Civitaveccia: maxi contagio a Bellosguardo, adesso indagano i carabinieri. Intorno alla Rsa istituito il cordone sanitario

Il sindaco i vigili urbani e i carabinieri davanti alla Rsa Bellosguardo (Foto Luciano Giobbi)
di Stefano Pettinari
3 Minuti di Lettura
Sabato 18 Aprile 2020, 10:47
Indagine immediata per appurare i motivi del maxi contagio alla Rsa Bellosguardo; furia del sindaco Ernesto Tedesco, che chiede al Prefetto, e ottiene, il cordone sanitario davanti alla struttura; direttive della Asl ai vertici del centro per cercare di non peggiorare una situazione già drammatica. Giornata schok per la Rsa di Boccelle, quella di ieri. Nel primo pomeriggio la Roma 4 ha confermato i dati già anticipati dal Messaggero l'altra sera: quasi 50 soggetti positivi al Coronavirus. Oltre ai 12 pazienti e all'operatore già conteggiati martedì, ieri se ne sono aggiunti altri 35 così suddivisi: 23 ospiti e 11 operatori. Il numero dei contagiati, considerando che Bellosguardo ha 56 anziani e 25 Oss, mette i brividi: 35 pazienti e 12 operatori affetti da Covid-19. In totale 47 soggetti su 81. E il timore che non sia finita qui.
Un focolaio che fa paura. Per questo ieri mattina il sindaco, accompagnato dal capo della Polizia locale Ivano Berti, si è recato nella struttura. E una volta sul posto, ai timori il primo cittadino ha aggiunto la rabbia. Eccessivo, a suo giudizio, il movimento in entrata e in uscita dalla Rsa. Tedesco se ne è lamentato con il direttore sanitario di Bellosguardo, Sebastiano Capurso, poi ha chiamato i carabinieri e inviato la richiesta al Prefetto di Roma Gerarda Pantalone di dichiarare la zona cordone sanitario. In parole più semplici, di isolarla. Richiesta che è stata accolta.
I carabinieri, dal canto loro, non si sono limitati a un semplice giro di perlustrazione nella Rsa, ma hanno subito aperto un'indagine per accertare i motivi dell'amplissimo contagio. Così si sono recati dal direttore sanitario, acquisendo documenti relativi alle condizioni sanitarie degli ospiti e degli operatori e altro ancora. Un'inchiesta che fa il paio con quella avviata anche alla Rsa Madonna del Rosario di via Buonarroti, dove i contagiati, in un arco di tempo molto più lungo però, sono stati finora 58, con molti anziani deceduti. In questo caso, i militari al momento si sono limitati ad acquisire incartamenti presso la Asl, mentre non hanno ancora visitato l'istituto. Lo faranno sicuramente nei prossimi giorni.
I piani alti della Roma 4, intanto, sono al lavoro per ricostruire la partenza del cluster a Bellosguardo e stanno guidando la Rsa nella gestione dell'emergenza. Di sicuro si sa che il 7 aprile il medico di base segnalò alla Asl due operatori con la febbre. Da lì partì la mobilitazione, con l'effettuazione dei primi tamponi. Dopo la positività dei due infermieri, l'Azienda sanitaria ha effettuato test su tutti gli operatori e successivamente, martedì 14 e mercoledì 15, sugli ospiti. Di sicuro, tra l'11 e il 12, quattro anziani con sintomi sospetti sono stati ricoverati in ospedale: tre al San Paolo e uno al Gemelli. Ma probabilmente il contagio era già partito. Da capire se l'isolamento tra pazienti potenzialmente positivi e pazienti sani ci sia stato e anche la correttezza dell'uso dei presidi da parte degli addetti.
Ieri la direttrice sanitaria della Asl Carmela Matera ha dato direttive perentorie alla Rsa. Innanzitutto la divisione tra ospiti contagiati (messi tutti al primo piano) e no Covid (sistemati al piano terra). La lavanderia interna inoltre deve essere riservata solo agli indumenti dei contagiati. I pasti, infine, vanno consumati dai soggetti positivi con posate e piatti monouso. Tutti accorgimenti utili per cercare di contenere l'epidemia.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA