La psicologa: "Il dolore da Coronavirus è collettivo, uscirne sarà dura per tutti"

La psicologa Barbara Amabili interviene a un seminario
di Andrea Benedetti Michelangeli
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Lunedì 23 Marzo 2020, 16:59
Il supporto psicologico? Anche quello, in tempi di Coronavirus, per essere garantito, non può che avvenire a distanza. Ai primi accenni di Covid-19, gli specialisti hanno ridotto gradualmente le prestazioni esterne continuando però a ricevere nei loro studi, prendendo naturalmente tutte le precauzioni del caso. Poi l'espandersi del virus ha costretto anche loro a rintanarsi in casa, ma non certo a rinunciare ai colloqui con i pazienti, più che mai necessari in un momento di incertezza come è l'attuale. Quindi niente lettini, né "vis a vis" in stanze magari spartane. In sostituzione, sedute telematiche meno dirette ma comunque efficaci.
A raccontare come è cambiato il lavoro man mano che le restrizioni sono cresciute, è la dottoressa Barbara Amabili, analista di Santa Marinella che segue pazienti adulti, bambini e adolescenti, molti dei quali anche fuori città. "Finché ho potuto - spiega - ho continuato a ricevere i pazienti nel mio studio. Poi, da quando non è stato più possibile, mi sono organizzata a casa, utilizzando Skype e whattsapp. In questo modo riesco a seguire la maggior parte dei miei assistiti".
Come si trova a operare tramite lo schermo di un computer?
"Il rapporto con il paziente è diverso, inutile sottolinearlo. Essere uno di fronte all'altro garantisce un rapporto diretto, si colgono meglio i linguaggi corporei. Ma sto scoprendo che anche via Skype si creano delle buone sedute. Tra l'altro, c'è la curiosità di sperimentare un metodo nuovo. Che comunque non è destinato a durare".
Si spieghi meglio.
"Da quando è esplosa l'emergenza Coronavirus, l'ordine degli psicologi ci ha dato come opzione anche quella di seguire i pazienti via Skype o whattspp. Questo per la tutela nostra e soprattutto delle persone da noi seguite. Ma quando l'emergenza cesserà, torneremo ai metodi tradizionali".
Come reagiscono i pazienti al Coronavirus? Sono preoccupati, hanno paura?
"Le persone che si rivolgono allo psicologo sono già fragili o stanno comunque vivendo un momento di fragilità. E il frengente che stiamo attraversando su molti incide negativamente, amplifica gli stati d'ansia, quelli depressivi, gli umori. Il nostro compito è stabilire un contatto emotivo con il nostro interlocutore, condividere il dolore che si sta provando. Che del resto è anche il nostro".
E più in generale sulla popolazione quanto pesa questo periodo di  restrizione forzata?
"Moltissimo. Isolare è sacrosanto in una situazione del genere, ma nello stesso tempo è inumano non poter avvicinare neppure i propri cari. Penso soprattutto agli anziani malati, che nessuno può assistere. Al fatto che in caso di decesso non gli si possa dare neppure un degno saluto. Sono rinunce dolorose, che lasceranno il segno".
Gli operatori sanitari, coloro che sono in prima linea a combattere questa battaglia, ne usciranno? E se sì, come?
"La loro è la condizione più difficile, più stressante. Stanno accumulando un carico di sofferenza e nello stesso tempo di paura dai quali non si libereranno certo con un colpo di spugna. E' una ferita che richiederà tempi di cura molto lunghi. Direi che per medici e infermieri e per tutti coloro che sono al "fronte", potrà essere utile un lavoro psicologico di gruppo a termine dove mettere in comune gli effetti del trauma vissuto. Un luogo dover poter elaborare il lutto di questa che è a tutti gli effetti una grande tragedia nazionale".
E i cittadini, invece, come stanno reagendo a questa nuova realtà?
"Dal mio osservatorio privilegiato ho potuto constatare che, specie nei primi giorni dell'obbligo a restare a casa, si è creato un forte senso di appartenenza. L'appuntamento delle 18, le canzoni, i dialoghi dal balcone, sono stati sicuramente utili. Un modo di esorcizzare un elemento traumatico e soprattutto inatteso. Poi pian piano ho osservato un maggiore spazio lasciato a momenti di condivisione del dolore e di consapevolezza della gravità della situazione. La speranza è che questo incubo finisca presto. E comunque la dezione degli operatori e l'alacre impegno degli scenziati infonde un senso di fiducia in tutti noi".
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