L'APPELLO AL GOVERNO
«Noi vogliamo riaprire, ma è importante farlo in un quadro di regole chiaro e privo di storture». Questo il refrain dei ristoratori civitavecchiesi che in questi giorni si stanno organizzando per mettere in sicurezza i locali. Emblematico il punto di vista di Carla Di Michele, chef e gestore della Taverna dell'Olmo. «Per far ripartire il sistema spiega la presidente della delegazione locale della Federazione italiana cuochi - è importante che i clienti ritrovino una certa tranquillità e, per fare questo, è fondamentale che il Governo ci metta nella condizione di poter dimostrare di essere dei professionisti. Anche nell'applicazione di regole di igiene e sicurezza chiare e precise. La riduzione della Tari del 15% mi sembra irrisoria, avevamo chiesto almeno il 30%. Anche perché va avanti la Di Michele il valore economico della metratura dei locali, intesa come spazio generatore di ricavi, andrà a diminuire sensibilmente. Dunque non ha senso tenere una Tari alta. Sulla Tosap annullata penso sia una buona idea, ma mi chiedo che destino avranno quei locali di piccole dimensioni che erano abituati a lavorare con pochi tavoli e pochi clienti».
MISURE NON APPLICABILI
Oltre agli strumenti finanziari, tengono banco misure e accorgimenti che muteranno il modo di fruire i locali della ristorazione. Prenotazione obbligatoria, tavoli possibilmente all'aperto, dotati di gel igienizzanti e a una distanza superiore a 2 metri uno dall'altro, obbligo di mascherina per andare in bagno o alla cassa, niente più menù di carta (ritenuti potenziali veicoli di contagio). «La situazione è drammatica ma non solo per le sale dei ristoranti dice il direttore dell'Ideale, Giancarlo Cifoletti . Lavorare in cucina con mascherina, tuta e calzari, soprattutto in estate, è di fatto impossibile, oltre che rischiosissimo per la salute. Senza contare le dimensioni dei moduli, il cui standard è di 40 centimetri ogni due fuochi, per cui anche rispettare il distanziamento sociale diventa utopia. Se ce lo consentiranno proveremo a riaprire il 18 maggio, ma visto che lo Stato non ci ha aiutato, anzi ci ostacola in tutti i modi, voglio lanciare una provocazione: quando riapriremo ci aiuteremo da soli».
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