Civitavecchia, la Fondazione Cariciv mette insieme un tesoretto da 18 milioni

La sede della Fondazione Cariciv a via Risorgimento
di Pierluigi Cascianelli
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Lunedì 1 Giugno 2020, 12:44
Un bottino da gestire con oculatezza e le motivazioni delle azioni legali. Buone nuove da un lato e il perché delle denunce dall'altro. La Fondazione Cariciv entra in un periodo di grande importanza, tra l'approvazione del bilancio, il rinnovo delle cariche dell'Organo di indirizzo e i procedimenti civili (e penali) in corso.
SITUAZIONE FINANZIARIA
Precedenza alla situazione finanziaria, ovvero sia l'aspetto positivo del momento. Sembra quasi un sogno, dopo anni di magre e crisi profonda, ma ora i proventi da operazioni di consolidamento di plusvalenze determinano una liquidità di circa 18 milioni di euro. Un tesoretto figlio di iniziative finanziarie intelligenti e fortunate. Tutto l'opposto rispetto alle ultime gestioni pre-Sarracco, quando le stesse somme vennero destinate a prodotti da rendimenti a rischio, pari al 6,5%. Ma come si muoverà l'ente di via Risorgimento per far fruttare queste risorse? La lezione cocente imparata dopo il pacco rifilato da broker Dalino Larini non è stata certo dimenticata, così nell'ultima riunione è stata ribadita la necessità di investire in maniera prudenziale e diversificata. Ovviamente su prodotti il più sicuri possibili. Come Banca d'Italia, alla quale la Fondazione ha affidato ben 4 milioni di euro. Ma si guarda con interesse anche a Cassa Depositi e prestiti. L'obiettivo è quello di attivare flussi finanziari che permettano una certa redditività del patrimonio, in modo da poter destinare più risorse sul territorio. Un po' come avveniva prima della truffa, quando il rapporto con l'istituto di credito Cassa di Risparmio era più vivo che mai, consentendo così un flusso di soldi notevole da poter poi riversare su progetti legati a sanità, sociale e sport.
LE AZIONI LEGALI
In attesa dei riscontri sugli investimenti e sulla riattivazione dei contatti con i legali per capire sia i margini a Lugano nel prossimo processo Larini, sia di transazione con la Nucleus Ag in Liechtenstein, si guarda ad altri procedimenti, quelli di casa nostra. Già, perché nell'ultima riunione dell'Organo di indirizzo i soci della Fondazione hanno definitivamente dato mandato ai legali di procedere contro il presidente della Fondazione, il Comitato di investimento e i revisori dei conti in carica all'epoca della truffa svizzera. Ritenuti, chi più chi meno, responsabili di quella sventurata vicenda. Nella relazione dello studio legale Lener&Partners, inviata alla Fondazione il 2 marzo scorso, si fa riferimento alle presunte responsabilità dei denunciati. A cominciare dall'allora presidente, dal Cda, dai revisori dei conti e dal Comitato di investimento. Secondo Lener per tutti ci sarebbero stati i presupposti per l'esperimento di un'azione risarcitoria. Ma alla fine l'Organo di indirizzo ha deciso di graziare l'allora Consiglio di amministrazione, ritenuto non competente nella valutazione dell'eventuale convenienza di quel prodotto. A giudicare dalla relazione dell'avvocato, le responsabilità più evidenti ricadrebbero sugli esperti, vale a dire sul comitato investimenti, formato da tecnici, uno peraltro scomparso e duenel doppio ruolo di revisori dei conti. Secondo lo studio legale romano le colpe sarebbero legate a una mancata analisi di buon senso nel riconoscere i probabili rischi di investimento in quel prodotto, ma anche a negligenza e imprudenza. Ai Revisori, invece, verrebbero contestati il mancato controllo, il non segnalare alcuna irregolarità nel processo decisionale interno alla Fondazione. Qui però ci sarebbe un solo denunciato, l'ex presidente dei sindaci.
 
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