Civitavecchia, le inchieste sulle Rsa focolaio entrano nel vivo

Un soccorso alla Rsa focolaio Bellosguardo durante l'emergenza Covid
di Giulia Amato
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Mercoledì 8 Luglio 2020, 11:21
Rsa focolaio Covid, la Asl consegna alla Procura di Civitavecchia anche gli ultimi verbali dell'audit condotto con la Regione. A metà giugno si sono conclusi i lavori dell'indagine tecnica congiunta, Asl-Regione, condotta sui cluster creatisi nelle due Residenze sanitarie assistite cittadine Madonna del Rosario e Bellosguardo e anche questi documenti sono stati consegnati alla magistratura. A Civitavecchia, come un po' in tutto il Lazio, a pagare maggiormente le spese dell'epidemia sono stati i tanti ospiti delle strutture per anziani. In città, i residenti deceduti nelle due Rsa sono stati 39, su un totale di 42 vittime. Un tributo altissimo, che abbinato alla lunga lista dei contagi che si sono sviluppati a Madonna del Rosario e Bellosguardo ha portato prima la Asl e poi la magistratura a indagare su quanto accaduto.
DOPPIO FASCICOLO
Due i fascicoli aperti presso la Procura di Civitavecchia. Il primo su Bellosguardo, le cui indagini sono state affidate al nucleo operativo dei Nas dei carabinieri; il secondo su Madonna del Rosario, del quale si sta occupando il Commissariato di viale della Vittoria. L'inchiesta sulla Rsa di Boccelle è scaturita dalla denuncia pubblica fatta dal sindaco Ernesto Tedesco, che in piena emergenza si recò alla struttura e costatato il via vai di parenti (e non solo) che entravano e uscivano, allertò i carabinieri e chiese l'istituzione del cordone sanitario intorno alla Rsa, subito concesso dal Prefetto di Roma. Per quanto riguarda invece Madonna del Rosario, furono i familiari degli ospiti che, riunitisi in comitato, si rivolsero alla Polizia per capire cosa stava accadendo all'interno dell'istituto che, a causa dei numerosi contagi, era stato blindato. Istituto successivamente convertito in reparto Covid con il trasferimento dei 17 ospiti negativi presso altre strutture del distretto Asl. Alcune molto lontane. Con la consegna anche dell'ultimo documento da parte della Roma 4, ora gli inquirenti dovrebbero avere il quadro completo della situazione così da poter risalire all'origine dei focolai e agli eventuali responsabili. Sulla questione, da parte della Procura c'è il massimo riserbo e probabilmente le inchieste dureranno ancora diverse settimane.
I POSTI DI LAVORO
Nel frattempo, la Giomi, la società che gestisce la Rsa Madonna del Rosario, dimesso anche l'ultimo paziente, ha inoltrato alla Regione la richiesta di essere nuovamente convertita in struttura per anziani. Ma ancora si attende la risposta. Intanto i lavoratori restano a casa e gli ospiti accolti in altre strutture del territorio. Quando e se questi ultimi potranno tornare alla struttura di via Buonarroti ancora non si sa. E incerto rimane anche il futuro degli operatori - infermieri e ausiliari - che finito il periodo di malattia, concesso a chi è stato infettato durante l'emergenza, stanno attingendo a ferie e permessi in attesa di poter tornare al lavoro. Due settimane fa, una delegazione di lavoratori ha incontrato i vertici della Asl a cui ha rappresentato le problematiche del personale. Ma in questo momento la Roma 4 non far altro che ascolatre, visto che dovrà essere la Regione a decretare l'uscita della RSA dalla rete Covid laziale. Attualmente nella struttura non risultano ricoverati ma, a quanto sembra, alcuni operatori interinali, assunti durante l'emergenza, stanno continuando a lavorare. Per chiarire meglio questa e altre situazioni che riguardano gli addetti della struttura, i rappresentati della Cgil Funzione pubblica hanno inviato il 15 giugno scorso formale richiesta alla società Giomi per un incontro in cui affrontare il futuro della struttura e mettere in campo azioni volte alla tutela dell'occupazione. Ma ancora attendono la convocazione.
 
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