Civitavecchia, per i ristoranti, ripresa lenta: i clienti tornano ma i vecchi numeri restano un ricordo

Un ristoratore serve i piatti con la mascherina
di Vincenzo Sori
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Mercoledì 3 Giugno 2020, 15:39
Alla fine il dopo è arrivato. Tavoli apparecchiati, piatti fumanti, sorrisi accennati sotto la mascherina. Tra alti e bassi, qualche certezza in più e molti dubbi ancora irrisolti, i ristoratori civitavecchiesi e del comprensorio hanno ripreso a fare quello che amano di più. E poco più di due settimane di riapertura del servizio al pubblico sono servite per provare a immaginare che trend avrà il mercato. «La situazione non è delle migliori racconta con un pizzico di amarezza Guido Coccioloni, che con la moglie Barbara gestisce Villa Rosy in via Terme di Traiano . Lo scorso anno di questi tempi avevamo prenotazioni per nozze d'oro e d'argento, comunioni e cresime, per qualcosa come 200mila euro. Quest'anno fino a ottobre i banchetti sono azzerati. Questo doveva essere l'anno della raccolta dei frutti dopo tanti sacrifici, invece siamo qui a pensare a come reinventarsi per attirare la clientela e salvare i posti di lavoro dei collaboratori».
SHOCK DA RIAPERTURA
Dai banchetti alla carne, un altro luogo simbolo della ristorazione locale è Il Marchigiano, 55 anni di storia alle spalle e una clientela molto eterogenea. «La prima settimana di riapertura è stata desolante spiega Paolo Verolini, titolare assieme al fratello Antonio . Il primo giorno, non lo dimenticherò mai, abbiamo venduto un caffè e una bistecca. Poi con il passare del tempo l'affluenza è salita e le cose sono migliorate. Fino a sabato scorso, quando abbiamo riempito tutti i coperti ora disponibili, dovendo anche mandare via alcuni clienti. Amiamo il nostro lavoro ma qualcuno dovrebbe farci capire in modo chiaro come vadano applicate delle regole. Penso agli accessi su prenotazione, alla conservazione dei dati dei clienti, alle implicazioni relative alla privacy». Dirigendosi in centro, un ristorante fra i più rinomati è La Bomboniera, un tuffo nella tradizione sarda lungo corso Marconi. «Abbiamo riaperto il 19 maggio e non possiamo lamentarci - osserva la signora Maria Giovanna, moglie di Giulio Bussu . Eravamo abituati ai tavoli ben distanziati anche prima del virus, quindi per noi le cose non sono cambiate tanto. Certo, i clienti ci vedono con guanti e mascherine e devono aspettare per andare alla toilette. Ma per il resto, grazie a Dio, siamo soddisfatti del riscontro che stiamo avendo».
L'IGIENE INNANZITUTTO
Da Civitavecchia ai comuni del comprensorio, tappa fissa non può che essere da Orsola ad Allumiere, tempio della cucina casereccia e creativa, maremmana e contadina. «La sensazione è che la gente abbia ancora un po' di paura spiega Egisto Cappelletti e anche la frequentazione del locale è diversa rispetto a prima. Ancora non abbiamo pienoni da week-end, ma magari facciamo coperti in mezzo alla settimana. Come ci siamo attrezzati per la riapertura? Non abbiamo dovuto cambiare granché perché le distanze e l'igiene sono sempre state parti integranti del nostro modo di intendere la ristorazione e il servizio al cliente».
NIENTE RINCARI
Dalla collina si riscende verso il mare, per apprezzare specialità di pesce e tornare a farsi cullare in uno dei tanti locali del litorale. «Questi 15 giorni di riapertura sono andati meglio del previsto racconta Carlo Braghini, titolare del ristorante Il Trabucco sul lungomare Marconi di Santa Marinella . Oggi (ieri, ndc) a pranzo abbiamo 80 prenotazioni, divise su due turni. Stiamo andando bene, sia grazie ai romani che ai civitavecchiesi, che ci vengono a trovare con assiduità. Per fare rispettare le distanze di sicurezza abbiamo dovuto ridurre i coperti del 30% ma con l'esterno, quando il meteo lo consente, riusciamo a recuperare qualcosa. Perché i clienti vengono da noi? Per la qualità e anche perché, malgrado ci fossero stati tutti i presupposti per alzare i prezzi, abbiamo preferito mantenerli inalterati. E questo forse ci sta premiando».
 
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