Civitavecchia, per i prestiti garantiti dal Governo corsa a ostacoli per le Pmi

File davanti agli sportelli bancari riaperti: molti sono imprenditori in attesa dei prestiti garantiti dallo Stato
di Vincenzo Sori
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Mercoledì 6 Maggio 2020, 15:02
Istruttorie avviate da settimane ma ancora fase in lavorazione; liste interminabili di documenti da presentare; un sistema di rating inflessibile e dei costi che, in una situazione di emergenza come quella attuale, rappresentano un disincentivo all'accensione del finanziamento. La tanto attesa liquidità per imprenditori, persone fisiche e professionisti danneggiati dall'emergenza Covid-19 tarda ad arrivare ed è così che le linee di credito garantito pensate dal Governo per rilanciare il tessuto produttivo del Paese si stanno rivelando un flop. Una situazione di stallo anche per Civitavecchia e i comuni del comprensorio, dove quei pochi imprenditori che hanno avuto il coraggio di avviare le istruttorie, stanno ancora aspettando l'erogazione e, anzi, in molti casi si stanno barcamenando fra carte e scartoffie, per dimostrare di avere un rating privo di esposizioni, scaduti o sconfinamenti.
ITER LUNGHISSIMI
«Non è semplice spiega Alberto, commerciante del tessile devi dimostrare di essere assolutamente perfetto; il finanziamento deve essere rimborsato entro 72 mesi dall'erogazione, con un preammortamento di 24 mesi. Il tasso d'interesse è fissato sotto al 2%, ma ogni banca ci arriva in modo diverso». Istituti con i quali fino a pochi giorni fa funzionava tutto su appuntamento. «Oppure al telefono o via mail racconta Luigi, imprenditore nel settore della ristorazione . Sto facendo la pratica con una filiale locale, ma sono 15 giorni che aspetto. Il funzionario della banca dice che è tutto ok, ma per l'erogazione ci vuole tempo, io aspetto ma nel frattempo bollette e tasse continuano ad arrivare».
VALANGA DI DOCUMENTI
Ma quella di Luigi potrebbe essere una delle storie più a lieto fine perché, sentendo professionisti e associazioni di categoria, il quadro che se ne ricava è tutt'altro che roseo. Emblematica la storia di Giovanni, 52 anni, imprenditore nel settore dei servizi alla persona. «Ho fatto richiesta alla banca a metà aprile per un finanziamento di 15mila euro coperto dal Fondo di garanzia racconta -. Ma la lista dei documenti che mi hanno chiesto è impressionante. Nell'ordine: la copia degli ultimi due bilanci completi di nota integrativa, verbale di approvazione, ricevuta di deposito e dettaglio delle voci crediti e debiti. Poi il bilancio provvisorio al 31 dicembre 2019, Durf, Durc e modello Inps DM10. Inoltre la situazione aggiornata degli affidamenti in essere con altri istituti creditizi, completa di piani di ammortamento e indicazione di eventuali moratorie già concesse, il dettaglio dei debiti tributari e documentazione attestante un'eventuale concessione da parte dell'Erario di moratorie e rateizzazioni, l'autocertificazione della liquidità disponibile, i ricavi ripartiti su base mensile relativi a fatture emesse prima dell'interruzione dell'attività, i costi da sostenere, i debiti di fornitura relativi a fatture pregresse da sostenere nei mesi aprile-dicembre 2020, i piani di ammortamento dei finanziamenti in essere per i quali è stata chiesta la sospensione, le scadenze e le moratorie fiscali». Insomma, un labirinto di carte che, sommato ad altre storture del sistema (per esempio i costi), rischia di far saltare la logica di soccorso all'economia del poderoso intervento che il Governo ha progettato per dare ossigeno a migliaia di imprenditori.
 
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