Civitavecchia: a Madonna del Rosario, Rsa focolaio, restano solo gli anziani positivi. Trasferiti all'insaputa dei parenti i 17 negativi

La Rsa Madonna del Rosario trasformata in reparto Covid esclusivo: trasferiti i pazienti negativi
di Giulia Amato
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Venerdì 1 Maggio 2020, 11:33
Dalla Rsa Madonna del Rosario vengono trasferiti i 17 ospiti guariti dal Coronavirus. Era stata la Regione, nel bollettino di domenica, ad annunciare che un gruppo di pazienti della struttura aveva vinto la sua battaglia contro il Covid e la Asl ha deciso di organizzare il trasferimento. In gran fretta e in alcuni casi senza neppure avvisare i familiari degli anziani ospiti che ora chiedono dove sono stati trasferiti i propri cari.
LA TRASFORMAZIONE
Madonna del Rosario, primo cluster cittadino, è stato riconvertito a reparto Covid e da fine marzo ha iniziato a ospitare anziani positivi provenienti da altri strutture del territorio e anche da Roma. Dalla scoperta del focolaio, gli ospiti risultati positivi sono stati 43, più della metà del totale. Da quel momento la struttura è stata posta sotto sorveglianza dalla Asl che ha monitorato costantemente la situazione con diversi sopralluoghi. L'ultimo è avvenuto alcune notti fa e i tecnici del Dipartimento della prevenzione hanno acquisito i libri presenza degli operatori e verificato i piani di lavoro per capire se venissero assicurate le giuste turnazioni. Ora nel reparto Covid di Madonna del Rosario i pazienti iniziano a stare meglio e alcuni sono guariti. Ma il contagio nella struttura è ancora in corso. Soprattutto è ormai una Rsa per infetti. Da qui la necessità di trasferire altrove coloro che si negativizzano. Cioè, in quelle residenze dove il virus è rimasto fuori.
I CENTRI SUL TERRITORIO
Tra Civitavecchia, Tolfa e Santa Marinella, ci sono 16 residenze: 12 sono Residenze sanitarie assistenziali; le altre sono divise tra case di riposo e lungodegenze per disabili e pazienti psichiatrici. La Asl Roma 4, isolati i cluster di Madonna del Rosario e di Bellosguardo, ha messo in piedi commissioni distrettuali e Uscar (Unità speciali di continuità assistenziale regionale) e avviato un giro di vite sulle strutture accreditate e private. In tutte e 16, i medici della Fimmg e i tecnici del Dipartimento della prevenzione hanno sottoposto i pazienti a visita e successivamente a tampone. E lo stesso hanno fatto con i dipendenti. Dalle verifiche, le uniche due situazioni preoccupanti emerse sono state quelle di Bellosguardo e Madonna del Rosario, mentre a Quintastella sono stati rintracciati due operatori sanitari positivi. «Attualmente - commenta la dirigente del distretto F1 della Asl, Maria Cristina Serra, che sta guidando le attività sulle Rsa - la situazione è tranquilla e monitorata costantemente. Il dato complessivo, rispetto alle realtà di altre regioni, è comunque positivo. Dal 4 marzo tutte le strutture hanno rispettato quanto prescritto dal decreto governativo».
COMPORTAMENTI DIVERSI
Ma se il modus operandi attivato è stato lo stesso, cosa ha fatto sì che nelle altre 14 strutture il virus non sia entrato? Sulla questione Serra preferisce non rispondere e attendere gli esiti degli audit che i tecnici della Asl stanno conducendo insieme agli esperti dello Spallanzani. Ma a quanto pare, da una sommaria ricostruzione dei fatti, l'unica discriminante emersa riguarda la tempistica. Alcuni istituti, infatti, già a metà febbraio avevano deciso di contingentare o addirittura impedire gli accessi dei parenti e hanno distribuito mascherine a pazienti e operatori.
 
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