«Mai avrei immaginato - ha spiegato dispiaciuta la donna - che quel messaggio sarebbe diventato virale. Il tono preoccupato è dovuto al fatto che era indirizzato ai miei parenti. Siamo una famiglia numerosa composta da molti anziani che vivono in zone periferiche e di campagna e non ben informati di quanto sta accadendo. Per questo parlavo a loro con tono preoccupato. Non so chi, però, ha poi deciso di renderlo pubblico». L'impiegata questo passaggio non lo aveva preso in considerazione ed era convinta che il suo accorato appello rivolto agli anziani parenti e alle nipoti in dolce attesa, sarebbe rimasto tra le mura di casa.
Se tra la popolazione il messaggio ha scatenato preoccupazione e allarmismo, per chi ogni giorno combatte in prima linea è stato come un pugno in piena faccia. «E' triste ascoltare messaggi di questo tipo - ha scritto una dipendente del reparto di Radiologia del San Paolo - Sono proprio le persone che non operano in prima linea e che non conoscono i grandi sacrifici che tutti noi abbiamo fatto dall'inizio, a divulgare informazioni distorte. Da subito abbiamo avuto da parte della direzione corsi di addestramento per imparare le procedure, dispositivi di contenimento e abbiamo operato in sinergia senza essere lasciati soli. È ingiusto puntare il dito ed incriminare. Nessuno ha omesso procedure o volutamente agito per recare danni al prossimo. Abbiamo bisogno di sostegno e non di essere screditati».
© RIPRODUZIONE RISERVATA