Rapirono minore che non aveva pagato la droga
il pg in appello: «Niente sconti per i responsabili»

L'operazione fu condotta dalla polizia che arrestò i rapitori in flagranza del reato
di Stefano Pettinari
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Mercoledì 22 Gennaio 2020, 12:42 - Ultimo aggiornamento: 16:17
Michele Siena, Manuele Bianchi, Emanuela Ciocci e Antonella Porricelli devono essere condannati alla stessa pena decisa in primo grado. E' la richiesta della Procura generale della Corte d'Appello di Roma avanzata ieri nel corso dell'udienza al palazzo di piazzale Clodio a Roma. I quattro civitavecchiesi sono sotto processo perché accusati di aver sequestrato un minore di Santa Marinella per un debito di droga e per aver chiesto alla madre 6 mila euro per la sua liberazione. Nei loro confronti, ieri il Procuratore generale Jolanda Ricchi ha chiesto la conferma in appello delle condanne a 35 anni di reclusione complessivi pronunciate nei confronti dei quattro giovani di Civitavecchia. I giudici della prima Corte d'appello emetteranno la loro sentenza probabilmente fra una decina di giorni.
In primo grado, col processo tenutosi con la formula del rito abbreviato, il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Civitavecchia condannò Michele Siena a 11 anni, Manuele Bianchi a 10, Emanuela Ciocci a 6 anni e Antonella Porricelli a 8. Le accuse nei loro confronti sono quelle di sequestro di persona a scopo di estorsione. I fatti risalgono alla notte tra il 22 e 23 febbraio 2018. Fu la madre del minore che, preoccupata dal mancato rientro a casa del figlio, chiamò la polizia dopo avere tentato di contattare telefonicamente il ragazzo. Al cellulare, secondo la ricostruzione accusatoria, rispose uno dei sequestratori. Disse che il ragazzo aveva acquistato dell'hashish per 6 mila euro senza pagare e che pretendevano il pagamento della somma per rilasciarlo. La polizia suggerì di avviare una finta trattativa, culminata con un appuntamento per lo scambio nel parcheggio di fronte all'ospedale San Paolo. Ma invece del denaro, i rapitori trovarono gli agenti del commissariato di viale della Vittoria, nascosti in alcune auto parcheggiate ed altri nei pressi. Uno di loro era nascosto all'interno dell'auto della madre del giovane. Appena i sequestratori scesero dalla propria auto, scattò il blitz, perfettamente organizzato e coordinato dall'allora dirigente del commissariato Nicola Regna.
 
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