagnatori turistici. Gli altri dovrebbero servire per coprire le perdite di agenzie di viaggi e tour operator. «Ma non saranno sufficienti nè per i primi, nè per i secondi afferma Enrica Montanucci, presidente della Maavi, il comitato delle agenzie di viaggi -. Si rischia infatti di non soddisfare neanche la metà delle richieste pervenute al Ministero il 9 ottobre scorso. Stiamo lavorando come associazione di categoria per una seconda tranche di fondi che dovrebbe andare a coprire il periodo più buio. Quello che va da settembre a marzo. Le crociere col contagocce in porto? Le compagnie marittime ci hanno provato, vanno applaudite per il tentativo che hanno fatto. Ma era complicato prevedere un afflusso significativo quando un cliente prima di salire a bordo deve fare il tampone, una volta imbarcato ha il pensiero fisso di dover rispettare tutte le disposizioni, il distanziamento. Poi più avanti gli ritocca fare addirittura un altro test. Insomma, non è più una vacanza e così non si va da nessuna parte».
 

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