Civitavecchia, in crisi le imprese del porto: iniziano le richieste di cassa integrazione

Le imprese del porto che lavorano nel comparto passeggeri sono in crisi
di Cristina Gazzellini
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Martedì 31 Marzo 2020, 10:27 - Ultimo aggiornamento: 13:11
Mentre l'emergenza sbarchi dalle navi di crociera si sta regolarizzando, nel porto si comincia davvero a fare la conta dei danni del Coronavirus. Mentre la Costa Diadema ieri su decisione del ministro dei Trasporti ha attraccato a Piombino, continuano al rallenty gli sbarchi dalla Costa Victoria per la mancanza di voli che possano portare a casa gli ultimi passeggeri e degli equipaggi di Msc Grandiosa e della stessa Vittoria. Una situazione, che seppure con la preoccupazione che a bordo possano esserci persone positive al Covid, è al momento sotto controllo.
LA CRISI DELLE IMPRESE
Meno gestibili sono le ricadute negative che lo stop ai traffici passeggeri stanno avendo sullo scalo. «Per ora solo Port Mobility spiega il referente della Filt Cgil Alessandro Borgioni ha chiesto la cassa integrazione, ma ci hanno contattati anche altre imprese come Cosepo, Grimaldi e probabilmente lo farà anche Roma Cruise Terminal». Per quanto riguarda Port Mobility, la società ha pensato a un ricorso alla Cig pari a nove settimane a 0 ore. «Abbiamo come ha scritto in una nota ai sindacati l'ad Edgardo Azzopardi - più volte chiesto un incontro con l'Authority, per ricevere indicazioni per l'assicurazione dei servizi minimi necessari a garantire la continuità delle operazioni. Purtroppo, a oggi, senza risposta. Da qui la scelta di un ricorso più consistente agli ammortizzatori sociali». Una scelta che per i sindacati non sarà possibile attuare dal momento che una società di interesse generale deve garantire i servizi essenziali. Situazione a parte per la Compagnia portuale che come cooperativa non ha diritto alla cassa integrazione, ma può in caso di necessità far ricorso all'Ima, Istituto mancato avviamento. «A marzo siamo riusciti a reggere l'urto dice il presidente della Cpc Enrico Luciani raschiando il fondo cassa e ritoccando gli stipendi, ma ad aprile la vedo nera. Avremo un calo del 50% del fatturato e difficilmente potremo farcela da soli. Di sicuro non potremo rinnovare i contratti ai 50/60 interinali». Un futuro buio per il porto, che negli ultimi anni si è candidato a essere leader solo nei traffici croceristici e passeggeri. «L'unica speranza afferma Borgioni è che i vertici dell'Autority presentino subito un piano per l'emergenza. Dal Mit sono stati promessi aiuti e agevolazioni per non fermare i porti, ora serve dinamicità e flessibilità da Molo Vespucci, tenendo conto che molti scali del nord hanno i piazzali saturi e con la ripresa dei traffici dalla Cina ci sarà sempre più richiesta».
MOLO VESPUCCI ACCELERA
Rapidità assicurata ieri proprio dal presidente dell'Authority Francesco Maria di Majo «per mettere in condizione il porto di ricevere grandi quantità di merce, in virtù della sua capacità e delle banchine a disposizione e con il vantaggio ulteriore dell'Interporto dotato di celle frigorifere con elevata capacità di stoccaggio. Ben vengano - aggiunge di Majo - anche operazioni sinergiche tra diversi operatori portuali, come l'operazione odierna di un importante stoccaggio, da parte di un operatore, di un nuovo traffico di tremila auto in polizza in importazione, in un'area data recentemente in concessione a un altro operatore. L'ambito portuale e quello retroportuale hanno altre aree che sono immediatamente disponibili e fruibili per ricevere qualunque tipologia di merce». Per l'Authority è necessario che il porto si apra aduna maggiore diversificazione per quanto riguarda le tipologie di traffico che non hanno mai scalato l'approdo.
 
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