Quanti ricoveri avete avuto nel vostro ospedale?
«Abbiamo una terapia intensiva Covid-19 con 12 posti letto e un reparto Covid-19 con 8. Già dai primi di marzo il reparto era pieno, con un tasso di ricoveri di circa 3 pazienti al giorno. Adesso la situazione sembra leggermente migliorata ma il livello di allarme è ancora altissimo».
Qual è stata la risposta del San Giovanni all'emergenza?
«Dalla terza decade di febbraio dalle strutture del Nord sono arrivate le prime procedure operative, progressivamente recepite dall'azienda. Dopo una fase iniziale molto difficile, oggi siamo in grado di applicare protocolli efficaci, dettagliati e sicuri».
Qual è l'iter classico di un ricovero per nuovo Coronavirus?
«Il paziente Covid acuto ha gravissime difficoltà respiratorie e va subito intubato. Alcuni pazienti in base al quadro polmonare vengono pronati, con la testa lievemente in discesa, per 8-12 ore. Questo può favorire dei miglioramenti importanti in breve tempo. I pazienti sono monitorati costantemente. Se le risposte sono buone, si scala la sedazione, il paziente viene stubato e si iniziano i cicli di Nimv (ventilazione meccanica non invasiva, ndc) con i caschi. Da lì, se migliorano ancora, passano al reparto Covid-19 normale. Se invece non migliorano, dopo 7-8 giorni di intubazione si rende necessaria la tracheostomia. Se non funziona nemmeno questo, purtroppo c'è la morte».
Come gestite i decessi?
«La procedura prevede che il corpo venga cosparso di alcol, avvolto in un lenzuolo, posizionato in un transbag enorme e successivamente in un altro grande sacco di nylon chiuso ermeticamente. Sopra viene attaccato un cartellino su cui è riportato il nome. Ecco, tutto questo è terribile, e a volte mi fa sentire tutto il peso di un lavoro bello ma spietato».
osa si prova invece quando i pazienti guariscono?
«Quando riescono a togliere quel maledetto tubo e tornano vigili è bellissimo. Sono le gioie che compensano i dolori alla testa causati dai dispositivi che stingono troppo, il fastidio per il gran caldo, la sete che ci toglie il respiro e la paura costante di essere contagiati».
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