Civitavecchia, il tentato ricatto al venditore di auto: ci sono anche le foto e una pistola

L'indagine è condotta dai carabinieri di Civitavecchia
di Stefano pettinari
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Lunedì 18 Maggio 2020, 14:51
Fotografie della concessionaria, ma soprattutto la presenza di una pistola. Il caso della tentata estorsione ai danni di un rivenditore di auto del centro, si arricchisce di altri elementi. Tra le prove raccolte dagli inquirenti e che hanno portato all'arresto (misura poi trasformata dal gip in distanziamento di almeno cento metri dalla vittima) di Angelo Mammoli, Filippo Piersigilli e Andrea Bonifazi, ci sono anche queste foto e un'arma da fuoco. Elementi che alla fine hanno convinto la Procura, in particolare il sostituto procuratore Mirko Piloni, della pericolosità della situazione. Per questo è scattata l'operazione che ha portato all'arresto dei tre. Forse più in fretta di quanto si fosse pensato inizialmente. I carabinieri, che hanno condotto l'indagine, sono riusciti infatti a scovare queste fotografie. Foto che avrebbero scattato Piersigilli e Bonifazi e che riprendono vari punti della concessionaria. Secondo gli inquirenti, le foto servivano per cercare di individuare un punto da dove avrebbero potuto gettare all'interno un ordigno esplosivo, per far realmente saltare in aria la concessionaria. Minaccia che in effetti era stata rivolta più volte al titolare dell'autosalone, anche telefonicamente. Quelle chiamate probabilmente sono state intercettate dagli inquirenti. Così come con ogni probabilità i due sono stati anche pedinati e visti fotografare la concessionaria.
E poi c'è la pistola. Su questo ultimo aspetto, però, c'è un riserbo piuttosto stretto da parte sia della Procura che dei carabinieri. Da quello che sarebbe emerso nel corso delle indagini, però, uno dei tre protagonisti (non è dato sapere chi dei tre), meno di un anno fa sarebbe stato trovato in possesso di un'arma da fuoco. La pistola, una calibro 22 e con matricola abrasa, venne rinvenuta e sequestrata dalla polizia nel settembre dello scorso anno nel corso di normali controlli anti movida. Elemento, anche questo, che ha alimentato la convinzione negli inquirenti della pericolosità dei soggetti, che evidentemente avrebbero anche facilità di accesso a canali di fornitura di armi. Tra le minacce rivolte al titolare della concessionaria infatti, c'era anche quella di ucciderlo.
 
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